Non esistono guerre di serie A e di serie B

Non esistono guerre di serie A e di serie B

La lettera di padre Luca Vinati, missionario del Pime in Guinea Bissau: «Interessi economici influenzano quelli ideologici, politici, religiosi e di potere. La mia speranza è che il conflitto russo-ucraino sia occasione per tutti noi per convertirci, per cambiare il nostro stile di vita quotidiano, con azioni concrete contro ogni forma di potere ingiusto»

 

Tornando ancora una volta durante l’Angelus a parlare della guerra che da oltre un mese ormai insanguina l’Ucraina, oggi papa Francesco ha invitato a convertire “lo sdegno di oggi nell’impegno di domani”, affinché di fronte al pericolo di autodistruggersi l’umanità metta al bando la guerra. In sintonia con queste parole proponiamo questa lettera inviataci dalla Guinea Bissau da padre Luca Vinati, missionario del Pime nella parrocchia di Nostra Signora Immacolata nelle isole Bijagòs.

 

Caro direttore, approfitto di questo spazio per condividere alcune riflessioni che spero vivamente non vengano fraintese da coloro che leggeranno.

Se da un lato con piacere e ammirazione vedo la risposta che l’Italia, nelle sue istituzioni, società civile, mondo dell’associazionismo e religioni, nei suoi singoli cittadini e organizzazioni private, sta dando alla situazione dei profughi ucraini e il grido di condanna ad una guerra d’invasione che in nessun caso dev’essere scusata ne giustificata, ma fermamente condannata, d’altra parte tutto questo mi provoca interiormente un senso di amarezza e tristezza per questo “pacifismo di pancia”, dettato da sentimenti del momento, che come sappiamo un giorno ci sono e l’altro no. Tutti coinvolti emotivamente da una guerra in Europa, alla soglia della nostra porta di casa, ecco sbocciare sit-in, momenti di preghiera, marce, incontri con bella sfoggia della bandiera della pace (comprata o presa dal cassetto dove era stata riposta) e della bandiera dell’Ucraina, tutti unanimi nel condannare l’invasore russo, nel mostrare la nostra vicinanza al popolo ucraino, nel mettere in moto la macchina dell’accoglienza per i milioni di profughi… Dicevo… tutte belle cose che meritano ammirazione ed encomio, ma… Ma mi fa male vedere come tutto sia nato perché la guerra ci è vicina, perché i media ci bombardano con le notizie che ci raccontano, minuto per minuto, cosa sta succedendo, mentre sono anni che altre guerre vanno avanti con la loro eredità di morti e di profughi, che facciamo fatica ad accettare ed accogliere, molti dei quali trovano il loro riposo solo nel fondo del Mediterraneo.

Io dico che non esistono guerre di serie A e di serie B, profughi di serie A e profughi di serie B, senza dimenticare che le nazioni che si fanno paladine della pace in Ucraina, nello stesso tempo lanciano i loro missili e bombe, o appoggiano governi dispotici, in Etiopia, Nigeria, Sudan, Haiti, Colombia, Libano, Siria, Yemen, Palestina, Myanmar e via dicendo. Due pesi e due misure, perché dettati, prima di tutto, da interessi economici che influenzano quelli ideologici, politici, religiosi e di potere, che subdolamente, non raccontando la verità (e questo con la complicità dei mass media) e dimenticando la storia, fanno presa sui buoni sentimenti, e anche ingenuità, delle persone di buona volontà.

Sappiamo bene che i sentimenti con il tempo si affievoliscono, mutano… e allora? Allora, vedremo come, se la guerra dovesse durare (Dio non lo voglia), le bandiere della pace vengono rimesse nel cassetto, assieme con quella dell’Ucraina, magari dopo un bel lavaggio in lavatrice, pronta a riprenderla alla prossima occasione; i profughi iniziano a pesare ed annoiare perché l’emotività passa (del resto dopo tre giorni l’ospite inizia a puzzare…). Il pacifismo di pancia, sentimentale, political correct, non va alla radice dei problemi per risolverli, nonostante la buona fede delle persone, ma fa il gioco del potente di turno che ha tutto l’interesse a dividere il mondo, in maniera manichea, in buoni da una parte e in cattivi dall’altra, creando, anche negli aiuti, classi sociali, situazioni e persone di serie A, B, C e così via. Da sacerdote, missionario in Africa, testimone di tensioni e problemi, di aspirazioni e desideri degli ultimi della terra, penso che anche come Chiesa facciamo il gioco di questo pensiero unico che crea diseguaglianze, e questo alla lunga non risolve i problemi. Dovremmo fare il mea culpa anche noi.

La mia speranza è che il conflitto russo-ucraino sia occasione per tutti noi per convertirci, per cambiare il nostro stile di vita quotidiano, con azioni concrete contro ogni forma di potere ingiusto, che impedisce alle persone e ai popoli di essere soggetti protagonisti della propria vita e del proprio futuro, per alzare un grido di protesta, continuo e non estemporaneo, contro tutte le ingiustizie che ogni giorno avvengono nel mondo, a difesa di tutti gli ultimi e perseguitati… Solo allora questo pacifismo non sarà di pancia, ma veramente efficace perché non di parte.

Scusatemi per i toni. Non è mia intenzione offendere né criticare quanto di bene le persone stanno facendo. Vuol essere solo un invito a tutti noi alla giustezza e alla coerenza di una scelta, quella della pace, che deve nascere prima di tutto in noi, nel nostro cuore (come simbolo della totalità dell’uomo) per poi viverla quotidianamente e costantemente nelle nostre azioni e relazioni di ogni giorno.

padre Luca Vinati, missionario del Pime in Guinea Bissau