Cibo per tutti: nuovi modelli cercasi

Qual è il futuro dell’agricoltura? Per sfamare tutti bisogna produrre di più o produrre meglio? In questi giorni diverse voci, fra cui oggi quella di Papa Francesco, hanno sollevato la questione, sottolineando la necessità di un nuovo modello.

Oggi a Bruxelles si svolge il decimo Forum per il futuro dell’agricoltura. Evento snobbato dai più, ma non da Papa Francesco. La lettera che il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, ha indirizzato al Forum a nome del Papa chiede «un maggiore impegno a favore del settore agricolo non solo nel migliorare i sistemi di produzione o di commercializzazione, ma anche e soprattutto nel porre l’accento sul diritto di ogni essere umano ad avere accesso a un cibo sano e sufficiente e ad essere nutrito in misura dei propri bisogni, partecipando alle decisioni e alle strategie che si andranno ad attuare».

È una richiesta che implica un approccio più integrato e sostenibile alla sfida dell’alimentazione. In definitiva la domanda è: basta produrre di più per sfamare di più? Per il Papa la risposta a questo interrogativo ha un perno: la persona. «Sempre più si evidenzia la necessità di collocare al centro di ogni azione la persona, sia essa soggetto del lavoro agricolo, operatore economico o consumatore». Questo approccio, «se condiviso come spinta ideale e non come dato tecnico, permette di considerare la stretta relazione tra l’agricoltura, la cura e la custodia del creato, la crescita economica, i livelli di sviluppo e i bisogni attuali e futuri della popolazione mondiale».

Ma qual è il nuovo modello utile? Franesco incoraggia la comunità internazionale a trovare delle risposte. Ma nel contempo usa un linguaggio molto chiaro: «Non si tratta di pensare al futuro dell’agricoltura imponendo un modello di produzione a tutto vantaggio di gruppi ristretti e di un’esigua porzione della popolazione mondiale; né di pensare al lavoro agricolo partendo dai risultati ottenuti dalla ricerca in laboratorio. Un tale approccio può essere fonte di immediato vantaggio per alcuni, ma abbiamo valutato quanto potrà danneggiare altri? Ogni sforzo va orientato innanzitutto a fare in modo che ogni Paese accresca le proprie risorse per arrivare all’autosufficienza alimentare, pensando a nuovi modelli di sviluppo e di consumo, facilitando forme di organizzazione comunitaria che valorizzino i piccoli produttori e preservino gli ecosistemi locali e la biodiversità (cfr Lett. enc. Laudato si’, 129.180), come pure adottando politiche di cooperazione che non aggravino la situazione delle popolazioni meno avanzate o la loro dipendenza esterna.

Nei giorni scorsi Oliver De Schutter, cofondatore di un centro di studi indipendente sul cibo e Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, hanno scritto QUI che in Europa «i tempi sono maturi per passare da una politica agricola comune a una politica del cibo comune», perché Il cibo «è un soggetto multidisciplinare che ci permetterebbe di affrontare contemporaneamente diverse problematiche che stanno mettendo in crisi i nostri Paesi».

«La sensazione è che oggi sia necessario allargare la prospettiva» hanno scritto De Schutter e Petrini, «e cercare una via innovativa per il raggiungimento degli auspicabili obiettivi di sostenibilità». Una prospettiva allargata permetterebbe di «essere più incisivi rispetto alle politiche ambientali», di affrontare la produzione del cibo in relazione anche ai problemi sanitari (obesità e disturbi legati a scorretti stili di vita), e di fare scelte che favoriscano l’occupazione. «Purtroppo – sottolineano i due – , finché non sposteremo la nostra attenzione dall’attuale politica agricola tout court, che viene disegnata a garanzia delle priorità delle potenti lobby dell’agricoltura intensiva, tutto questo sistema di obiettivi ecologici e sociali è destinato a rimanere marginale, mentre l’agricoltura di piccola scala è in sofferenza – tant’è che un quarto delle piccole aziende agricole esistenti nel 2003, nel 2013 aveva chiuso i battenti».

Oliver De Schutter, che è stato per due mandati rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il diritto al cibo, un nuovo modello lo sta proponendo da diverso tempo: è quello dell’agroecologia, un approccio che mette al centro la tutela della biodiversità e il sostegno all’agricoltura di piccola scala.

 

Ecco il messaggio video di Papa Francesco al Forum per il futuro dell’agricoltura: