Africa: il nodo irrisolto delle benedizioni

Africa: il nodo irrisolto delle benedizioni

La Dichiarazione “Fiducia supplicans” ha suscitato una forte reazione dei vescovi africani, che rifiutano di benedire le coppie omosessuali. Ecco perché

«La questione della benedizione delle coppie omosessuali, in Africa, è vissuta come un tema marginale, peggio, come una cosa imposta da altrove». L’opinione di padre Benjamin Akotia è ampiamente condivisa nel continente, dove i vescovi riuniti nel Simposio delle Conferenze episcopali (Secam/Sceam) hanno pubblicato un documento dal titolo inequivocabile: «No alla benedizione per le coppie omosessuali in tutte le chiese in Africa».

La Dichiarazione Fiducia supplicans, scrivono, «ha provocato un’onda d’urto, seminando malintesi e agitazione negli animi di molti fedeli laici, consacrati e anche dei pastori, suscitando forti reazioni». Si tratta di una presa di posizione forte, motivata sia da ragioni bibliche che culturali: «Noi vescovi africani non riteniamo opportuno benedire le unioni omosessuali o le coppie dello stesso sesso perché, nel nostro contesto, ciò causerebbe confusione e sarebbe in diretta contraddizione con l’etica culturale delle comunità africane». Certo poi incoraggiano a offrire «un sostegno pastorale compassionevole in particolare alle coppie in situazioni irregolari» e a trattare «con rispetto e dignità» le persone omosessuali.

Il testo, firmato dal cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa e presidente del Secam/Sceam (nella foto con Papa Francesco), si conclude con un riferimento che non è secondario in questa vicenda, ovvero si ricorda che il Pontefice è «fermamente contrario a qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa». Una questione che lo stesso cardinale ha ribadito con parole inequivocabili (e molto meno formali) in altri contesti, interpretando il sentire di molti cattolici africani, che vivono con profondo malessere l’imposizione di “agende” che non sentono proprie. E rimarcando che ogni società – e ogni Chiesa – devono poter camminare al proprio passo e affrontare, a modo proprio e con propri tempi, istanze che riguardano non solo la fede, ma anche l’etica, la morale e la convivenza sociale. Ovvero senza provocare fratture sia all’interno delle stesse realtà africane, sia nei confronti della Chiesa universale.

Meno comprensibile è invece l’atteggiamento di singole Conferenze episcopali, come quelle del Ghana (sia cattolica che anglicana) che appoggiano apertamente una nuova legge che criminalizza gli omosessuali. Mentre sono ingiustificabili l’esplicita approvazione della Chiesa anglicana (in netta rottura con l’arcivescovo di Canterbury) e il sostanziale silenzio di quella cattolica di fronte all’inasprimento della legge anti LGBTQ+ in Uganda, che prevede addirittura la pena di morte per atti sessuali tra persone dello stesso sesso.