Nelle favelas con chi soffre di più

Nelle favelas con chi soffre di più

I prezzi di generi alimentari come riso, uova, latte sono raddoppiati. Le tre parrocchie del Pime nell’area di San Paolo si sono mobilitate

Sta colpendo duramente anche il Brasile l’emergenza Coronavirus con migliaia di morti e un’evoluzione dell’epidemia che a metà aprile appariva ancora in forte crescita. Il virus è arrivato a toccare persino le zone più lontane dell’Amazzonia, ma il suo epicentro nel Paese è soprattutto l’immensa area metropolitana di San Paolo. Ad aggravare la crisi sanitaria, anche qui, è la paralisi economica e sociale: la chiusura delle attività commerciali ha avuto come diretta conseguenza la perdita del lavoro per migliaia di persone. Che ora non sanno come fare la spesa, come sfamare le famiglie numerose (con i figli a casa da scuola), come pagare affitti e bollette. A soffrire sono in particolare le persone che vivono nelle favelas, nelle grandi periferie.

Tutte e tre le parrocchie del Pime presenti nell’area di San Paolo hanno lanciato campagne di raccolta di generi alimentari per distribuire alle famiglie più bisognose le cosiddette “ceste basiche”. I prezzi di generi come riso, uova, latte, farina, fagioli sono aumentati anche del doppio e i parrocchiani aiutano come possono: c’è chi porta una borsa della spesa in parrocchia, c’è chi divide i prodotti, chi organizza la spedizione. Guanti, mascherine, distanza di sicurezza: le persone si parlano con gli occhi, perché gli abbracci e i baci, che in Brasile sono una liturgia quotidiana, adesso non si possono scambiare. La famiglia aspetta davanti alla porta di casa, nei vicoli più stretti delle favelas, talvolta violente e pericolose; il parroco e i volontari portano la spesa, recitano una preghiera. I sorrisi e le lacrime si sprecano. Padre Bosco Dowluri è parroco della parrocchia dedicata a San Francesco e Santa Chiara e la sua comunità si trova nel mezzo di una baraccopoli che negli anni è cresciuta e si è strutturata, ma resta povera e difficile.

Padre Raju Koppula, parroco di Nossa Senhora dos Anjos, ha radunato un gruppo di volontari per portare aiuto alle famiglie che vivono in un’area dove i poveri si sono insediati da poco. Qui le case sono fatte con muri di cartone e manca persino l’acqua. Padre Salvatore Cardile, parroco della storica comunità di Vila Missionaria, ha lanciato una campagna di raccolta di alimenti insieme ai vari comitati della parrocchia.

Il governo – che inizialmente aveva minimizzato il problema – ha varato un sussidio di emergenza di 600 reais a persona, ma molti nelle favelas non sanno nemmeno come chiederli.

In prima linea accanto ai più poveri ci sono invece le associazioni come l’ong Conosco, collegata al Pime per la sua storia e per gli oltre 170 Sostegni a distanza attivi. Chiuse le porte dei suoi centri la Conosco non ha fermato la sua attività sociale: «Nei nostri centri i bambini avevano un pasto assicurato, oltre a quello della scuola. Ora invece manca il cibo», racconta Paula Fernandez, che dirige l’associazione insieme al marito Marcos. Insieme ai funzionari, fin dai primi giorni dell’emergenza, hanno raccolto donazioni e consegnato generi alimentari e prodotti per l’igiene alle famiglie più povere. Per il giorno di Pasqua è arrivato persino un uovo di cioccolato nelle case degli ultimi: perché anche per loro potesse essere un giorno di festa.