Maternità oltre i pregiudizi

BAMBARAN
In Guinea Bissau sono ancora molte le donne che muoiono di parto. La loro dignità è un valore da difendere

In Guinea Bissau, uno dei luoghi di ritrovo delle donne è il pozzo. Tutti i giorni, anche più volte al giorno, le donne si incontrano per prendere l’acqua e il pozzo diventa la loro “agorá”, il posto da dove tutte le notizie passano, ma anche quello delle discussioni e, a volte, dei litigi.

L’espressione più offensiva per una donna è gridarle: «Taci, perché tu non hai partorito!». Nella tradizione africana, la donna è donna se dà la vita fisicamente: la maternità è una delle espressioni della sua dignità. Se in un matrimonio non ci sono figli, la colpa è sempre della donna; difficilmente il marito accetta d’essere causa di infertilità. Donna e maternità è un binomio inscindibile, e per la tradizione si è donna solo se si è mamma.

La maternità può essere però vista alla luce di un significato più ampio, come l’essenza dell’identità femminile, non limitata e rinchiusa solo nell’aspetto biologico come se la donna servisse “solo” per generare, ma prima di tutto come capacità di dare vita – biologica e spirituale – attraverso l’amore. Non possiamo disprezzare la donna che non partorisce. E non può essere questa la condizione per dare alla donna il suo valore. Quale mamma può essere chiamata mamma se ha il coraggio poi di uccidere o abbandonare il proprio figlio? Nella stessa tradizione africana la relazione materna non è solo quella strettamente biologica: è considerata mamma colei che ti fa crescere, ti educa e ti ama. La donna è la protettrice della vita indipendentemente dalla maternità fisica. La donna è colei che crea, ha una capacità di tessere e sostenere le relazioni, conservare e trasmettere la tradizione. La donna è fertile per la creatività che ha nell’organizzare e sostenere la propria famiglia. Le mani delle donne, spesso invisibili e silenziose, costruiscono l’Africa, strutturano le fondamenta della sua società, sono forze doppiamente produttive perché come “madre-nutrice” e come “donna-produttrice” il ruolo della donna è, ovunque, insostituibile.

Molte consacrano il proprio tempo e le proprie energie e risorse al miglioramento delle condizioni di vita di una comunità, sviluppano progetti per il bene comune.

Purtroppo ancora oggi in Guinea Bissau c’è una alta percentuale di mortalità materno-infantile. Se l’atto di dare alla luce, di dare la vita, è il più nobile atto d’amore non è ammissibile che per compierlo molte mamme muoiano. La Guinea Bissau è il Paese di lingua portoghese con il tasso più alto di mortalità materna. Si è verificata una riduzione del tasso di mortalità infantile, ma l’Istituto nazionale di statistica ha manifestato preoccupazione per l’aumento delle morti materne e l’Organizzazione mondiale della sanità stima che in Guinea Bissau muoiano 549 mamme su centomila che partoriscono. Oggi non possiamo accettare che una percentuale così alta di mamme “perda la vita nel dare la vita”, prima, dopo o durante il parto, e che un’alta percentuale di bambini sotto i cinque anni continui a morire per mancanza di assistenza o per malaria.

Bisogna sempre ricordare che la vita è vita in tutte le sue forme, è un grande valore a partire dal suo concepimento fino alla morte, e che la dignità della persona non è data dal colore della pelle, dalla condizione sociale, dall’ambiente in cui vive, ma dall’essere un dono per sé e per gli altri, da custodire con attenzione e amore.