Clima: a Bonn i negoziati vanno a rilento

Clima: a Bonn i negoziati vanno a rilento

Si sono aperti a rilento i negoziati di Bonn sul clima, gli ultimi prima della XXI Conferenza delle parti  (COP21), che aprirà i battenti il 30 novembre a Parigi per concludersi l’11 dicembre. Ce ne parla Adriana Opromolla, di Caritas Internazionalis.

 

“I negoziati sul clima si sono subito aperti con una discussione sul metodo da seguire, che ha visti contrapposti gruppi di Paesi e riflette preoccupazioni e divisioni anche di tipo politico”. A riferirlo da Bonn è Adriana Opromolla, delegata di Caritas Internationalis.

A sei settimane dalla Conferenza di Parigi sul clima (COP21), i rappresentanti di 195 paesi si sono riuniti ieri a Bonn per dar vita all’ultima sessione di negoziati che durerà tutta la settimana, in un clima di “massima urgenza”, nel tentativo di compiere effettivi passi in avanti sul testo che dovrà trovare un accordo mondiale che freni il riscaldamento del pianeta.

“Si sta lavorando sul testo che farà da base al Summit di Parigi” riferisce Opromolla, “per il futuro accordo internazionale sul clima. È un momento critico in cui governo interessi e posizioni diversi, con gruppi di Stati contrapposti fra loro”.

“Uno di punti irrisolti è il finanziamento delle azioni da intraprendere sul terreno per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici, sottolinea le delegata di Caritas Internationalis. “Al di là delle promesse di predisporre una base di 100 miliardi di dollari annui per un Fondo climatico verde, questi soldi non si sono ancora materializzati. Si tratta del fondo più importante, che servirà in futuro per sostenere sforzi dei Paesi in via di sviluppo per adeguarsi ai cambiamenti climatici, sviluppare nuove strategie di sviluppo sostenibile e prevenire le catastrofi ambientali”.

“La richiesta di Caritas, insieme ad altri gruppi della società civile, è che il Fondo climatico verde sia alimentato soprattutto dalla finanza pubblica in modo mantenerne la neutralità e l’accessibilità a tutti” continua Opromolla. “Abbiamo chiesto inoltre che il 50 per cento sia riservato ai piccoli agricoltori, visto che sono loro di fatto a produrre la maggior parte del cibo nel mondo e nello stesso tempo sono i più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici”.

La chiave di volta, secondo Caritas, è la coerenza fra le nuove politiche ambientali e l’agenda di sviluppo approvata a New York lo scorso settembre: “Ci aspettiamo un accordo giuridicamente vincolante in grado di abbassare le temperature del pianeta di 1,5 gradi rispetto a livelli pre-industriali. Ma anche serio finanziamento e l’impegno nel trovare le soluzioni giuste alla crisi climatica. Le azioni sotto il cappello dell’accordo climatico devono implicare strategie virtuose che combinino la tutela dell’ambiente con la sicurezza alimentare”.

 

La XXI Conferenza delle parti (Cop 21) aprirà i battenti il 30 novembre nella capitale francese per concludersi l’11 dicembre. È una conferenza organizzata dalla Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), un trattato voluto dalla Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni unite (Unced). Dopo oltre 20 anni di mediazioni quest’anno si intende formalizzare un accordo condiviso e accettato da tutte le nazioni che vi parteciperanno, Italia inclusa.