I saharawi hanno un nuovo presidente

I saharawi hanno un nuovo presidente

 

Dopo la morte di Mohamed Abdelaziz, primo e unico presidente della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, il Congresso straordinario del Fronte Polisario ha eletto un nuovo presidente, Brahim Gali Uld Sidi Mustafa. Anche lui in esilio. Il racconto di chi c’era

Sabato 9 luglio 2016 a Dakhla, nei campi di rifugiati saharawi  in Algeria, Brahim Gali Uld Sidi Mustafa è stato proclamato nuovo Segretario generale del Fronte Polisario dopo la scomparsa di Mohamed Abdelaziz lo scorso 31 maggio. Il nuovo Segretario generale, che acquisisce automaticamente la carica di presidente della Repubblica Araba Saharawi  Democratica (Rasd), è stato eletto con poco più del 93% dei voti favorevoli, dei quasi 2.500 delegati saharawi  presenti al Congresso. Questo risultato in un primo momento potrebbe essere letto come espressione di una “maggioranza bulgara”, cioè di un voto non supportato da un libero dibattito, in realtà questa percentuale evidenzia una straordinaria responsabilità politica dei saharawi  che sono riusciti a far convogliare le differenti visioni politiche su un unico candidato forte, simbolico, espressione dell’unità nazionale, deludendo così (si fa per dire) le aspettative della controparte marocchina, che dopo la morte di Mohamed Abdelaziz aveva previsto la spaccatura e la conseguente fine del movimento di liberazione saharawi .

Brahim Gali, classe 1949, è stato co-fondatore del Fronte Polisario di cui fu il primo Segretario generale (1973-1974), dal 1976 al 1989 è stato membro del comitato esecutivo dello stesso movimento di liberazione, che da quarant’anni chiede libertà e autodeterminazione. Dal 1999 al 2008 è stato rappresentante del Fronte Polisario in Spagna, quando è stato chiamato come ambasciatore della Rasd in Algeria, dove è rimasto fino al 2015. Dopo il 13° Congresso, tenutosi nel dicembre dello scorso anno, ha assunto l’incarico di responsabile politico del Fronte Polisario. Pare che lo stesso Mohamed Abdelaziz, durante questi ultimi mesi, abbia più volte parlato di lui sottolineandone la militanza, la responsabilità e l’esperienza, di fatto individuandolo come suo successore.

Molti osservatori sono concordi nel ritenere che il nuovo Presidente sia tra i sostenitori della soluzione militare del conflitto, la cosiddetta linea “dura” del Fronte Polisario, ma è certamente tra coloro i quali sono consapevoli delle tragiche conseguenze di un’eventuale ripresa delle ostilità. Brahim Gali oltre a essere un militare è un abile negoziatore. Il cattedratico spagnolo Carlos Ruiz Miguel, ha ricordato il suo impegno come diplomatico in Spagna e in Algeria, sottolineando il fatto che Brahim Gali era membro della delegazione del Fronte Polisario che ha incontrato nel 1989 Hassan II e dato inizio ai negoziati che hanno portato alla firma del piano di pace tra Marocco e Fronte Polisario, sotto l’egida della Nazioni Unite.

 

 

Nel suo discorso dopo la proclamazione Gali si è rivolto al popolo saharawi  dichiarando che senza dubbio la vittoria arriverà, che l’eredità politica e umana di Mohamed Abdelaziz continuerà a essere nel cuore dei saharawi  e nella storia dei popoli che lottano per la libertà. «Nessuno – ha dichiarato – riempirà il vuoto che lui e i suoi predecessori hanno lasciato, ma dobbiamo continuare a portare avanti il nostro progetto politico con unità e responsabilità fino al raggiungimento dell’obiettivo finale, la politica del Marocco non può costituire un ostacolo per la vittoria del popolo saharawi».

«Il popolo saharawi  vuole la pace – ha continuato Brahim Gali – ed è preparato a risolvere pacificamente il conflitto, ma a condizione che si rispetti il suo diritto».

Per questo il nuovo leader ha chiesto alle Nazioni Unite di assumere pienamente le sue responsabilità, fissando al più presto la data del referendum di autodeterminazione; all’Unione europea di bloccare l’occupazione e lo sfruttamento illegale delle risorse del Sahara occidentale; all’Unità africana di intensificare gli sforzi per decolonizzare il Sahara occidentale.

Il neo-Presidente ha poi ringraziato l’Algeria, la Mauritania e le numerose delegazioni presenti al Congresso straordinario provenienti da Africa, Europa e America Latina e ha confermato l’impegno del Fronte Polisario a collaborare con i Paesi della regione per combattere insieme il terrorismo, il traffico di hascisc proveniente dal Marocco e l’immigrazione illegale, contribuendo così a favorire la stabilità del Sahel. Tra i primi impegni del nuovo Segretario generale del Fronte Polisario: partecipare alla conferenza dell’Unità africana in Rwanda e seguire da vicino il processo di rientro della componente civile della Minurso, ritorno imposto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dopo che, nel marzo scorso, la missione onusiana è stata espulsa dal Sahara occidentale per decisione unilaterale del re del Marocco.

Durante i lavori del Congresso straordinario è stata data lettura dei messaggi inviati dal senatore Stefano Vaccari, presidente dell’Inter-gruppo parlamentare di solidarietà con il popolo saharawi  e dalla direzione del Partito Democratico. A Dakhla era presente una delegazione italiana composta da una rappresentanza del movimento italiano di solidarietà con il popolo saharawi  che ha espresso cordoglio per la scomparsa del Presidente Mohamed Abdelaziz, evidenziandone le qualità politiche e umane e ha ribadito l’appoggio politico e umanitario dell’Italia nei confronti della giusta causa del popolo saharawi , fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: la libertà e l’autodeterminazione. È stata infine chiesta la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici saharawi  ancora rinchiusi nelle carceri marocchine e in particolare al gruppo di Gdeim Izik.