Imparare a mettersi nei panni dei giovani

ERMONDADE
Ho cominciato così ad apprezzare i piccoli passi compiuti dai giovani, che potevano sembrare insignificanti ma che invece richiedono grande sforzo

 

Quando ho iniziato il mio lavoro pastorale a São Domingos ero sacerdote da meno di un anno e avevo tanti progetti, con quella buona volontà, forse un po’ ingenua, di un principiante e una grande voglia di cambiare le cose. Una delle mie idee era accompagnare spiritualmente alcuni giovani della parrocchia. Un impegno che, attraverso l’ascolto, mi ha dato la possibilità di comprendere la mentalità dei guineensi, capirli, amarli e imparare molto da loro.

In questa cultura la dimostrazione dell’affetto è minima e la persona acquista il suo valore sociale solo dopo essere entrata nella fase adulta. Per un adolescente che cresce in questo ambiente vedere che qualcuno gli offre del tempo ed è interessato alla sua vita lo porta a capire che lui vale per quello che è. Così impara ad avere stima di sé come Dio l’ha creato, con le sue virtù e i suoi difetti. Il guineense non è molto propenso a parlare dei suoi sentimenti e della sua vita personale: condurre un giovane in questo cammino di apertura e condivisione per aiutarlo a conoscere se stesso e a scegliere la giusta strada per la sua vita e il suo percorso spirituale non è semplice. Riuscirci è una grande conquista.

All’inizio, con i primi giovani che seguivo, mi è capitato di rimanerci male. Quando uno di loro fissava un appuntamento e arrivava in ritardo (in Guinea l’orario raramente viene rispettato), oppure non si presentava senza preavviso, io restavo molto deluso e all’incontro successivo lo rimproveravo. Una suora, però, mi fece notare che il mio atteggiamento era un po’ egoista, perché pensavo solo a me e al tempo perso, mentre avrei dovuto cambiare prospettiva e capire che questi comportamenti fanno parte della cultura locale. Avrei dovuto essere contento che questi ragazzi si avvicinassero volentieri e liberamente per affrontare un cammino spirituale insieme a me. Ho cominciato così ad apprezzare i piccoli passi compiuti dai giovani, che potevano sembrare insignificanti ma che invece richiedono grande sforzo e molta lotta per andare contro vari aspetti culturali e religiosi che tanto pesano su questa società. Anche in questo caso, mi è stata data più di una volta la grazia di comprendere che per essere veramente di aiuto all’altro devo liberarmi da ogni aspettativa e presunzione nei suoi confronti. Ormai ho smesso di fissare appuntamenti: lascio che i ragazzi mi cerchino secondo la loro necessità e c’è sempre qualcuno che viene a trovarmi quando ne sente il bisogno. Il tempo e le esperienze ci insegnano molto.