Laudato sì tra i malati di Aids in Thailandia

Laudato sì tra i malati di Aids in Thailandia

A Bangkok i frati minori vivono la loro missione in un “giardino della pace del Vangelo” che confina con la casa Santa Chiara per i malati di Aids. Fra Mauro Zannin: “Qui in Thailandia ho avuto l’occasione di ascoltare molte persone la cui vita è stata cambiata attraverso il un incontro personale con Gesù”

 

Se gli chiedi quale conversione lo abbia colpito di più in questi anni, fra Mauro Zannin, sessant’anni, non ha esitazione e confessa: “la mia”. Eppure, sono tanti i buddhisti, gli indù e le persone di religione diversa da quella cristiana che negli anni ha visto passare perché hanno visitato per un periodo di raccoglimento o ritiro, il centro giardino della pace del Vangelo a Lamsai Lammlika, nella zona nord est di Bangkok, capitale della Thailandia.

“Come direttore del centro di ritiro qui in Thailandia ho avuto l’occasione di ascoltare molte persone la cui vita è stata cambiata attraverso il un incontro personale con Gesù. La loro testimonianza alimenta la mia fede, così come la fede di un mio caro amico e collega di banca, Dominik, tanti anni fa, l’ha accesa nel mio cuore.” Qui, al retreat center, nel silenzio, immerso in una natura meravigliosa, tra rigogli d’acqua e ponticelli in legno, i francescani, frati minori della Provincia di san Bonaventura hanno inaugurato il loro primo motivo missione in questa terra di Oriente. Sono arrivati per promuovere il dialogo interreligioso, l’accompagnamento spirituale e la conoscenza del Vangelo tra gli ultimi e i poveri, come predicava con la sua vita Gesù e come replicava con il suo esempio, san Francesco che ha dato loro, ai frati, una Regola.

Sembrava “solo” una missione di evangelizzazione in una terra dove i buddhisti sono il 95% e i cristiani l’1% , di cui solo la metà, cattolici. Ma come spesso accade, la vita è più fantasiosa e realista dei più ambiziosi progetti; e quando i frati sono arrivati tra metà degli anni ottanta e i primi anni novanta in Thailandia, l’emergenza era un flagello chiamato Aids. I poveri, nella malattia, erano veramente gli ultimi, moderni lebbrosi ai quali i frati hanno tentato di dare l’ultimo abbraccio accogliendoli nella casa Santa Chiara. Infatti sull’emergenza, i francescani, grazie anche ad una concessione di un terreno da parte della Chiesa locale, hanno costruito ed aperto un ospizio per malati di Aids.

A raccontarci di questa esperienza è – appunto – fra Mauro Zannin, frate svizzero, che sta per tornare in Italia dopo essere stato missionario in Thailandia per sette anni, e aver gestito per quattro, dal 2017 al 2020, il centro giardino della pace che confina con il centro di accoglienza per malati di Aids dedicato più alla cura dello spirito che del corpo. “L’ospizio – dice fra Mauro – non era nel progetto originale ma fu aperto perché le persone erano disperate a quel tempo, i malati di Aids erano visti come una maledizione dalle famiglie, venivano espulsi dalla società e per lungo tempo non sono stati accettati. I frati si sono spesi per curarli e restituire loro la dignità di figli di Dio con un servizio permanente per i più poveri fra i poveri”.

“All’inizio – continua fra Mauro – l’Aids era letale e i pazienti che arrivavano già con i sintomi avevano poche speranze, arrivavano all’ultimo stadio e non resistevano in vita più di due settimane, insomma, venivano qui per morire.” Tra il 1993 ed il 2012 sono passati dall’ospizio circa 1500 pazienti, e la maggior parte di loro sono morti. La situazione è cambiata quando le cure e i medicinali sono stati resi disponibili gratuitamente e sono arrivati anche in Thailandia; ma nel 2005 quando fra Mauro non ancora missionario ha fatto un periodo da volontario nell’ospizio, ne morivano ancora più di metà. Per 16 pazienti (che diventavano spesso 20) c’era uno staff di sei infermieri, anche alcuni frati avevano queste competenze ma i medicinali non erano efficaci per tutti.

“L’ospizio – racconta fra Mauro – è diventato così il luogo principale dove abbiamo sviluppato un dialogo interreligioso a livello davvero pratico. Tutti i pazienti erano e sono prevalentemente buddhisti e nel servizio ci aiutano anche dei monaci buddhisti. Ed è qui, in questa convivenza quotidiana nel dolore, che abbiamo trovato dei punti di contatto e di dialogo”.

Oggi la situazione è molto cambiata. Con l’Aids i malati possono convivere fino a quando seguono i trattamenti medicinali e anche all’ospizio non si muore più. I pazienti hanno una degenza di mesi, alcuni di anni addirittura, e i casi più gravi sono inviati in ospedale. I frati minori in questo luogo della Thaliandia sono 4, 3 missionari e uno thai che oggi dirige l’ospizio Santa Chiara; a loro si aggiungono due professioni temporanee dalla Thailandia e dal Vietnam. Nel Paese i frati minori missionari sono presenti anche a Sampran (40 km da Bangkok) e a Prachuap Kiri Khan (350 km da Bangkok), dove gestiscono una parrocchia.