È la vita che vince

È la vita che vince

Muoiono il 53% di bambini in meno nel mondo rispetto a venticinque anni fa. La giornata della vita del 5 febbraio la celebriamo così, ricordando i risultati raggiunti e quello che ancora resta da fare.

La mortalità infantile nel mondo è dimezzata rispetto al 1990 (-53%) e quella materna è calata del 45%. Lo si deve agli sforzi messi in campo a livello internazionale da una rete di soggetti. Dall’Onu che nel 2000 hanno messo questa priorità fra gli Obiettivi di sviluppo del millennio alle organizzazioni non governative e agli operatori sanitari che lavorano concretamente sul campo.

La giornata della vita del 5 febbraio Mondo e Missione vuole celebrarla così, ricordando che c’è chi lotta per la vita dei bambini nel mondo e per far sì che mettere al mondo un figlio non equivalga per le madri a un rischio per la propria vita.

Il nostro numero di febbraio apre con un’inchiesta su questo tema, con un’intervista a Flavia Bustreo, vicedirettore generale per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini, che spiega i successi e i problemi ancora aperti: «Nel mondo muoiono molti meno bambini sotto i cinque anni: siamo passati da 12 milioni di bambini che non riuscivano a sopravvivere ogni anno a poco meno di 6 milioni. Ma sotto il primo anno, vale a dire per i neonati, i risultati non sono stati altrettanto soddisfacenti. Un milione di bambini all’anno muore per asfissia neonatale, che si verifica quando c’è un’ostruzione delle vie respiratorie durante il parto. È sufficiente aspirare il liquido amniotico che il bambino ha respirato e tutto torna normale. Però in alcuni Paesi manca ancora l’assistenza minima alle donne che partoriscono e i neonati muoiono anche per complicazioni di questo tipo».

Chi lavora sul campo, come i missionari e le organizzazioni non governative, sottolinea le profonde disparità fra un Paese e l’altro nei progressi raggiunti. «Sentir dire che una donna è morta di parto qui è quasi quotidiano» è la drammatica testimonianza di don Lucio Brentegani, sacerdote fidei donum di Verona da dieci anni in Guinea Bissau. (continua a leggere QUI)

Tra i casi di successo “made in Italy” c’è il programma “Prima le mamme e i bambini” di Medici con l’Africa Cuamm, che in quattro Paesi africani dove opera ha raddoppiato l’assistenza sanitaria prestata alle donne in gravidanza in quattro dei Paesi africani dove è presente (Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda), arrivando a quasi 135.000 parti assistiti.  «Capita che ci siano Paesi con bisogni acuti poco aiutati e altri dove si concentra la cooperazione internazionale», sottolinea Giovanni Putoto, coordinatore del programma.

Ma ci sono disuguaglianze anche in una stessa città. «Nelle baraccopoli di Nairobi la percentuale di donne che muore di parto e quella di bambini che non sopravvivono dopo la nascita è la più alta di tutto il Paese; c’è una differenza abissale dal centro città alla periferia», sottolinea dal Kenya il medico italiano Gianfranco Morino.

A dare una mano al raggiungimento di risultati nel campo della lotta alla mortalità infantile e materna in questi anni sono state anche le innovazioni tecnologiche: dai frigoriferi a energia solare ai telefoni usati in Africa per informare le donne in gravidanza sui servizi disponibili e sui vaccini da fare ai neonati. Leggete la bella storia di Alain Nteff, un ingegnere informatico di 24 anni del Camerun che ha creato la piattaforma Gifted Mom: le future madri possono inviare le loro domande a un numero telefonico gratuito tramite sms ricevendo nel giro di dieci minuti una risposta ai loro dubbi da medici o personale sanitario e, nei casi più complicati, essere indirizzati al centro sanitario più vicino. A Nairobi World Friends entra nelle baraccopoli dando assistenza sanitaria alle donne incinte, in aree dove manca qualsiasi tipo di servizio. E poi ci sono i frigoriferi a energia solare, che in Africa hanno risolto il problema della conservazione dei vaccini.

La morte di 6 milioni di bambini all’anno nel mondo per cause in gran parte risolvibili resta un’emergenza per la quale continuare a mettere in campo sforzi. E la salute delle donne e delle madri resta una priorità. I risultati positivi sono incoraggianti. Far trionfare la vita significa anche questo.