I giovani di Katmandu salvati da una tavola

I giovani di Katmandu salvati da una tavola

Un ventisettenne nepalese ha aperto uno skatepark a Katmandu per togliere i ragazzi dalla strada e nello stesso tempo promuovere la pratica dello sport. In due anni la passione per la tavola ha avvicinato quasi 800 ragazzi e ne ha portati alcuni a competizioni internazionali tra cui i Giochi asiatici appena disputati in Indonesia

 

Da Seattle a Bangkok, lo skateboard è ancora considerato uno sport da cattivi ragazzi buono per aggregare al massimo giovani delle periferie. Con questa reputazione, la tavola da skate su cui sanno volare ragazzini scafati è arrivata fino a Katmandu dove, se possibile, fa ancora ancora più paura perché lo sport resta tuttora la passione di una minoranza, una disciplina poco conosciuta e ancor meno praticata. Stupisce quindi l’iniziativa di Ujwol Dangol, un giovane ventisettenne nepalese che ha trasformato il suo amore per la tavola in un’opportunità per gli abitanti più piccoli della capitale.

Ujwol ha aperto il primo skatepark del Nepal: uno spiazzo con rampe, piste e ringhiere dedicato esclusivamente alle evoluzioni con la tavola. L’idea gli è venuta nel 2014 dopo un viaggio in Thailandia dove la febbre da skate era salita già da un pezzo. Ma è stato solamente il terremoto che nel 2015 ha distrutto Katmandu a convincere definitivamente il giovane a lanciarsi in questa avventura: un anno dopo, infatti, di fronte alla ricostruzione che la città si trovava ad affrontare, Ujwol ha aperto il suo skatepark seguito da un negozio specializzato in accessori da skateboarding e riparazione delle tavole.

Come è cominciato tutto lo racconta lo stesso creatore in un’intervista: «Quando avevo 15 anni, uscendo dal liceo, ho visto un turista giapponese che faceva delle evoluzioni con la tavola nel quartiere turistico di Katmandu. Sono rimasto affascinato. Tornando a casa, ho chiesto ai miei genitori di comprarmi uno skateboard: mi hanno detto di sì, a condizione che avessi avuto dei buoni voti a scuola. Mi sono impegnato tanto e alla fine ne ho avuto uno. Oggi ho 27 anni e ancora amo questo sport».

Per anni Ujwol si è esercitato da solo e poi ha formato una piccola squadra di skater che si allenava in strada, sui campi da basket e persino nel giardino dell’università… Eppure l’idea di creare il parco Skatemandu non è dovuta al fatto che praticare lo sport dove capiti è troppo pericoloso, nonostante grazie alla struttura gli incidenti sulla tavola in città siano drasticamente diminuiti. Il parco dedicato ha soprattutto la funzione di aggregare i ragazzi intorno a una disciplina, far scaricare loro l’energia in modo sano e tenerli lontani da combattimenti di strada e soprattutto dalla cannabis per la quale – benché illegale – il Nepal è ancora noto in tutto il mondo. «Un ragazzo di 15 anni passava tutto il tempo a fumare in strada – ha raccontato lo stesso Ujwol – Poi si è unito a noi e oggi è uno dei migliori skater della città; non fuma quasi mai se non altro perché vuole essere sempre in forma per le competizioni».

In due anni di attività, lo skate park di Ujwol è diventato un luogo importante per i giovani della città: il registro delle attività ne ha contati 790, ma ogni giorno ci sono almeno una ventina di bambini che frequentano il parco, tra i quali anche ragazzi con disabilità. Ujwol ha accompagnato i più promettenti tra i “suoi” skater in tornei in Cina, Thailandia e India e quest’anno persino ai Giochi asiatici di Giacarta dove i ragazzi di Katmandu hanno gareggiato per rappresentare il Nepal. Non hanno vinto nessuna medaglia ma i giovani atleti sono pronti a rifarsi fra due anni a Tokyo dove lo skateboard debutterà come disciplina olimpica.

La notizia dello skatepark di Katmandu intanto sta facendo il giro del Paese: su suo esempio a Pokhara, una città a 200 chilometri dalla capitale, è stato aperta un’altra struttura per gli appassionati delle tavole e anche parecchie scuole cominciano a insegnare in classe la lezione dello skater.

Foto da Instagram @hamroskateshop