AL DI LA’ DEL MEKONG
Coronavirus: maschere o bavagli?

Coronavirus: maschere o bavagli?

La storia della Cina è la sola dietrologia sensata per capire il seguito, più di ogni altra teoria del complotto

 

La battuta di Alessandro Di Battista, «sul rapporto privilegiato con la Cina che, piaccia o non piaccia, è merito del lavoro di Di Maio», mi offre l’occasione per qualche considerazione.

Nel 2015, Bill Gates aveva previsto una catastrofe globale, non con «missili ma microbi». Coronavirus? Non saprei! Infatti non aveva previsto che la Cina, dalla quale tutto è partito, avrebbe nascosto lo scatenarsi della pandemia censurando i media.

La stessa Cina, prima di ogni altro, nel mezzo della crisi pandemica, ha inviato aiuti all’Italia. Un nuovo piano Marshall, di colore opposto e non senza condizioni. Trame di soft-power, un tempo atlantiche ora “pacifiche”, che tolgono sonno a Trump? E l’Europa, distratta e disunita, cosa fa per il destino dell’Italia in questa lotta per la leadership mondiale?

Girava sul web l’ipotesi che «un supervirus polmonare», frutto di esperimenti in Cina, fosse all’origine della pandemia, ma pare non vi sia alcuna relazione con l’attuale Covid19. A mio avviso ciò che deve preoccupare non è tanto il virus e la sua provenienza, quanto la Cina e la sua storia. Perché è la storia della Cina la sola dietrologia sensata per capire il seguito, più di ogni altra teoria del complotto.

Veltroni sul Corriere ha scritto che «l’ultima vittima del coronavirus» sarà «la democrazia». Le legittime misure di sicurezza hanno ridotto notevolmente la libertà dei cittadini e la paura diffusa sta facendo il resto. Dissemina il virus del “tutti a distanza”, del “vita mia morte tua”, del coprifuoco perdurante, con tutto il mondo in stato di lockdown. Si sta dissolvendo il soggetto stesso della democrazia cioè il popolo, non più sovrano, la sua coesione interna e le istituzioni che lo rappresentano.

Comunque non sono sicuro che la democrazia sia ciò che vogliamo. Non siamo maturi al punto da essere liberi e democratici. E un padre-padrone sembra più adeguato a questi figli capricciosi che trasformano le assemblee parlamentari in luoghi per scaramucce tra partiti.

Quanto all’aiuto dalla Cina, «merito … del ministro degli Esteri Luigi Di Maio», ha tra gli obiettivi lo sviluppo della rete 5G che potrebbe avere nell’ambito sanitario una delle sue applicazioni. Per quella che già chiamano la “via della seta della salute”. «Il miglioramento della connessione digitale tra le strutture sanitarie italiane contribuirebbe alla loro efficienza» – scrive G. Cuscito. «Tuttavia, il suo affidamento a Huawei genererebbe delle serie incognite per la tutela … dei dati … sullo stato di salute della popolazione» (1).

La salute, la vita o la morte, sono aspetti decisivi per un popolo. Lo vediamo in questi giorni. Se ne gestisci la salute, ne gestisci la vita, il tempo, i comportamenti, il pensiero, il denaro. Hai in pugno il popolo! Meglio dunque se economicamente depresso e fisicamente malato. Anche il potere, oggi, è bio (2)!

Lo Stato, non importa di quale colore, deve garantire ai suoi cittadini due cose, la tutela della vita, cioè il diritto alla salute, e la tutela dell’anima, cioè di quella parte di noi che pensa, delibera e crea. Alludo ad un sistema avanzato di salute pubblica e al diritto di pensare, esprimersi, avere una vita interiore di qualsiasi portata purché non appiattita al «postulato evoluzionistico e materialista secondo cui l’essere umano è nient’altro che un animale» (3), il cui valore è dato dal suo potenziale di fatturazione. Qui serve un umanesimo integrale, e decisive sono la famiglia, la scuola, il lavoro (quello che produce dignità e redditi veri, non di cittadinanza). E poi, anzi prima, la religione!

Si dovrà con urgenza incoraggiare il pensiero e il dibattito politico nelle inalienabili sedi istituzionali, per bilanciare emergenza sanitaria ed emergenza economica, coordinando gli interventi, l’emergenza sanitaria, per non costruire e poi smantellare o non usare, sciupando risorse e futuro. La politica deve fronteggiare la finanza e la tecnocrazia, devote al solo pensiero calcolante, asfissiante e cocainomane, che riesce a quotare in borsa persino le parole che digitiamo sullo smartphone. Solo un orizzonte politico, secondo la polis, può fronteggiare la ratio dispotica e cinica di tale pensiero e/o partito unico.

«La violenza – scrive Lévinas – non consiste tanto nel ferire e nell’annientare, quanto nell’interrompere la continuità delle persone, nel far loro recitare delle parti nelle quali non si ritrovano più, nel far loro mancare, non solo a degli impegni, ma alla loro stessa sostanza, nel far compiere degli atti che finiscono con il distruggere ogni possibilità di atto» (4). E la vita? Solo un reality-on-line.

Infine, dopo mesi di manifestazioni democratiche con milioni di persone, ora la polis di Hong Kong è messa a tacere. Forse per paura del contagio o forse perché quella mascherina è diventata-ormai-fatalmente-un bavaglio. Per il suo «rapporto privilegiato con la Cina», come auspica Di Battista per l’Italia?

 

1. https://www.limesonline.com/rubrica/cina-italia-mascherine-coronavirus-huawei
2. https://www.tempi.it/cina-coronavirus-app-wechat-alipay-codice-qr/
3. Cfr. V. Possenti, La rivoluzione biopolitica. La fatale alleanza tra materialismo e tecnica, Torino 2013.
4. E. Lévinas, Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, Milano 1986, 20.

Foto: Flickr / Nik Anderson