Il cardinale Zuppi a Pechino per la pace in Ucraina

Il cardinale Zuppi a Pechino per la pace in Ucraina

L’arcivescovo di Bologna, presidente della Cei, è partito per la Cina, dove dovrebbe incontrare il premier Li Qiang. Sarebbe il primo faccia a faccia di un esponente della gerarchia cattolica con un capo di governo della Repubblica popolare. Obiettivo: avviare un dialogo per la pace in Ucraina

(AsiaNews) – Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, è partito per Pechino per l’annunciato viaggio che si inserisce nella missione affidatagli da papa Francesco per la pace in Ucraina e che lo ha già visto all’inizio dell’estate fare tappa a Kiev, a Mosca e a Washington. La notizia del viaggio anticipata dal quotidiano italiano “La Repubblica” e confermata da fonti interpellate da AsiaNews è stata ufficializzata dalla Santa Sede che ha specificato che il cardinale sarà a Pechino dal 13 al 15 settembre e sarà accompagnato da un officiale della Segreteria di Stato vaticana.

Secondo i resoconti giornalistici italiani – che parlano di un ruolo svolto anche dal ministro degli Esteri di Roma Antonio Tajani, da poco rientrato dalla Cina – a Pechino il cardinale Zuppi potrebbe incontrare personalmente il premier cinese Li Qiang. Se questo incontro dovesse realmente avvenire si tratterebbe del primo in assoluto tra un esponente della gerarchia cattolica e un capo del governo della Repubblica popolare cinese, che interruppe le relazioni diplomatiche con il Vaticano nel 1951. L’unico precedente di questo tipo fu l’incontro tra il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Paul Richard Gallagher e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, avvenuto nel febbraio 2020 a Monaco, a margine della Conferenza sulle politiche sulla sicurezza globale.

Proprio mentre si trovava a Berlino per l’incontro internazionale delle religioni per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, il cardinale Zuppi aveva risposto alle domande dei giornalisti sulla sua missione in Cina, di cui aveva parlato apertamente anche Papa Francesco. Sviando le pressioni di quanti chiedevano notizie sulla sua partenza aveva detto che «i tempi della Santa Sede e i tempi della Cina sono notoriamente molto lunghi». Ma aveva aggiunto che i percorsi della pace a volte sono «imprevedibili e hanno bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti e di una grande alleanza per la pace per spingere nella stessa direzione». Aveva precisato, però, che la pace «non è mai qualcosa che può essere imposto da qualcuno, deve essere la pace scelta dagli ucraini con le garanzie, l’impegno e lo sforzo di tutti».

Pur essendo strettamente legato ai tentativi del Vaticano di fermare la guerra scatenata ormai un anno e mezzo fa dall’invasione russa dell’Ucraina, il viaggio del cardinale Zuppi rappresenta indubbiamente anche un passo avanti nei rapporti tra Pechino e la Santa Sede dopo le frizioni degli ultimi mesi. E arriva significativamente a pochi giorni dalla mano tesa nuovamente da Papa Francesco alle autorità cinesi, durante il suo viaggio apostolico a Ulan Bator.

A indicare un clima di maggiore distensione è però anche un altro segnale apparentemente più piccolo ma non meno significativo, arrivato in queste stesse ore dal Belgio. Proprio mentre il cardinale Zuppi starebbe per partire per Pechino quattro vescovi della Cina continentale (foto 2) si trovano in Europa, dove sono giunti con il permesso delle autorità di Pechino. Come informa, infatti, l’agenzia cattolica belga Cathobel, dal 7 al 9 settembre, quattro vescovi cinesi hanno visitato il Belgio su invito del cardinale Jozef De Kesel, arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles e presidente della Fondazione Verbiest di Lovanio, il centro studi dei missionari di Scheut che da oltre 40 anni promuove iniziative di scambio con la Chiesa in Cina. La delegazione comprendeva mons. Giuseppe Guo Gincai di Chengde e mons. Liu Xinghong di Anhui (due dei vescovi a cui Papa Francesco ha ritirato la scomunica con l’Accordo del 2018), mons. Paolo Pei Junmin di Shenyang e mons. Francesco Cui Qingqi di Wuhan, l’ultimo vescovo nominato secondo l’Accordo tra il governo cinese e la Santa Sede, ormai due anni fa.

I quattro vescovi – riferisce Cathobel – hanno ottenuto da Pechino l’autorizzazione a negoziare con la Fondazione Verbiest per riprendere, dopo la sospensione legata al Covid, il programma di scambi. L’idea è quella di rilanciare le sessioni di formazione intensiva di un mese per sacerdoti, religiosi e laici cinesi che venivano promosse dal 2015 a Lovanio sulla cura pastorale, la catechesi, l’insegnamento sociale e la spiritualità. Sessioni che si concludevano sempre con un pellegrinaggio a Roma dal Papa.

In Belgio i vescovi cinesi hanno visitato la tomba di Theofiel Verbiest, il fondatore dei missionari di Scheut e reso omaggio ai membri dell’istituto che seguirono le orme del loro fondatore nelle missioni della Cina settentrionale tra il 1865 e il 1949: 252 di loro sono anche sepolti in Cina. Il viaggio dei presuli in Europa non si limiterà però solo al Belgio: Cathobel segnala infatti che nei prossimi giorni saranno in Francia, dove pochi mesi fa è scomparso padre Jean Charbonnier, delle Missions Etrangères de Paris, altro grande costruttori di ponti con la Chiesa in Cina. «Queste viste – ha commentato padre Jeroom Heyndrickx, dei missionari di Scheut, a Cathobel – sono un passo importante sulla strada del dialogo e dello scambio, in piena sintonia con Papa Francesco».