AL DI LA’ DEL MEKONG
Oltre il buio coi ragazzi di Than Luang

Oltre il buio coi ragazzi di Than Luang

Sul dramma della Thailandia nel mondo buddhista in queste ore spopola un racconto di una visione che ricollega quanto sta accadendo nella grotta a un mito antico. Chi sorride di queste storie sbaglia. Non sono sufficienti, forse non sono vere, ma sono una realtà che impregna la vita di milioni di persone e condiziona il loro modo di vivere e di guardare a ciò che accade

 

Il fatto è purtroppo noto: ormai due settimane fa, dodici ragazzi, calciatori imberbi, accompagnati dal loro allenatore, si sono avventurati all’interno delle grotte di Than Luang nel distretto di Mae Sai in provincia di Chiang Rai, all’estremo nord della Thailandia. Per via delle ingenti piogge sopraggiunte, le grotte si sono allagate e riempite d’acqua. I ragazzi sono rimasti intrappolati all’interno e a tutt’oggi non si sa come raggiungerli e salvarli. Esperti speleologi, sommozzatori da ogni dove si sono mobilitati per tentare l’impossibile. La storia di questi ragazzi è diventata di dominio pubblico anche qui in Cambogia, non solo per gli sforzi in atto e il sopraggiungere di persone e mezzi da diversi Paesi, ma anche per il suo risvolto religioso, ai limiti dell’occulto, e per il racconto che si è diffuso nei giorni seguenti, con l’intento di spiegare l’evento e portare speranza. La natura di questo racconto rivela aspetti importanti della religiosità del sud-est asiatico e vale la pena approfondirlo.

Alcuni giorni dopo il fatto, una donna di un vicino villaggio ha avuto un sogno. Gli è apparsa un’altra giovane donna che gli ha intimato di chiamare un monaco, tal Pa Bon Chhum. Questo monaco, vivente, è piuttosto famoso per la profonda spiritualità e per offrire ritiri a fedeli buddisti di Thailandia, Myanmar e Laos. Ebbene, il monaco è stato invitato ad officiare un rito presso le grotte nel tentativo di ritrovare i ragazzi. In quell’occasione ha previsto che di lì a due giorni avrebbero localizzato i ragazzi ancora vivi e così è stato. Sappiamo che la localizzazione del gruppo è stata possibile grazie a due sommozzatori britannici, ma l’intervento del monaco e i dettagli che ha fornito, per quanto di natura occulta, si sono rivelati importanti non tanto per salvare i ragazzi, tutt’ora imprigionati, quanto per spiegare l’accaduto e consolare i loro famigliari. Da lì in poi si sono moltiplicate le preghiere ciascuno secondo la propria fede.

La giovane donna apparsa in sogno ha inoltre riferito che da trecento anni attende l’incontro con l’amato del suo cuore. Il monaco Pa Bon Chhum, infatti, ha raccontato che trecento anni prima, in una vita precedente, lui era al servizio del re della zona dove si trovano le grotte, come custode dei suoi cavalli. Quella donna apparsa in sogno era la figlia di quel re. Il custode e la fanciulla ebbero una relazione d’amore contrastata dal padre. Quando la figlia rimase incinta, per la vergogna e l’insulto provato, il re ordinò che il custode fosse preso e ucciso. I due amanti allora fuggirono dal palazzo arrivando nei pressi dell’attuale sito delle grotte. Lì, l’uomo si sarebbe allontanato per cercare cibo e acqua ma non fece più ritorno. Fu catturato e ucciso per ordine del re, padre della fanciulla la quale, appresa la notizia, si suicidò. Da allora quelle grotte e la soprastante collina, sono i resti che rimangono del corpo della fanciulla suicida. La sua anima ha custodito quel luogo in attesa dell’incontro con l’amato.

Per quanto possa sembrare surreale, una simile storia non solo si è diffusa a macchia d’olio, ma sembra convincere e consolare i più circa i motivi di un fatto che non può essere solo attribuito al caso ma deve essere inserito in una storia, in un mito più ampi in grado di dargli un senso. Se sul canale Youtube si digita in lingua cambogiana il nome del monaco, escono centinaia di video che raccontano la storia, con tanto di immagini della fanciulla. La collina sovrastante le grotte viene detta “collina della fanciulla che dorme” e il monaco, nella morfologia del promontorio, riconosce la sagoma della donna amata. Da allora, nelle successive reincarnazioni, l’uomo ha sempre fatto il monaco fino ad essere oggi Pa Bon Chhum. Non si sbilancia sul destino dei ragazzi, non dice se verranno salvati o meno, ma a modo suo prova a spiegare l’antecedente pre-razionale di una simile tragedia altrimenti inspiegabile. Certo, sorgono innumerevoli domande, ma un approccio solo razionalistico alla storia non sarebbe corretto. A monte sta l’idea che il male, le disgrazie che accadono, sono il peso e il frutto di storie remote rimaste insolute; in questo caso, l’omicidio del custode dei cavalli, il suicidio della fanciulla, il loro amore ostacolato. E oggi: il fatto dei ragazzi, il sogno e l’anima di quella donna che dice di aver atteso il ritorno dell’amato tra quelle grotte per trecento anni.

Ho voluto scrivere queste cose solo per narrare parzialmente l’approccio che la gente ha di fronte ad eventi di questo tipo. Il male che accade è l’esito di storie rimaste insolute. La gente ha bisogno di sapere in quale momento il meccanismo si è inceppato e porvi rimedio con riti diversi a seconda della loro religione. A dire che la storia reale e il mondo spirituale sono un tutt’uno. Certo, si procederà al recupero dei ragazzi con la strategia e la tecnologia necessarie, ma ciò non toglie che si abbia bisogno di questi racconti, credibili o meno, per alleviare la tensione e sperare ancora. Ogni luogo, collina, monte, grotta, fiume ha sempre alle spalle racconti di questo tipo che mettono in relazione il visibile e l’invisibile. Chi sorride di queste storie sbaglia. Non sono sufficienti, forse non sono vere, ma sono una realtà che impregna la vita di milioni di persone e condiziona il loro modo di vivere e di guardare a ciò che accade. Uno dei fattori che rende difficile le operazioni di soccorso è l’oscurità delle grotte. Buio assoluto. Sento questo buio dentro ogni cosa. Penso a quei ragazzi e al terrore che vivono e spero che accada l’impossibile: che quelle grotte-sepolcro possano spalancarsi. Prego inoltre affinchè l’attenzione mondiale si rivolga con la stessa sollecitudine anche ad altri ragazzi, yemeniti, iracheni, siriani… e quel buio dentro ogni cosa possa essere rischiarato dalla luce della Pasqua.