Da Ortega a García Rodríguez: nuovo arcivescovo all’Avana

Da Ortega a García Rodríguez: nuovo arcivescovo all’Avana

Dopo il viaggio dello scorso settembre e l’incontro con Kirill all’aeroporto dell’Avana papa Francesco ha nominato il successore del cardinale Ortega. Mentre si apre la fase del negoziato con Raul Castro sullo status giuridico della Chiesa

 

Svolta importante per la Chiesa cattolica a Cuba: papa Francesco ha nominato oggi il nuovo arcivescovo dell’Avana: si tratta dell’attuale arcivescovo di Camaguey, il sessantasettenne mons. Juan de la Caridad García Rodríguez. Raccoglierà il testimone del cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, il grande protagonista dei passi avanti nel dialogo tra la Chiesa e il governo all’Avana, prossimo ormai agli ottant’anni.

Il cambio della guardia avviene significativamente a pochi mesi dal viaggio di Francesco a Cuba, in settembre, e dalla nuova tappa sull’isola a febbraio, per l’incontro con il patriarca russo Kirill. E segna un passaggio estremamente significativo per l’Avana: Ortega era infatti alla guida dell’arcidiocesi dal 1981; voce autorevole in difesa della libertà negli anni più duri della repressione, è stato tra i protagonisti della transizione. Molto importante – ad esempio – è stata la sua mediazione sulla questione dei prigionieri politici.

Il cambio di arcivescovo accompagna in qualche modo anche una fase nuova per la Chiesa a Cuba. La successione avviene nel segno della continbuità: arcivescovo a Camaguey dal 2002 dopo essere già stato vescovo ausiliare, mons. Juan de la Caridad García Rodríguez era già una delle figure più importanti dell’episcopato cubano, in rappresentanza del quale aveva già preso parte anche al Sinodo sulla nuova evangelizzazione del 2012.

Tra le questioni più importanti che il nuovo arcivescovo si troverà ad affrontare c’è anche quella del negoziato con le autorità dell’Avana sullo status giuridico della Chiesa. Come anticipava appena qualche giorno fa Luis Badilla sul blog Terre D’America due delegazioni del governo e dell’episcopato si sono incontrate per avviare un percorso in questo senso. Una fase non facile ed esposta ancora a tante contraddizioni, ma senza dubbio importante nel segno di quella riconciliazione auspicata da papa Francesco all’Avana. «La questione oggi e domani si può porre anche in questi termini – commenta Bdilla -: i cristiani cubani devono potere essere cittadini a pieno titolo anche se non aderiscono al Partito comunista o alle organizzazioni sociali e territoriali nate dalla Rivoluzione. Il processo rivoluzionario deve fidarsi del loro patriottismo e della loro lealtà alla nazione e al popolo, per quanto riguarda questo aspetto i cattolici cubani hanno ampiamente dimostrato di essere cittadini identici a quelli che aderiscono formalmente al Partito».