Gallagher in Algeria, dopo la chiusura di Caritas

Gallagher in Algeria, dopo la chiusura di Caritas

In visita nel Paese in occasione dei 50 anni di relazioni tra Vaticano e Algeria, il segretario per i rapporti con gli Stati arriva ad Algeri all’indomani della chiusura della Caritas da parte delle autorità locali. Un vero choc non solo per la Chiesa, ma soprattutto per i moltissimi beneficiari

Dopo la chiusura della Caritas lo scorso 1° ottobre da parte delle autorità algerine, la visita del segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, di oggi e domani 25 e 26 ottobre, assume un significato particolare. Per quanto programmata già da tempo – e realizzata nell’ambito del cinquantenario delle relazioni tra Stato Vaticano e Algeria -, la visita prevede l’incontro oggi con le più alte cariche della Stato, compreso il presidente Abdelmadjid Tebboune; domani, invece, il prelato si recherà al monastero di Tibhirine e avrà uno scambio con la Chiesa locale.

Chiesa che conta molto sulla venuta di Gallagher anche per affrontare la questione particolarmente dolorosa e spinosa della chiusura della Caritas peraltro non motivata ufficialmente dalla autorità. Il sospetto è che le istituzioni locali equiparino Caritas alle ong straniere e dunque vogliano regolamentarne diversamente il funzionamento. Del resto, lo stesso statuto della Chiesa in Algeria è molto particolare, in quanto viene riconosciuta ufficialmente come Association Diocésaine d’Algérie (ADA) e opera a tale titolo.

In una nota pubblicata in questi giorni, i vescovi precisano che «la decisione presa in merito al servizio della Caritas non significa in alcun modo il desiderio di far cessare le attività caritative che sono inseparabili dall’esistenza stessa della Chiesa cattolica. Tali attività sono quindi chiamate a proseguire nel rispetto delle normative e delle leggi a cui siamo molto legati».

Non è chiaro però cosa significhi esattamente e nell’immediato. Quel che è certo, tuttavia, è che una quarantina di dipendenti sono stati licenziati e alcuni responsabili sono stati spostati ad altre mansioni. Il tutto a grave danno soprattutto dei beneficiari algerini dei vari servizi e tra di essi moltissime persone con disabilità, donne e migranti.

«È stato uno choc per i membri della nostra Chiesa, per i dipendenti coinvolti nei servizi che hanno perso il lavoro, e per i tanti beneficiari delle diverse attività», ammettono i vescovi che si aspettano molto dalla visita di monsigno Gallagher. Gli stessi prelati hanno incontrato in queste settimane rappresentanti del Ministero dell’Interno e del Ministero degli Affari Religiosi per poter meglio chiarire lo status e l’operato di Caritas e precisarne il funzionamento.

«La Chiesa cattolica può esistere solo se si inscrive nella vita della società, in solidarietà con gli abitanti di questo Paese. Più che mai, siamo determinati a testimoniare che è possibile e urgente lavorare insieme, musulmani e cristiani, algerini o stranieri, per costruire un mondo più fraterno come indicato da Papa Francesco, in occasione della prima commemorazione della dichiarazione sulla Faternità umana firmata con lo sceicco Ahmed Mohammed el-Tayeb, Grande Imam della Moschea di AlAzhar: “Siamo fratelli, nati dallo stesso Padre. Con culture e tradizioni diverse, ma tutti fratelli. E nel rispetto delle nostre diverse culture e tradizioni, delle nostre diverse cittadinanze, dobbiamo costruire questa fraternità”».