Il saluto del nuovo direttore Gianni Criveller

Il saluto del nuovo direttore Gianni Criveller

Dopo l’addio di padre Mario Ghezzi, direttore del Centro Pime di Milano e della nostra rivista, ecco la lettera che il nuovo direttore, padre Gianni Criveller, già nostro collaboratore per molti anni, ha inviato agli amici per annunciare il nuovo incarico che lo vedrà operativo dal prossimo settembre

Carissima amica, carissimo amico,
condivido una comunicazione che riguarda la mia vita. Sto concludendo il mandato di sei anni come preside dell’Istituto teologico missionario del Pime di Monza. Il Superiore generale mi ha già affidato un nuovo incarico: direttore del Centro di animazione e cultura missionaria del Pime di Milano, che comprende anche la rivista Mondo e Missione.
La nomina, è già effettiva, ma inizierò in presenza dopo la pausa estiva. In queste settimane sto attuando il trasferimento: anche se la distanza da Monza e Milano è breve, sono molte le implicanze di questo cambiamento.
Il nuovo incarico è impegnativo e, mi pare, anche piuttosto importante. Il Centro Pime di Milano è una realtà che ha una storia prestigiosa; recentemente ha avuto una radicale trasformazione e ampliamento. Per il futuro ha potenzialità ancora maggiori di presenza sul territorio e di sostegno alla missione del Pime nel mondo.
Al Centro decine di donne e uomini professionisti, uniti a volontari e sostenitori, sono impegnati tutti i giorni ad offrire contenuti di grande impatto per la promozione della vita missionaria. Le iniziative e le proposte sono altamente qualificate, portate avanti con competenza e coinvolgimento e si rivolgono alle realtà educative, sociali, culturali ed ecclesiali.
La direzione del Centro missionario implica l’assunzione di incarichi amministrativi e di governo piuttosto onerosi, che non potrei affrontare senza contare sulla collaborazione delle persone che mi affiancano. Conosco abbastanza i miei limiti e le cose che posso fare bene.
Mi sento soprattutto un uomo di pensiero, che studia, ricerca e insegna, che ragiona su quello che succede e scrive su quanto lo appassiona. E sono soprattutto appassionato della missione che mi è stata affidata nel 1989: l’annuncio del vangelo al popolo cinese. Spero che, in qualche modo, anche nella mia nuova posizione potrò seguire le difficili vicende della Cina, di Hong Kong, Taiwan e Macao, in particolare gli amici di Hong Kong incarcerati per la libertà.
Non sono più tanto giovane, e dunque sento il peso di attese e aspettative che legittimamente da tante parti ci sono e che temo siano superiori alle mie capacità. Darò il mio contributo rimanendo me stesso, e offrendo quanto di meglio ho interiorizzato sin qui.
Ci sarà bisogno di spirito collaborativo, e mi auguro di essere una persona che unisce, che mette al cuore di ogni cosa il dono della missione che è la causa a cui dedico la mia vita, anche in questa nuova e inattesa incombenza.
Ho scelto, la festa di Maria Maddalena (22 luglio), per questa comunicazione perchè affido a lei questo nuovo inizio della mia vita missionaria. Come tanti sanno, mi piace definire Maria Maddalena come prima missionaria. Discepola di Gesù, Maria Maddalena è la prima apostola di Cristo risorto nostra vita e nostra speranza. Il movimento cristiano inizia la mattina di pasqua grazie alla sua intraprendenza.
La straordinaria vita di Maria Maddalena significa tante cose in questo tempo della nostra storia umana e ecclesiale. La Chiesa Maddalena (una bella espressione cara a Serena Noceti) vive del protagonismo dei discepoli, donne e uomini, che attingono dalla grazia battesimale la loro dignità ecclesiale e il loro carisma missionario. È la stessa vocazione battesimale che ci rende, per dono e non per meriti, tutti sorelle e fratelli, con carismi e ministeri diversi ma pari nella dignità. Maria riconosce Gesù quando è chiamata per nome: e da Gesù riceve la missione di essere la sua prima missionaria. Così noi nel battesimo: siamo chiamati per la prima volta con il nostro nome e riceviamo il dono della nostra vocazione cristiana e missionaria.
In questi giorni ho avuto davanti a me la vita del vescovo Luigi Bettazzi, scomparso lo scorso 16 luglio. L’avevo incontrato solo due settimane prima, insieme ad altri amici, presso la comunità che l’ha accolto, al Castello di Albiano d’Ivrea. Ci parlò, brevemente e con voce forte, dei 60 anni della Pacem in Terris, dove Giovanni XXIII dichiarò la guerra ‘estranea alla ragione’. Nato a Treviso, vescovo di Ivrea, presidente di Pax Christi, Bettazzi fu l’ultimo protagonista italiano del Concilio e promotore del ‘Patto delle catacombe’. Quest’ultimo era un’accorato progetto, sostanzialmente irrealizzato, per una chiesa che sia popolo di Dio in cammino, senza privilegi e anche senza titoli onorifici, estranei al vangelo. Una ‘Chiesa Maddalena’ anticipata. Il Concilio, diceva Bettazzi, ha promosso due rivoluzioni: “Non l’umanità per la Chiesa, ma la Chiesa per l’umanità (Gaudium et Spes); non i fedeli per la gerarchia, ma la gerarchia per i fedeli (Lumen Gentium)”. (Un passaggio ricordato anche dal Card Matteo Zuppi nel suo messaggio).
Sono consapevole che non guiderò un gruppo di religiosi, ma una comunità di donne e uomini impegnati prima di me, e da molti anni, e dai quali potrò acquisire nuove competenze per essere missionari oggi, anche a Milano. Mi auguro di agire in tutto secondo giustizia e per il bene. So che troppe volte una carica, anche la più modesta, viene trasformata in un fortino di potere da cui si promuovono conflitti. Persino nella chiesa c’è chi si comporta così. Spero che questo non succeda a me e ai miei collaboratori.
Se potessi, se ci riuscissi, vorrei dare il mio contributo perché il Centro del Pime sia sempre più e sempre meglio un luogo di vita missionaria, che abbia come unica ispirazione il vangelo della pace; una comunità che racconta la bellezza del Vangelo alla gente di oggi. Alla gente di Milano e alle donne e uomini che raggiungiamo, ovunque nel mondo.
P. S. Cos’è il Centro PIME. Chi non lo conosce ancora, può farsene un’idea visitando il sito centropime.org
I nostri giornalisti producono l’ottima rivista Mondo e Missione, cartacea e online (151 anni di vita: la prima rivista missionaria in Italia); l’autorevole agenzia in quattro lingue Asianews; podcast e video per i nostri canali social. Siamo sul pezzo, o così almeno cerchiamo di essere, circa i grandi temi e vicende che riguardano i popoli e i drammi che attraversano questo tempo e questo mondo, particolarmente – ma non esclusivamente – dove sono presenti i nostri missionari.
Gli operatori culturali della Mondialità (presenti in varie case del Pime) propongono contenuti di educazione alla mondialità a scuole, realtà ecclesiali, sociali e culturali. Ultimamente sono sorte anche iniziative di doposcuola, oltre ad altre iniziative a favore di bambini, anziani, giovani, e adulti. Collaboriamo con l’Università Cattolica, la diocesi e gli stessi missionari del Pime in numerose iniziative a favore dell’animazione missionaria e vocazionale dei giovani, che includono periodi di vita in missione con i missionari e esperienze pilota di servizio civile in missione.
Attraverso la Fondazione Pime Onlus (di cui sono ora presidente) il Centro sostiene più di cinquanta progetti di sviluppo, cento borse di studio e diecimila sostegni a distanza a favore delle comunità dove operano i nostri missionari.
Il meraviglioso museo, la biblioteca e le sale studio sono aperte al numeroso pubblico e offrono iniziative di grande rilievo culturale. Il Centro ospita numerosi eventi di carattere missionario, culturale, artistico ed educativo. Il Centro è provvisto di sale per conferenze e di un bel teatro con una sua stagione teatrale di grande significato.
Il Centro è situato al tradizionale indirizzo di via Monte Rosa 81 a Milano. Le sale dell’accoglienza, sempre piuttosto affollate, includono un bar, un negozio e una libreria, che ospita presentazioni di libri.