In Guinea Bissau un summit internazionale contro la malnutrizione

In Guinea Bissau un summit internazionale contro la malnutrizione

Quindici Paesi dell’Africa occidentale si riuniscono a Bissau per combattere i problemi legati alla nutrizione. Una grande occasione per un Paese in cui oltre il 30% dei bambini è malnutrito

 

Da oggi, martedì 24 ottobre, fino a venerdì 27 ottobre, a Bissau, capitale della Guinea Bissau, si tiene il quindicesimo Summit africano sulla nutrizione, organizzato dal governo della Guinea Bissau in collaborazione con l’Unicef e con il Programma alimentare mondiale (Wfp). Vi partecipano i quindici Paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao). «Per la Guinea Bissau è una grande opportunità» ci spiega padre Alberto Zamberletti, missionario del Pime destinato nel paese africano nel 1974.

Il tema del Summit, che ha cadenza biennale, è quello della vigilanza contro i problemi di nutrizione che colpiscono i bambini, ma non solo. Lo scambio di idee e il confronto di esperienze con nazioni più avanzate sarà molto utile alla Guinea Bissau, ma quello che padre Zamberletti spera è che l’evento serva anche per stimolare il governo guineese, perennemente in difficoltà, a combattere con più decisione il problema nutrizionale. Al Summit parteciperà anche il Servizio nazionale per l’alimentazione e la nutrizione, l’organismo guineese che si occupa della nutrizione, la cui direttrice, Ivone Menezez Morreira, è una donna cristiana proveniente da una parrocchia del Pime, stretta collaboratrice di padre Zamberletti. «Il Servizio nazionale è ancora poco produttivo e io spero che il Summit possa servire per stimolarlo» dice padre Zamberletti. «La sua forza è che raggruppa diversi Ministeri: quello dell’agricoltura, della società civile… Attraverso un legame con il Primo Ministro si potrebbe avviare un processo statale per avere una vera politica nutrizionale, o persino un Ministro della nutrizione».

Padre Alberto Zamberletti è particolarmente sensibile a questo tema. È infatti tra i fondatori dei Centri di recupero nutrizionale (Crn), 25 in tutto il Paese, sorti negli anni ’80 per combattere un nemico particolarmente pericoloso: la malnutrizione cronica. A differenza della malnutrizione grave, che colpisce il corpo e si manifesta come un’estrema magrezza, quella cronica interferisce con tutto lo sviluppo fisico e mentale dell’individuo, che non riesce nemmeno a raggiungere una statura nella norma. «Ci risulta che circa il 37% dei bambini in Guinea Bissau sia affetto da malnutrizione cronica. Questa influisce anche sul loro sviluppo cerebrale: significa che quando saranno adulti saranno meno intelligenti, e quindi meno produttivi. È l’esempio più lampante di come migliorando la nutrizione di un Paese, se ne migliora anche il Pil».

«Il problema» racconta padre Zamberletti «è che per una mamma avere un bambino malnutrito è una vergogna, quindi questi piccoli vengono nascosti. Negli anni ’80 ci imbattemmo in uno di questi casi per una casualità, durante una visita a un villaggio. Trovammo un bambino che aveva quattro anni e pesava solo quattro chili, e dovemmo fare un lungo lavoro di recupero per salvarlo. Indagammo di più e scoprimmo che all’epoca circa il 4% dei bambini guineesi era in questa situazione. Sapevamo della mortalità infantile, ma i problemi legati alla nutrizione non erano ancora noti come lo sono oggi. I più colpiti erano, e restano, gli orfani e i gemelli: i primi perché, quando perdono i genitori, non trovano nessuno disposto a sfamarli; i secondi perché spesso le madri non riescono a nutrire due bambini alla volta, perciò scelgono di allattare il più forte dei due e di nascondere l’altro».

È così che è nata l’idea dei Crn: inizialmente di aiuto soprattutto a orfani e gemelli malnutriti, si sono poi aperti a tutti i casi di malnutrizione infantile. Oltre a riabilitare i bambini, i Crn forniscono alle loro madri la formazione necessaria a sfamarli in modo adeguato. La loro ignoranza è infatti spesso una causa indiretta della malnutrizione, che non è solo generata da scarsità di cibo, ma anche da malattie (come il diffuso virus Hiv, che aumenta il deperimento) e dalla disponibilità di assistenza sanitaria. Mentre i bambini recuperano peso con i medicinali e il latte e gli alimenti speciali forniti dal Wfp o dall’Unicef, alle madri vengono fatti corsi di igiene e prevenzione. Dopodiché si insegna loro a preparare pappe a partire dagli alimenti locali a disposizione, in modo da renderle autonome. Dopo sei settimane, mamme e bambini tornano a casa propria. «Inizialmente i pediatri erano contrari ai Crn: sostenevano che riabilitare i bambini non sarebbe servito a nulla, perché una volta a casa sarebbero tornati alla situazione iniziale. Invece abbiamo dimostrato che i bambini, una volta usciti dal Crn, non solo non sviluppano dipendenza dagli alimenti del Centro, ma sopravvivono in salute per almeno tre anni».

Nel 2006, insieme a Ivone Menezez Morreira e all’Unicef, padre Zamberletti ha introdotto nei Centri di ricupero nutrizionale della Caritas il Protocollo nazionale del recupero dei bambini malnutriti, un manuale nutrizionale a disposizione dei Centri di salute e degli ospedali. Tutti progetti avviati dal Pime e dalla Caritas Guinea Bissau, di cui padre Zamberletti è stato direttore per diversi anni. «Queste iniziative caritative e di volontariato devono trasformarsi in istituzioni governative, in modo che siano indipendenti da interventi esterni e iniziano ad acquisire peso politico»: questo è uno degli obiettivi dei Crn, che padre Zamberletti sta cercando di far tornare sotto la direzione statale. Una volta autosufficienti potranno essere motore dello sviluppo di questo Paese.

Il problema nutrizionale, spesso derubricato come secondario rispetto a quello economico, visto in quest’ottica diventa di primaria importanza: una popolazione nutrita in maniera sana è più produttiva, più resistente alle malattie e meno dipendente da importazioni di cibo straniero. Come il cibo-spazzatura in vendita a bassissimo costo in tutta la Guinea Bissau; una trappola per i più poveri, che finiscono per nutrirsi di merendine preconfezionate facilmente reperibili. «Questo è un caso di modernità che si è inserita male nel contesto guineese» spiega padre Zamberletti «È arrivata troppo in fretta e la popolazione, sia quella più povera che quella più ricca, non ha potuto educarsi al suo corretto utilizzo. Un problema nutrizionale, anche questo, che genera una situazione paradossale: la Guinea Bissau ha uno dei più alti tassi di malnutrizione tra gli 0 e i 5 anni, ma anche il più alto tasso di obesità tra gli adulti».

Padre Alberto Zamberletti è responsabile per diversi progetti di sviluppo in Guinea Bissau. Quest’anno la Fondazione Pime Onlus ha deciso di sostenere uno di questi progetti, la Casa delle mamme, anche attraverso la vendita di panettoni solidali, che è possibile ordinare cliccando qui.