Il Giubileo alla periferia

Il Giubileo alla periferia

La conclusione dell’Anno santo della misericordia vista dalla Guinea Bissau. Il vescovo Pedro Zilli da Bafatá: «Come in altre parti del mondo questo Giubileo ha mostrato la prossimità della Chiesa alla gente. Ha scavato nell’animo delle persone»

 

DA BAFATA’ (Guinea Bissau)

Sono le tre del pomeriggio di sabato 19 novembre e circa trecento persone, soprattutto bambini e giovani, convergono dalle parrocchie e dalle missioni più vicine alla cattedrale per un momento di adorazione e di preghiera comune. “Non c’era mai stata una Porta santa a Bafatá – dice mons. Pedro Zilli del Pime, 62 anni di età di cui 31 in Guinea Bissau e 15 come vescovo della seconda diocesi del paese -. Come in altre parti del mondo questo giubileo ha mostrato la prossimità della Chiesa alla gente. Ha scavato nell’animo delle persone. Le ha aiutate a riflettere, a verificare il proprio passato e il proprio presente. A riconciliarsi e rafforzarsi nella propria determinazione a fare il bene”.

In Guinea Bissau, Africa occidentale, la gente rimane fortemente attaccata alle religioni tradizionali. Una buona percentuale aderisce da generazioni all’islam. I cattolici sono forse 30 mila in tutta la diocesi di Bafatá che occupa l’est e il sud del paese. Ma il messaggio del giubileo è arrivato a tutti attraverso la radio cattolica Sol mansi. E’ impressionante nella piccola Guinea Bissau (solo un milione mezzo di abitanti ed un’estensione come quella del Piemonte e della Lombardia) come le diverse tradizioni culturali e religiose sappiano ancora apprezzarsi e collaborare.

Schiacciata tra il Senegal e la Guinea Konakry, la piccola ex colonia portoghese sopravvive però a malapena tra instabilità politica, corruzione, cattiva amministrazione e arretratezza culturale. Le infrastrutture sono un po’ migliorate negli ultimi anni , ma il livello di scolarizzazione e istruzione superiore rimane di gran lunga insufficiente. Non esiste un piano nazionale organico e coordinato dal governo per la salute. Tante entità grandi e piccole, dall’Unicef a piccole associazioni di villaggio, prestano i servizi più svariati a seconda delle loro capacità professionali e disponibilità finanziarie.

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Per questo le diocesi di Bissau e Bafatá appaiono come immerse in un continuo tempo della misericordia. Sia dom Pedro Zilli nell’est, che dom José Camnate nella capitale, insieme ai loro collaboratori locali o missionari, mostrano le innumerevoli opere sociali promosse dall’indipendenza nel 1975 ad oggi. Piccole strutture, ma fortemente radicate e distribuite sul territorio: centri sanitari, scuole di villaggio, case di ospitalità per le partorienti a rischio, tentativi di cooperative agricole o di pesca, l’ospedale pediatrico di Bor a Bissau, fino ad un primo abbozzo di università cattolica per la formazione di insegnanti ed amministratori.

“In Africa occidentale – dice dom Pedro Zilli riflettendo sull’anno giubilare – si avverte un forte sentimento e desiderio di pace, di dialogo interreligioso, di armonia; oltre che di onestà e di partecipazione democratica”. Preoccupa la partenza di tanti giovani per l’Europa, la morte di molti di loro nel deserto o in mare. Ma non si sa cosa fare. La Guinea Bissau è abbastanza fertile, ma vaste aree del continente sono deserte e senz’acqua. Alcune in guerra. I progetti di sviluppo che vengono proposti sono spesso deboli e di breve durata. “Che futuro ci può essere per i nostri giovani? I vescovi – continua il prelato brasiliano – soffrono al vedere come certe politiche di controllo demografico vengono imposte alla nostra gente senza rispetto, in modo coercitivo o subdolo. Le campagne antitetaniche sembrano essere organizzate solo per le donne in età fertile? Il resto della popolazione non è esposta al tetano?”.

Non c’è tempo però in Guinea Bissau per lamentarsi. Né ci si limita a chiedere aiuto in un contesto di così acuta povertà. Le comunità delle due diocesi hanno già mostrato la loro generosità nel 2013 per le vittime del tifone Hayan nelle Filippine e nel 2014 per l’eruzione del vulcano dell’Isola del Fuoco nella più vicina Capo Verde. Il 3 novembre scorso invece i due vescovi della Guinea Bissau hanno potuto scrivere con soddisfazione ai colleghi di Ascoli Piceno, Rieti e Macerata che l’equivalente di 3.165 euro era stato raccolto nella colletta nazionale del 25 settembre per le vittime del terremoto in centro Italia il 24 agosto e la cifra già trasmessa alla nunziatura di Dakar. Questo anche in risposta al continuo sostegno della Chiesa italiana e di tanti benefattori nostri connazionali alla Guinea Bissau. Da pochi giorni poi è arrivata la conferma che la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria di Hong Kong, animata da p. Luigi Bonalumi del Pime, aveva raccolto nel corso del giubileo circa 12.500 euro per le due case di ospitalità per le partorienti a rischio della diocesi di Bafatá. Una preghiera di ringraziamento è stata offerta nella cerimonia di sabato 19 novembre.

“L’anno della misericordia si chiude, ma la misericordia del Padre continua”. Così mons. Pedro Zilli, si rivolge ai fedeli al termine dell’anno giubilare. E decide di lasciare al suo posto, in alto a destra sulla navata della cattedrale, il manifesto che ha accompagnato il cammino della comunità diocesana dall’8 dicembre 2015. Si è trattato di un tappa importante, quella proposta da papa Francesco alla Chiesa universale, ma destinata a mai concludersi per questa piccola diocesi alla periferia della Chiesa.