“S”veglia missionaria!

“S”veglia missionaria!

Durante la veglia missionaria della diocesi di Roma l’impatto è che sia ben rappresentata la Chiesa universale, ma poco la Chiesa locale missionaria. Resta l’impressione di un calo della sensibilità e dell’interesse delle comunità e dei gruppi ecclesiali in Italia per le veglie e le giornate missionarie.

Le comunicazioni sono toccanti alla veglia missionaria in San Giovanni in Laterano. Il cardinale Louis Antonio Tagle di Manila parla della testimonianza gioiosa dei cristiani minoritari in Asia. Padre Elias Janji da Aleppo in un messaggio manda a dire che sarebbe facilmente potuto scappare dalla guerra siriana, ma è diventato prete per stare con la sua gente in qualsiasi circostanza: in città sono rimasti i fedeli più poveri, quelli che non hanno nessun mezzo per andare altrove. Un volontario tornato dal Nepal in mattinata racconta della collaborazione dei volontari locali al lavoro di ricostruzione materiale e sociale del paese dopo il terremoto del 25 aprile scoro. Cinque giovani romani leggono le preghiere ricordando il loro “pellegrinaggio missionario” in diverse missioni nel corso dell’estate.

Quando si arriva al “mandato” e alla consegna del crocifisso però l’annuale veglia missionaria della diocesi di Roma rivela il suo vero volto. Sono quattordici i partenti, ma di questi i romani sono solo due coppie con bambini per il Belgio e la Francia. Poi due religiose per l’Indonesia, quattro per gli Stati Uniti, due per il Vietnam e due giovani padri rogazionisti per l’Angola e l’Inghilterra. Ma nessuno di loro è italiano.

La navata centrale della basilica di san Giovanni in Laterano è piena a metà. Ma ancora una volta non ci sono i romani né i giovani. A meno che per giovani si intendano seminaristi, aspiranti e professe da tutto il mondo. Più che di Chiesa locale missionaria si ha una visione di Chiesa universale. Un passo avanti o un passo indietro? Evidentemente una sinfonia di voci è di più di un’esibizione singola. Ma rimane l’interrogativo circa il calo della sensibilità e dell’interesse delle comunità e dei gruppi ecclesiali in Italia per le veglie e le giornate missionarie.

Crisi di una formula? Diminuzione numerica dei giovani e di conseguenza del dinamismo ecclesiale? Esplosione di iniziative e giornate che oscurano quelle classiche e fondamentali per la comunità cristiana? Introversione pastorale e ripiegamento sul (proprio) territorio? La presenza in san Giovanni in Laterano di tanti religiosi provenienti da ogni paese del mondo e temporaneamente residenti a Roma non guasta in nessun modo. Ma per la nostra gente dovrebbe forse risuonare una “sveglia” missionaria. Il tocco può solo partire dai responsabili delle parrocchie, dei gruppi, dei movimenti e delle comunità religiose. Si può certo essere missionari in modo diverso dal passato. Ma non si può semplicemente rinunciare ad esserlo. Né lasciare soli coloro che sono venuti da fuori in un momento di Chiesa così significativo.