Maria Regina degli Apostoli, la nuova chiesa del Pime a Ibiporã

Maria Regina degli Apostoli, la nuova chiesa del Pime a Ibiporã

Inaugurata ufficialmente in questo mese di ottobre, la cappella è legata alla casa dei missionari anziani in Brasile. Un luogo dove continueranno a vivere il proprio ministero tra la gente del Paranà. In una chiesa in mezzo a un giardino la cui architettura vuole richiamare l’enciclica «Laudato Sì»

 

Non è un caso che sia stata inaugurata durante la Giornata missionaria mondiale: la nuova cappella di Ibiporã, nel Nord dello Stato del Paraná, sarà un luogo dove i missionari anziani che hanno speso la loro vita in Brasile potranno continuare il loro servizio, potranno continuare a condividere la loro fede, potranno continuare a portare il loro annuncio di vita e di amore per gli altri. L’inaugurazione si è tenuta lo scorso 18 ottobre alla presenza dell’arcivescovo di Londrina, mons. Geremias Steinmetz, di padre Pedro Facci, superiore regionale del Pime in Brasile, e di padre Daniele Belussi, vice superiore regionale.

MISSIONE. “La nuova chiesa prima di tutto è un omaggio al Pime e alla sua patrona, Maria Regina degli Apostoli. In secondo luogo è stata pensata come luogo da offrire alla popolazione di Ibiporã, dove i missionari del Pime hanno lavorato per diversi decenni. Per continuare a essere una presenza, per donare un nuovo luogo di preghiera, di accoglienza”. Sono le parole di padre Giambattista Giomo, una vita spesa per il Brasile, tra le aree del Nord Est, San Paolo e il Paraná. L’istituto ha scelto lui come cappellano della nuova chiesa che, lentamente, nel bel mezzo della pandemia, si sta aprendo al pubblico. L’edificio sorge all’interno della residenza che accoglie i padri anziani dell’istituto. “I sacerdoti che vivono nella casa sono anziani ma ancora in spirito e in salute. E possono ancora celebrare Messa e confessare. Ecco, anche nella vecchiaia potranno continuare a offrire a questo popolo, per cui hanno donato una vita intera, la loro fede e la loro vocazione missionaria”, continua padre Giomo. Che pensa anche ai padri brasiliani che sono di passaggio al rientro dalle loro missioni: “Potranno passare di qui e portare la loro testimonianza missionaria. L’obiettivo è trasformare questo luogo in un centro di animazione”.

CREATO. L’architettura della nuova chiesa è un omaggio alla Laudato si’, la seconda enciclica di papa Francesco, scritta nel suo terzo anno di pontificato. “La richiesta che il consiglio regionale del Pime fece all’architetto fu quella di pensare a una struttura aperta, che si unisse in qualche modo al giardino della nostra casa di Ibiporã. E così è stato: la chiesa si trova immersa nel verde, lateralmente ha delle grandi vetrate che si aprono e che danno la possibilità di vedere il giardino. Ci sono anche elementi come acqua e piante all’interno, oltre a un soffitto che ricorda il cielo stellato”, spiega padre Giomo. “Quando si prega o si celebra Messa, lo si fa insieme a tutto il creato. Ecco l’obiettivo, perfettamente riuscito, come ha richiesto il Santo Padre nella sua enciclica. La natura e il creato partecipano all’offerta della vita e delle preghiere di questo popolo”.

VITA. A Ibiporã l’affetto per il Pime è tangibile, vivo. Il primo sacerdote missionario che si fermò in questa “terra rossa” fu padre Leone Gervasoni, inviato in Brasile dopo un’esperienza in Cina. Era il 1949 e quella era solo la prima pagina di una lunghissima storia di missione, di passione, di amore, di fede, preghiera e di impegno per la gente del posto. “Venne fondata in centro a Ibiporã la prima parrocchia, Nossa Senhora da Paz, oggi della diocesi. In seguito furono fondate in città altre due parrocchie: Nossa Senhora das Graças e São Rafael. Quest’ultima è ancora del Pime, il parroco è padre Gabriel, sacerdote del Myanmar”, racconta padre Pedro Facci, superiore regionale del Pime in Brasile, che durante la Messa di inaugurazione ha scoperto la targa all’ingresso dell’edificio. “Tutti i sacerdoti che hanno lavorato qui hanno fatto un lavoro eccelso. Ricordiamo in particolare padre Rino Nogarotto, al quale a Ibiporã è stato dedicato un intero quartiere. Ma anche padre Giuseppe Zanelli: il cinema teatro porta il suo nome. A padre Gervasoni è stata dedicata invece una casa di riposo”, aggiunge padre Facci. Che chiosa sul confratello padre Giomo, nuovo cappellano: “Padre Giambattista ha lasciato il segno nella gente di Ibiporã. Qui c’è un affetto speciale per lui. Per quello è stato scelto come cappella. Per rendere quella chiesa un luogo di incontro con le persone”. A Ibiporã crebbe anche padre Pedro Zilli, oggi vescovo in Guinea Bissau.