India, la suora delle vittime degli incidenti stradali

India, la suora delle vittime degli incidenti stradali

In uno dei Paesi con il più alto tasso di decessi sulla strada, suor Tessy delle suore della Sacra Famiglia si occupa di portare speranza alle famiglie distrutte: “Viaggio in tutto il Kerala per raggiungere chi soffre, indipendentemente dalla sua religione”. In India 415 persone al giorno perdono la vita a causa della guida spericolata

 

Quello degli incidenti stradali sulle carreggiate (più o meno dissestate) dell’India è un problema annoso che non fa altro che peggiorare di anno in anno. I numeri – sovente freddi e asettici – certificano la drammaticità del fenomeno e aiutano a rendere l’idea della portata: nonostante nel subcontinente asiatico sia concentrato soltanto l’1% delle automobili del pianeta, i decessi su strada superano abbondantemente i 151mila ogni anno, vale a dire il 12% degli incidenti mortali su scala globale. In un recente report della Banca Mondiale emerge come mediamente in India perdano la vita circa 415 persone al giorno a causa della guida spericolata.

Un problema che, ad oggi, è ben lontano dall’essere risolto e che lacera profondamente migliaia di famiglie che si trovano a dover fare i conti con lutti improvvisi. È proprio sul vuoto lasciato dagli incidenti mortali che lavora suor Tessy Kodiyil, indiana di 58 anni appartenente alla Congregazione della Sacra Famiglia, che si prodiga nel dare conforto ai parenti delle vittime degli incidenti stradali. “Il mio compito è portare amore e speranza a chi soffre” racconta in un’intervista al Global Sisters Report. “Nel 2003 stavo sfogliando una rivista locale gestita dalla Chiesa cattolica e mi è capitata sotto gli occhi la foto di un adolescente che piangeva accanto ai corpi senza vita dei suoi famigliari morti in seguito a un incidente stradale. Sentivo che era mio compito fare qualcosa per quel ragazzo”. Con costanza e tenacia, Sr. Tessy si è messa a cercare informazioni su Doney, il 18enne ritratto nella foto. Da quel momento è cominciato uno scambio epistolare tra i due e, nel giro di poco tempo, la religiosa è riuscita a raccogliere abbastanza fondi per costruire una nuova casa a Doney e alla sorella (unici sopravvissuti all’incidente).

A 18 anni di distanza, sr. Tessy continua con passione a esercitare il suo ministero: dare conforto alle famiglie distrutte dagli incidenti. “In un primo momento lo facevo solo a distanza, scrivendo lettere e pregando per i defunti”, spiega. Poi quest’impegno si è strutturato in una vera e propria associazione: Aswas (“conforto”) che si occupa di visitare le famiglie, offrire servizi di ospitalità ai parenti in difficoltà, prendersi cura dei bambini rimasti orfani e fornire consulenze e sostegno morale a chi è rimasto solo. “Non avrei mai pensato che la mia iniziativa avrebbe raggiunto questa portata – spiega sr. Tessy dal suo centro di consulenza a Kochi -. In questi anni ho scritto più di 5mila lettere e ho visitato centinaia di famiglie in tutto il Kerala. Con le mie sorelle, organizziamo regolarmente riunioni e ritiri per le persone di ogni fede, affinché possano conoscersi e condividere il dolore che li accomuna. Questo aiuta a trovare conforto”.

Tra le tante storie raccolte nella memoria, sr. Tessy ricorda con tenerezza quella di Anita, una donna indù rimasta vedova dopo l’incidente del marito. “Era completamente distrutta – racconta la religiosa –. Le ho mandato una lettera e qualche giorno dopo mi ha raggiunta con il figlio. Da quel momento viene regolarmente qui e considera la nostra presenza come una benedizione”.