Cile e Giamaica, il mondiale delle debuttanti

Cile e Giamaica, il mondiale delle debuttanti

In Francia è iniziato il mondiale di calcio femminile. E tra le squadre che più di altre hanno dovuto vincere molti pregiudizi per poter arrivarci ci sono Giamaica e Cile

 

Sono passate poche ore dal calcio d’inizio che ha dato il via ai mondiali di calcio femminile (che si tengono in Francia) e con parecchia fatica (e grazie anche al successo delle azzurre nella prima partita) la Women’s World Cup comincia a farsi strada tra il pubblico degli appassionati. Le difficoltà non sono una novità: il calcio femminile ha una tradizione più recente ed è uno sport che – benché in crescita – coinvolge ancora meno pubblico (e dunque catalizza meno introiti per i diritti tv) rispetto al calcio maschile; ma alla realtà dei fatti questa volta le giocatrici hanno scelto di non rassegnarsi e hanno deciso di portare il tema della disparità di genere direttamente in campo. Ogni squadra lo ha fatto a modo suo: la capitana degli Stati Uniti, campione mondiale in carica, pochi giorni fa ha convocato una conferenza stampa accusando la FIFA di non voler garantire l’uguaglianza al calcio femminile e di non investirci abbastanza; mentre le australiane, che si lamentano dallo scorso mondiale dello stipendio, hanno chiesto di aumentare il montepremi del torneo. Alle parole sono poi seguiti i dati diffusi (compreso questo grafico) che a colpo d’occhio danno un’idea della differenza tra calciatori e calciatrici.

 

 

A queste sacrosante battaglie alcune nazionali hanno dovuto però – loro malgrado – aggiungerne altre ancor più “di base”, per riuscire cioè a coltivare la passione per il calcio senza alcun aiuto dai Paesi di origine e partecipare così al torneo più prestigioso di tutti. La Giamaica è una di queste: nazionale al debutto del mondiale di «calcio in rosa» (insieme a Cile, Sud Africa e Scozia), arriva in Francia nove anni dopo essersi sciolta per la mancanza di supporto da parte della Federazione calcistica locale che aveva cancellato ogni finanziamento dopo la mancata qualificazione alle Olimpiadi 2008. Le giocatrici – che si sono ribattezzate Reggae Girlz – non hanno però mai smesso di allenarsi e dal 2014 si sono rimesse in sesto occupandosi personalmente di raccogliere donazioni, finché la loro campagna è stata sposata dalla figlia di Bob Marley, che è diventata ambasciatrice della Giamaica aumentando la popolarità del team. Mai nessun Paese caraibico era arrivato al mondiale in questo sport che sull’isola è ancora malvisto perché non abbastanza femminile. Per capire le condizioni di partenza di questa nazionale basti sapere che allenatori e dirigenti indossano magliette destinate alla squadra maschile con la scritta «Reggae Boyz» sulla manica e che ancora due settimane fa le Reggae Girlz hanno dovuto fare una cena di beneficenza in Florida per raccogliere fondi e coprire un buco di 400mila dollari accumulato per allenamenti e trasferte… Per finanziarsi è nata anche la Fondazione Reggae Girlz che tra l’altro vorrebbe creare un’accademia di calcio femminile in Giamaica sperando che nel frattempo la partecipazione della nazionale femminile ai mondiali aiuti a superare i tanti pregiudizi sul calcio in rosa ancora radicati sull’isola caraibica.

Essere arrivati in Francia è già una vittoria pure per il Cile, altra new entry della Coppa del Mondo. La nazionale femminile, abbandonata dalla sua Federazione che qualche anno fa è stata coinvolta in uno scandalo di corruzione, non ha giocato una partita per oltre due anni e – dopo essere finita nella lista delle squadre inattive – è stata sciolta. Solo recentemente con l’arrivo del nuovo presidente della federazione, la nazionale ha ripreso ad allenarsi ed è arrivata fino a questo punto. Il merito del risultato è pure di alcune ex giocatrici che – oltre ad impegnarsi a sostegno della risorta nazionale – hanno fondato l’Associazione Nazionale delle Calciatrici Femminili (ANJUFF), che l’anno scorso ha organizzato in Cile una conferenza alle Nazioni Unite proprio  per promuovere il concetto di uguaglianza nello sport in tutto il continente. Iona Rothfeld, fondatrice di ANJUFF e giocatrice ai tempi dello scioglimento della nazionale, ha detto commentando la qualificazione del Cile al mondiale: «So che abbiamo portato cambiamenti e che quello che abbiamo fatto gioverà alle prossime generazioni. Era questo l’obiettivo principale: fare in modo che le ragazzine e le future calciatrici non dovessero fare la stessa fatica che abbiamo fatto noi quando ci siamo addentrate in questo mondo».

 

Foto da Instagram (@reggaegirlzfoundation)