AL DI LA’ DEL MEKONG
Il Dio vivente non dà i numeri

Il Dio vivente non dà i numeri

Sono molte le mamme che si sottopongono a taglio cesareo non per ragioni di salute ma per rispettare i tempi dettati dall’indovino. È qui la paradossale sinergia tra scienza medica, tecnologia e “religione dei numeri”

 

La Cambogia è un Paese buddhista. Eppure, soprattutto tra i cambogiani di origine cinese, che fanno i commercianti e abitano le città, la “religione dei numeri” è molto più importante e ben amalgamata alle consuetudini della vita moderna. Faccio alcuni esempi per intenderci.

La nascita, la morte, le nozze, il lavoro, la salute sono eventi decisivi per la vita di chiunque. Ebbene, la nascita per esempio, è un evento nel quale scienza, tecnologia e “religione dei numeri” calzano a pennello. Per “religione dei numeri” intendo quella di cui San Paolo scrive quando rimprovera i Galati di affidarsi «a divinità, che in realtà non lo sono» (Gal 4,8). «Voi infatti – continua Paolo lasciando intendere il carattere di tale religiosità – osservate giorni, mesi, stagioni e anni!» (4,10). La “religione dei numeri” dunque è quella delle congiunzioni astrali, dei pesi e delle misure degli uomini, dei numeri che appaiono in sogno e si giocano al Lotto il giorno dopo… anche in Italia!

In una simile religiosità non occorre un Dio. Ci sono i numeri, c’è la fortuna o la sfortuna, c’è il pragmatismo e l’urgenza di sapere che cosa fare per ottenere i favori del Cielo. Che non deve per forza avere un volto, una storia insieme a noi o una parola da rivolgerci. In queste pratiche, la fede non chiede una relazione con Dio, ma chiede “il da farsi” in un decisivo momento/evento della vita, come la nascita, la morte, l’amore, la salute, il lavoro.

L’idea di comunione, libertà, provvidenza, amore, paternità divina o figliolanza, sono concetti troppo astratti. I numeri invece sono chiari, immediati. Se mi sta per nascere un figlio devo sapere quale giorno e ora sono più propizi per il parto affinché abbia fortuna e prosperità. Se mi devo sposare devo sapere in quale mese e giorno, è meglio farlo. Attenersi a quei numeri, osservare i giorni, i mesi, le stagioni, gli anni, è il miglior modo per assicurare prosperità all’interessato e alla sua famiglia.

Dunque, nel caso di una nascita, la puerpera si rivolgerà ad un indovino (in realtà è un figura complessa, simile ad un medium (indovino infatti attiene al divínus e alla capacità di divinare) che gli indicherà il giorno e l’ora nelle quali quel figlio/a deve nascere per essere fortunato e riuscire nella vita. Ormai sono molte le mamme che si sottopongono a taglio cesareo non per ragioni di salute ma per rispettare i tempi dettati dall’indovino. È qui la paradossale sinergia tra scienza medica, tecnologia e “religione dei numeri” che può addirittura rinforzare questo tipo di credenze piuttosto ancestrali e magiche perché consente di intervenire in quell’esatto momento o procrastinare i giorni, come nel caso della morte e della sepoltura. Se il malato molla il colpo prima, si farà di tutto per tenerlo in vita fino al giorno più opportuno per la sepoltura, indicato dall’indovino.

Tempo fa, mentre giravo in moto per le strade di Phnom Penh, mi ritrovai davanti ad un corteo funebre. Dal carro scoperto che trasportava la bara alcuni parenti in piedi attorno al feretro lanciavano fogli di carta. Quei fogli erano fotocopie di banconote, dollari e valuta locale. I fogli svolazzanti lasciavano dietro il carro una scia di “ricchezza” per propiziare al defunto un viaggio sereno e lasciare una scia di prosperità e benessere ai parenti ancora vivi.

Raramente queste esperienze religiose si trasformano in desiderio di vedere Dio. Sembra che prima del cuore, comandi la paura, il bisogno di una formula, di un rito che plachi l’angoscia di non sapere che ne sarà del domani. Gli stessi che seguono i numeri seguono anche i segni dello zodiaco. L’anno di nascita e il segno zodiacale sono dettagli importanti. Conosco una ragazza nata nell’anno della Tigre che avrebbe dovuto sposarsi con un uomo nato nell’anno del Bue. Ebbene i parenti di lui si sono opposti perché, si dice, una donna nata nell’anno della Tigre è notoriamente forte, severa, autoritaria e come la tigre in natura è più forte del bue così quello sposo si sarebbe trovato perdente per il fatto di avere un tigre in casa! Che ha fatto lei? Ha modificato la data di nascita per cadere sotto un altro segno zodiacale e si è sposata (più o meno) in pace!

È vero che tutti sono attraversati da un sentimento religioso, sentono il bisogno di affidarsi e alzare lo sguardo, ma se il senso religioso ci accomuna, la coscienza religiosa, la coscienza di sè che nasce dalla fede che uno ha, è profondamente diversa e dipende dalla “parola” che attraverso il fatto religioso gli viene rivolta. Quel fatto religioso orchestrato da indovini e giocato sui numeri, non prevederà mai l’idea e la realtà di un Dio personale, di un incontro con un “Tu” provvidente. Non favorirà mai il nascere di una coscienza cattolica, secondo il tutto. Così come non aiuterà mai a percepire quel sentimento profondo ben espresso da Teilhard de Chardin, quando sente che «Dio lavora in seno alla Vita, la aiuta, la solleva, le dà l’impulso che la spinge, il bisogno che l’attrae, lo sviluppo che la trasforma» (1). Quanto bene può fare un sentimento così a chi nasce, muore o cerca di amare e di essere amato! E che enorme ricaduta politica potrebbe avere!

Che un bimbo nasca di lunedì o di martedì, il Signore non mancherà di benedirlo. Se uno del segno della Tigre si sposa con qualcuno del segno del Bue, allo stesso modo il Signore non mancherà di accompagnarli. Se una persona cara muore e poi viene sepolta in un qualsiasi momento, è per sempre nelle mani di Dio. Perché è vero, «il tempo è incerto». Eppure chi ha fede in un Dio che è Padre si affida, sta – scrive il poeta R. Barsacchi – «quasi / origliando alla porta del Suo cuore, / senza capire come sia deciso / da quell’unico amore, / lo splendore del riso o delle lacrime».
Non i numeri quindi, ma la fede… come «origliando alla porta del Suo cuore».

  1. P. TEILHARD de CHARDIN, La vita cosmica. Scritti del tempo di guerra, Milano 1970, 89.

 

Foto: Flickr Blake Lennon