A San Paolo avanza ancora l’epidemia, Brasile tra i Paesi più colpiti

A San Paolo avanza ancora l’epidemia, Brasile tra i Paesi più colpiti

Crescono i nuovi contagi e il numero dei morti nella grande metropoli. L’impegno dei missionari del Pime nelle parrocchie della periferia dell’immensa metropoli, dove il distanziamento sociale si scontra con la povertà estrema

 

Alla fine del mese di aprile, superando quota 5mila decessi, il Brasile è entrato nella triste classifica dei 10 Paesi al mondo più colpiti dal coronavirus (secondo posto per nuovi contagi in sole 24 ore, quarto per morti). Con i dati aggiornati al 30 aprile, giorno in cui si sono registrati 435 decessi, si contano 5.901 morti e oltre 85mila contagi. Una crisi di dimensioni tali che non si può più nascondere. Anche il neo ministro della Salute, Nelson Teich, subentrato a Luiz Henrique Mandetta, rimosso lo scorso 16 aprile dal presidente Jair Bolsonaro perché difendeva il distanziamento sociale per contrastare l’epidemia, ha apertamente parlato di “aggravamento della situazione”. “Oggi registriamo un aggravamento della situazione in alcuni luoghi, dove la crisi è più forte”, ha detto il ministro, facendo riferimento alle città di San Paolo, Rio de Janeiro, Manaus e Recife.

Lo stesso ministero della Salute, solo pochi giorni fa, aveva anche ammesso di non aver idea dei numeri reali di questa pandemia. La stampa locale da settimane ormai sta portando avanti campagne di informazione in cui cerca di “smontare” i dati ufficiali, spiegando come in realtà contagi e decessi siano molti di più di quanto non venga registrato dal Governo. Comparando i dati del 2020 con alcune medie del periodo 2015-2019, si è notato che: il numero totale di morti nella sola città di San Paulo nel mese di marzo 2020 è stato più alto del 168 per cento rispetto alla media; i ricoveri per sindromi respiratorie gravi sono aumentati di 10 volte; tra marzo e aprile gli uffici pubblici notano un aumento del 1035 per cento per decessi dovuti a crisi respiratorie gravi, tra marzo e aprile 2020, senza che fosse stato fatto un test per sapere se quella stessa crisi fosse dovuta al coronavirus. Ultimo dato significativo, la quota giornaliera delle sepolture a Manaus è salita, solo tra il 9 e il 25 di aprile, del 161 per cento (come avevamo già raccontato qui). Una crisi terribile, sottovalutata dalla politica. Così anche l’Onu è dovuto intervenire. Alcuni funzionari hanno denunciato il governo Bolsonaro, in una nota ufficiale, parlando di “politica irresponsabile che sta mettendo a rischio migliaia di vite”.

San Paolo resta l’epicentro dell’emergenza nazionale brasiliana. Il governatore Doria si è detto pronto ad allentare le restrizioni in alcune aree, che risultano poco colpite, a partire dall’11 maggio. Ma il prefetto della capitale ha escluso la possibilità proprio per la più grande metropoli di tutto il Sud America: la quarantena, ha annunciato in via ufficiosa il 30 aprile, sarà prorogata anche dopo il 10 maggio e saranno adottate misure più rigide. Al 29 aprile, San Paolo contava 1456 morti (ufficiali) e i nuovi contagi, in soli 7 giorni, sono passati dalla quota giornaliera di 812 a quella di 3400. Quello che preoccupa il governo cittadino è la poca adesione alle misure di isolamento che la popolazione sta mettendo in atto.

Un dato ben visibile ai missionari del Pime che vivono e lavorano in città, soprattutto nelle favelas e nei quartieri dell’estrema periferia, dove le famiglie non stanno rispettando la quarantena e dove le persone che non indossano ancora la mascherina sono la stragrande maggioranza. Il problema è che in queste stesse aree si concentra il maggior numero di poveri e di persone che stanno soffrendo economicamente proprio per le misure imposte dalla Prefettura e dallo Stato. I missionari del Pime che sono parroci a San Paolo sono sempre alla ricerca di fondi per far fronte alle richieste di famiglie che chiedono generi alimentari di prima necessità e prodotti per l’igiene personale. La consegna di ceste basiche alle famiglie è diventata un’azione pastorale quasi quotidiana.

 

Nella foto: padre Bosco Dowkuri, missionario del Pime, insieme a due suoi parrocchiani durante la consegna delle ceste basiche nei quartieri più poveri della parrocchia San Francesco e Santa Caterina nell’estrema periferia di San Paolo. Questo è solo uno degli interventi sostenuti dalla Fondazione Pime attraverso il «Fondo S140 Emergenza Coronavirus nel mondo». Per vedere il quadro completo delle iniziative e come sostenere questo impegno per una solidarietà senza confini nella pandemia clicca qui