Myanmar: l’altro terremoto del 24 agosto

Myanmar: l’altro terremoto del 24 agosto

Quasi in contemporanea con il sisma in Italia una scossa della stessa magnitudo ha colpito anche il Paese asiatico. La maggiore profondità ha contenuto i danni alle persone, ma sono ingenti le conseguenze sui templi buddhisti di Bagan, uno dei più importanti complessi architettonici del Paese

 

A poche ore dal sisma nell’Italia centrale, un terremoto equiparabile ha colpito marcoledì pomeriggio anche la regione centrale del Myanmar. Una scossa di magnitudine 6.8, originata a una profondità molto maggiore (e quindi potenzialmente meno devastante di quella umbra di magnitudine 6.2) ha interessato un’area pianeggiante e collinare senza forti addensamenti di popolazione. Questo spiega il basso numero di vittime, quattro morti accertati finora, ma anche la percezione del terremoto su un’area molto estesa, dal Bangladesh a occidente fino alla Thailandia a oriente, dove la scossa è stata sentita distintamente negli edifici più alti della capitale Bangkok.

Danni consistenti però, si registrano, al patrimonio architettonico del Paese. L’evento sismico ha infatti colpito la maggiore area templare, quella di Bagan, un complesso di strutture religiose costruite tra il IX e il XIII secolo dopo Cristo e che include 2.500 luoghi di culto e monasteri. Complesso un tempo tra i centri più prestigiosi della fede buddhista che è anche una delle principali attrazioni turistiche del Paese, visitato nel 2015 da oltre cinque milioni di turisti. Al punto che da tempo le autorità stanno cercando di limitare sia l’accesso ai templi maggiori per la tradizionale visione del tramonto, sia il sorvolo con mongolfiere che pongono a rischio di degrado strutture fragili e mettono a rischio la sicurezza dei visitatori oltre a togliere all’area la sua sacralità.

A riportare conseguenze di diversa entità sarebbero fino a 200 edifici. Ingegneri e architetti inviati dal governo stanno valutando i danni e i possibili interventi, ma giovedì – in concomitanza con la visita del primo presidente civile della storia del paese, Htin Kyaw, l’area è stata posta sotto il controllo di esercito e polizia per evitare rischi ulteriori e episodi di saccheggio.

Aung San Suu Kyi, leader indiscussa della lotta per la democrazia dei birmani contro la dittatura militare e ora ministro degli Esteri oltre che consigliera di Stato, ha sollecitato le autorità a “non procedere in modo affrettato” nel rinnovo dei templi. In un messaggio postato su Facebook, la signora Premio Nobel per la Pace ha segnalato che la polizia sta prendendo le misure necessarie per “prevenire la perdita della nostra antica eredità culturale e di opere d’arte”.

Territorio a alta incidenza sismica, quello birmano. La stessa area di Bagan ha subito nella storia gli effetti di terremoti devastanti, ultimo quello del 1975 che portò a un restauro affrettato e molto criticato, i cui danni si sono manifestati soprattutto negli ultimi anni, quando esperti locai e quelli inviati dall’Unesco hanno potuto valutare insieme la situazione e studiare provvedimenti di recupero alle forme e materiali originari.

Intanto, a chi opera nell’area terremotata è stata consigliata estrema prudenza per il rischio di ulteriori eventi sismici di forte intensità ritenuti possibili dagli esperti data la mancanza di scosse di assestamento dopo quella del 24 agosto, preceduta da almeno tre di media intensità. Nuove scosse con una magnitudine fino al 7° grado, utili a rilasciare le forze presenti nella faglia locale, che potrebbero scuotere anche le regioni settentrionali della Thailandia e fino a Bangkok, sensibile perché sorge su un’area instabile, infiltrata dalle acque

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