Mumbai, il Coronavirus accomuna ricchi e poveri

Mumbai, il Coronavirus accomuna ricchi e poveri

Dopo l’America Latina oggi è l’India la regione del mondo dove i casi e le vittime da Covid-19 aumentano più rapidamente. Da Mumbai – la città più colpita – la testimonianza di padre Ravi Thanaiah, superiore regionale del Pime: «Molti morti tra i migranti interni rimasti senza lavoro. Nelle tre baraccopoli presenti nella parrocchia la situazione è difficilissima. A Eluru distruibuiamo viveri a 600 famiglie grazie agli aiuti della raccolta fondi del Pime»

 

Giorno per giorno i casi di Coronavirus continuano a crescere molto rapidamente in India. Ormai nelle statistiche siamo al quinto posto al mondo per numero di casi registrati, con oltre 260.000 casi e 7446 morti. Ed è proprio nella nostra città di Mumbai la situazione più grave.

Mumbai è uno spaccato dell’India nonché la capitale commerciale del Paese. Per questo ospita il grosso dell’attività economica così come la popolazione che in questa metropoli sfiora i 20 milioni di abitanti in un’area di appena 600 chilometri quadrati. Il ricco e il povero vivono uno accanto all’altro qui, nei grattacieli così come nelle baracche. La densità di popolazione è ovunque alta, ma cresce ulteriormente nelle baraccopoli.

Con il Coronavirus la vita si è virtualmente fermata in questa metropoli. Al momento i casi di a Mumbai ammontano a circa 42000, sui 72000 della Stato del Maharashtra e gli oltre 260.000 dell’India intera. Ma questi numeri dell’epidemia stanno crescendo rapimente, il che sta creando una sorta di psicosi tra la gente, tra i ricchi come tra i poveri. Laddove è possibile la gente lavora da casa mentre altri stanno semplicemente seduti, senza fare nulla. I servizi sanitari sono sotto pressione, il governo fa quello che può (e non necessariamente il meglio…). La gente vive alla giornata ma nel complesso è collaborativa.

I poveri nell’emergenza

I poveri, specialmente nella città di Mumbai, si dividono in due categorie: ci sono quelli del posto ma c’è alche il peso delle moltitudini venute qui da altre parti dell’India – in particolare dalla Hindi belt del nord, una zona dell’India molto popolata ma priva di opportunità di lavoro. Questa gente scende a Mumbai a milioni e questo rende la città fortemente congestionata. Con il lavoro svanito per le conseguenze del lockdown cominciato qui il 25 marzo queste persone sfortunate sono rimaste senza casa e senza un soldo.

Le ong e le agenzie governative stanno facendo del loro meglio per assisterli; i migranti vorrebbero tornare alle loro città native con qualunque mezzo a disposizione – persino camminare a piedi o pedalare su una bicicletta per migliaia di chilometri, correndo gravi rischi. Molti di questi poveri hanno perso la vita per svariate ragioni. Il governo indiano si trova a fronteggiare una sfida gigantesca nel cercare di offrire un tetto nelle scuole o in altri edifici o anche solo del cibo. Ora sono stati allestiti dei treni speciali che quotidianamente sono in servizio per aiutarli a spostarsi. E la Corte Suprema ha intimato al governo di non far pagare nulla per il viaggio.

Le religioni dell’India e l’emergenza Coronavirus

L’India è una terra caratterizzata da una molteplicità di fedi e concezioni religiose che nel corso degli anni sono generalmente coesistite pacificamente, nonostante qualche momento di conflitto. Quando c’è una qualsiasi calamità nazionale – comunque – tutte le comunità, indipendentemente dalla religione di appartenenza, si radunano come un unico gruppo per affrontare il problema. Lo abbiamo visto anche in questa situazione di pandemia: tutte le comunità si stanno dando da fare per sostenere il fondo per gli aiuti lanciato dal Primo ministro, così come per aiutare i bisognosi, in particolare i lavoratori migranti fornendo un po’ di cibo e un tetto. Alcuni hanno persino finanziato un viaggio aereo ad alcuni migranti rimasti bloccati. Ad aiutare è la gente comune ma anche le aziende, attraverso le iniziative di Responsabilità sociale dell’impresa.

La vita nella nostra parrocchia di Nostra Signora di Veilankanni a Mumbai

Le autorità ecclesiastiche in India sono state molto scrupolose nel seguire le direttive del governo e le indicazioni che includono la chiusura dei luoghi di culto di tutte le fedi. Con le attività religiose sospese i fedeli stanno seguendo su YouTube e sugli altri social media le liturgie (iniziate nelle settimane di Quaresima). Messe quotidiane vengono trasmesse in diretta. In alcune zone dell’India alcune di queste misure stanno per essere allentate, ma non a Mumbai che resta «zona rossa.»

Attraverso le organizzazioni laicali come la Società di San Vincenzo e il Bombay Catholic Saba la parrocchia si sta rendendo vicina ai poveri che vivono nella comunità. Aiutiamo le famiglie povere cattoliche che conosciamo ma anche le altre famiglie. A causa del lockdown tanta gente ha perso il lavoro, non guadagna più nulla e nella nostra parrocchia ci sono tre baraccopoli dove la gente sta vivendo una situazione davvero molto difficile. La stessa sanificazione lì è un grosso problema, perché in una piccola stanza vivono anche cinque o sette persone, non è possibile alcun distanziamento sociale. In queste situazioni il virus si sta diffondendo in modo molto rapido.

L’impegno delle altre comunità del Pime in India

Tutti i sacerdoti e i missionari laici del Pime si stanno dando da fare per fronteggiare la situazione. A ogni comunità è stato chiesto di adottare le necessarie precauzioni per prevenire il diffondersi dell’epidemia. Al seminario filosofico di Pune molti dei nostri seminaristi a causa del lockdown non sono potuti ritornare alle loro case per le vacanze estive. Solo ora che il governo ha rimosso le restrizioni sugli spostamenti stanno rientrando ai villaggi.

Il Pime in India si sta facendo carico dei poveri che sono tremendamente colpiti dalla pandemia del Covid-19. Abbiamo cominciato a distribuire alle famiglie povere pacchi di aiuti con generi alimentari essenziali (riso, legumi, olio, zuppe…). Ed è uno sforzo nel quale è molto importante l’aiuto che stiamo ricevendo dal Fondo Emergenza Coronavirus promosso da Milano dalla Fondazione Pime Onlus. Con le offerte arrivate al momento abbiamo raggiunto 600 famiglie in zone diverse tra la città di Eluru (nello Stato dell’Andhra Pradesh) e i suoi dintorni.

Quotidianamente innalziamo i nostri cuori in preghiera al Signore per chiedere il suo intervento sul mondo intero. Solo lui ci può salvare davvero.