Contro le serie tv la nuova battaglia dei fondamentalisti indù

Contro le serie tv la nuova battaglia dei fondamentalisti indù

Nel mirino del Bjp in India è finita “Tandav”, una serie tv in stile “House of Cards”, tacciata di offesa ai sentimenti religiosi del Paese per aver messo in bocca la parola “libertà” a un personaggio che in una pièce universitaria impersonava Shiva, una delle divinità più venerate

 

In un India in cui un primo ministro appena rieletto viene fatto uccidere dal figlio assetato di potere, dilaga la protesta dei contadini contro una zona economica speciale. All’università va in scena una pièce degli studenti che solidarizzano con i contadini. Protagonista uno studente che impersona Shiva, una delle divinità più venerate dagli hindu, che di fronte alla folla che grida Azadi (libertà) e alla polizia che li definisce terroristi, osserva: “Da quando la libertà non è più di moda?”. Prima di essere lui stesso arrestato.

Non è fantapolitica ma la sequenza di una serie tv che sta creando scompiglio in India. Andata in onda sulla piattaforma locale di Amazon Prime venerdì sera, la prima puntata di Tandav – una specie di House of Cards in versione indiana – ha suscitato le ire dei nazionalisti indù del Bjp, che stanno gridando all’oltraggio alla religione e chiedono la cancellazione del programma. E nonostante le scuse del regista, la promessa che la scena “incriminata” verrà tagliata e l’assicurazione che “ogni riferimento a fatti e persone è interamente frutto della fantasia”, il timore di ritorsioni contro il popolarissimo attore Saif Ali Khan resta talmente alto da aver spinto le autorità di Mumbai a schierare la polizia davanti alla sua abitazione.

In effetti Tandav è andata a toccare un nervo scoperto: Azadi è infatti la parola urdu per libertà che è diventata un simbolo delle proteste contro i nazionalisti indù. Utilizzata inizialmente in Kashmir contro quella che le popolazioni locali considerano l’ “occupazione indiana” è diventata in tutta l’India la parola d’ordine di chiunque si oppone al Bjp e a suoi tentativi di cancellare tutto ciò che non è hindu in India. Non a caso Azadi è anche il titolo dell’ultimo libro della scrittrice Arundhati Roy, l’autrice del celebre romanzo “Il dio delle piccole cose”, che da anni è una delle voci più critiche nel Paese contro il governo di Narendra Modi.

Vale la pena di sottolineare il fatto che al centro della polemica di oggi vi sia una serie tv trasmessa da una delle grandi piattaforme di streaming. Anche per Netflix, Amazon e Disney, infatti, l’India oggi è un mercato strategico, al punto di commissionare serie tv ad hoc per il contesto locale, con protagonisti i grandi attori di Bollywood. E finora era rimasto poco toccato dall’Hindutva, l’ideologia che spesso a suon di boicottaggi e proteste anche violente riesce a imporre l’autocensura rispetto a tutto ciò che può urtare la sensibilità dei nazionalisti indù. La crescita dello streaming digitale favorito dalla pandemia anche in India ha però ora posto anche questo mondo sotto i riflettori. Di qui la polemica montata in queste ore intorno a Tandav.

Un’avvisaglia, racconta Bbc News, in realtà c’era stata già a novembre, quando Netflix aveva mandato in onda l’adattamento di A Suitable Boy – una serie pluripremiata realizzata dalla stessa Bbc dall’omonimo libro di Vikram Seth (in italiano “Il ragazzo giusto“). Nel mirino era finita una scena che mostra un bacio tra una ragazza indu e un ragazzo musulmano con un tempio indù sullo sfondo. Anche in quel caso un parlamentare del Bjp aveva presentato una denuncia alla polizia per oltraggio alla religione.