Panama: dall’Uganda all’Ecuador i volti della Gmg

Panama: dall’Uganda all’Ecuador i volti della Gmg

Tra i giovani riuniti nella città dello stretto per l’incontro col Papa. Fra Eduardo dal Venezuela: «La nostra crisi non è politica o economica, ma di coscienza. Per superarla servono persone coerenti e dalla fede solida». Il musulmano Kasim: «Quando si fa qualcosa di buono, per Dio è bene in ogni caso»

 

I circa 250 mila pellegrini radunati in questi giorni a Panama sembrano molti di più, in questa città non molto vasta. E indubbiamente la Giornata mondiale della gioventù che si sta tenendo in questi giorni è un evento che, per i panamensi, non può in nessun modo passar inosservato: loghi dell’evento ovunque, bandiere di tutti i paesi, il Papa che sorride dai manifesti lungo le strade… e soprattutto la fiumana di giovani pellegrini che ha invaso le strade e le case delle famiglie che li hanno accolti.

Che sia un evento che ha coinvolto tutta la città è provato dal fatto che anche i non credenti hanno scelto di aprire le porte ai giovani. Una grande occasione di confronto secondo Benedicto, 35 anni, uno dei pochi pellegrini provenienti dall’Uganda accolto da una famiglia non credente. “È un’esperienza meravigliosa essere esposti ad altre fedi, nell’ospitalità che crea nuove relazioni. Mi ha colpito come a Panama le persone siano così unite, cristiani, musulmani… Tutti stanno lavorando per il bene comune” racconta. Con un gruppo di due vescovi, cinque sacerdoti e dieci giovani, Benedicto, che in Uganda è catechista, ha affrontato un viaggio di due giorni per arrivare a Panama. Nel suo Paese ha partecipato a diverse piccole conferenze sul tema della Gmg per rendere i giovani ugandesi più partecipi dell’evento. “Essere qui per noi è una benedizione. Per questo quello che vogliamo fare una volta tornati a casa è condividere questa esperienza il più possibile”.

Ma questa Gmg è una benedizione anche per i panamensi. Joscelyne, diciannovenne studentessa cattolica, sta prestando in questi giorni il suo servizio come volontaria. “Non c’è mai stata una Gmg a Panama, per noi è un’esperienza nuova e non sapevamo cosa aspettarci” racconta. “In università ci hanno chiesto di fare i volontari e ho accettato perché volevo aiutare. Abbiamo fatto un seminario per prepararci, ma comunque per noi accogliere così tante persone è difficile, è una grande sfida”. Riguardo alla decisione del Papa di tenere qui la Gmg dice: “Mi sono sentita davvero onorata. Credo che il Papa abbia fatto per permettere a tutti i latinoamericani di venire e partecipare. Ma credo ci sia anche un valore simbolico: Panama è al centro dell’America, collega due oceani e tante culture… Credo che il segnale che il Papa vuole lanciare sia chiaro…”.

A proposito di unità: accanto al Campo Santa Maria la Antigua, il luogo designato per le celebrazioni dei primi giorni nel centro della città, la comunità musulmana ha allestito un banchetto davanti alla moschea, dove regala acqua fresca ai pellegrini. Un gesto da loro molto apprezzato (in questi giorni la temperatura a Panama è intorno ai 30 gradi). Kasim, uno dei giovani musulmani intento in questo servizio, la vede in modo molto chiaro: “Quando si fa qualcosa di buono, per Dio è bene in ogni caso”. Per lo stesso motivo ritiene la Gmg un evento dal significato positivo: “È bello portare qui e unire tanti giovani da tutto il mondo, soprattutto perché è per una buona causa”. Anche i musulmani hanno aperto le porte delle loro case per accogliere i loro fratelli di fede cattolica, e Kasim lo spiega così: “Facciamo questi piccoli gesti per i giovani e per il bene di tutta la comunità. E, di questi tempi, per noi musulmani è anche l’occasione di far vedere che l’Islam non è qualcosa di cui aver paura, che anche noi vogliamo la pace e il bene”.

È indubbio che i veri protagonisti di questa Gmg siano i latinoamericani, che costituiscono la maggior parte dei pellegrini giunti a Panama. “Credo che il Papa abbia scelto questa città per attirare l’attenzione di tutti sull’America del sud” spiega Domenica, 23enne studentessa di medicina proveniente dall’Ecuador. “I nostri Paesi hanno tanti problemi politici e sociali, e credo che questo evento servirà tanto anche a noi giovani. Ne trarremo nuova forza per la nostra fede, che ci spingerà a fare meglio quello che facciamo, in politica come anche nelle famiglie. È da lì che parte tutto, perché buone famiglie significano anche una società buona”.

Eduardo, frate cappuccino di 30 anni proveniente da un Venezuela gravemente ferito, va ancora oltre queste parole e afferma: “La Gmg è la soluzione ai problemi dell’America latina. La sua crisi non è politica o economica, ma di coscienza. Per superarla servono persone coerenti e dalla fede solida; e queste persone sono i giovani, che possono lavorare uniti per suscitare il cambiamento. Possono farlo perché hanno la forza e il coraggio di fare quello che le generazioni precedenti non sono state in grado di fare, vivendo Cristo nei loro Paesi ed essendo portatori di speranza per i loro coetanei che l’hanno persa”.