Thailandia, ora et labora al tempo del lockdown

Thailandia, ora et labora al tempo del lockdown

La testimonianza di padre Maurizio Arioldi, missionario del Pime di origini bergamasche che sta vivendo l’emergenza Coronavirus a Ngao tra le tribù dei monti del nord della Thailandia: «Non va tutto bene. Ma so due cose: siamo tutti sulla stessa barca e Dio in Gesù Cristo ci sarà sempre per me»

 

Pubblichiamo una lettera che padre Maurizio Arioldi, missionario del Pime nel nord della Thailandia, ha inviato in questi giorni agli amici e benefattori che rendono possibili tante attività della missione attraverso il Sostegno a distanza promosso dalla Fondazione Pime. La proponiamo per il racconto vivo che offre su che cosa rappresenta il Coronavirus per la Thailandia oggi ma anche su come un missionario originario di Bergamo vive da migliaia di chilometri di distanza il dramma della sua terra.

 

Carissimi amici,
è dal fine febbraio scorso che seguiamo con apprensione le vicende italiane e dei Paesi del mondo dove si trovano amici coinvolti nella stessa avventura missionaria in questo tempo di pandemia.
Abbiamo temuto e pregato per voi e con voi, abbiamo pianto insieme con voi vedendo il numero dei morti, le immagini delle bare che sfilavano in corteo attraversando le città, ascoltando i racconti dei malati, dei parenti, delle infermiere e dei medici.

Da tempo avrei voluto scrivere qualcosa, e stavolta quello che mi ha trattenuto non è la mancanza di tempo. Anche noi siamo in lockdown al Centro, e siamo rimasti una decina: io che vi scrivo, la volontaria Angela Lazzari, tre suore camilliane, la direttrice del centro, due collaboratori. Abbiamo lasciato ciascuno libero di scegliere, se vivere questo periodo a casa con i propri famigliari, o rimane come la piccola comunità di Gerusalemme in preghiera con Maria, aspettando la visita del Signore Risorto. La tomba è vuota, ma noi siamo ancora qui rinchiusi dentro a chiave. Per fortuna porte chiuse e muri non sono un problema per il Maestro…

I primi a lasciare il Centro per tornare a casa sono stati i vostri figli adottivi che stanno tutti bene. Il governo ha chiuso tutte le scuole dal primo marzo e rimarranno chiuse fino al primo luglio.
Abbiamo ritenuto, seguendo le indicazioni del governo, che fosse più sicuro farli ritornare a casa nei propri villaggi sui monti, dove è più difficile contagiarsi. Faranno quindi una vacanza lunga e non penosa come molti dei vostri figli e nipoti in Italia, perché al villaggio la vita e le attività agricole continuano, ed i nostri ragazzi aiutano i loro genitori con il lavoro nei campi. Questa è la stagione dei Lingchi (frutto dolce e succoso della stagione calda), ed è tempo di raccolta!

Da quando i ragazzi sono a casa abbiamo dato la possibilità anche ai collaboratori più stretti della parrocchia di poter fare ritorno a casa. Per chi ha famiglia e figli ci sembrava una scelta obbligata e li abbiamo un pochino costretti, anche se avrebbero voluto rimanere preoccupati dell’incolumità del prete, delle suore e della volontaria Angela: questo ci commuove, ci meritiamo tutto questo affetto? Attraverso la Social Security Service, potranno ricevere dal governo il 65% dello stipendio e potranno anche lavorare ai monti, aiutando a coltivare i campi.

E noi, “resto di Israele” come abbiamo utilizzato questo tempo di lockdown? Siamo rimasti a casa, rigorosamente. Il negozio non molto distante ci consegna i generi di prima necessità. Come abbiamo utilizzato il tempo insieme? Userei due parole che prenderei a prestito dalla tradizione monastica Benedettina: Ora et labora!

“Ora!”, cioè prega!

Come dicevo abbiamo seguito con apprensione, sgomento, paura per l’incolumità di parenti ed amici, io ed Angela siamo di origini bergamasche la Provincia più colpita in Italia da questo “nemico invisibile”, come viene chiamato Covid 19. Avrei voluto mandarvi qualche notizia prima, ma non ce la facevo a dirvi o a scrivervi, magari con una foto di gruppo ed un bel cartello con scritto: “Andrà tutto bene!” A me sembrava e sembra che non vada bene per nulla! Come andrà? Dio solo sa! È una “prova per la mia fede questa pandemia!” Cosa significa tutto questo? Ho preferito pregare! Cercare risposte in silenzio, in ascolto della Parola di Dio, ascoltando via Line, WhatsApp, Skype e Facebook e condividere qualche piccolo risultato della mia ricerca.

Abbiamo pregato come una piccola comunità apostolica. Essendo qui al centro della Missione, solo noi, piccolo resto di Israele, abbiamo avuto la Grazia grande della Celebrazione eucaristica quotidiana, di celebrare i riti della Settimana Santa, in tutto e per tutto. Che lusso spirituale in questo tempo di deserto per molte comunità in tutto il mondo, anche in Thailandia!

Abbiamo sofferto per i catecumeni, che non hanno potuto ricevere il battesimo e che ancora stanno aspettando il momento favorevole. Abbiamo pregato spesso con il Papa in diretta streaming. Anche noi abbiamo attraversato San Pietro sotto la pioggia fino ad immedesimarci nella preghiera di Francesco alla Salus populi Romani ed al Crocifisso miracoloso di San Marcello.

I venerdì di Quaresima erano dedicati all’Adorazione eucaristica: dopo la Celebrazione eucaristica mattutina, Gesù rimaneva esposto per l’adorazione a turni fino alle 18 concludendo con la Via Crucis di Gesù e del mondo che stava combattendo con il Coronavirus. Dopo aver benedetto i fedeli uscivo dalla Chiesa e davo la benedizione dai quattro punti cardinali, immaginando i nostri villaggi e la nostra gente, e che questa benedizione chiedevo a Gesù di oltrepassasse i monti e gli oceani ed arrivasse anche a voi cari amici. È un momento di Grazia nella prova questo periodo di preghiera e di servizio fatto insieme. Una preghiera costante di intercessione, fatta nel Nome di Gesù,
per tutti coloro che vivono disagi, sofferenze e perdite a causa di questa pandemia!

Abbiamo trasmesso in streaming solo il primo venerdì, ma poi abbiamo capito che non avrebbe mai funzionato.
La connessione internet ai monti è molto instabile. Comunicavamo ai leader di comunità l’orario degli appuntamenti e poi in comunione di preghiera vivevamo insieme quei momenti importanti.

Non va tutto bene! Francesco il caro papà di Angela è morto il 16 marzo, non di Coronavirus, ma di infarto probabilmente, spaventato dalle tante notizie che ci hanno atterrito in questi giorni. Angela non è potuta tornare a casa a consolare i suoi parenti, soprattutto la sua mamma, come è stato per molti di voi magari con i propri cari. Quanta sofferenza! Si può solo pregare in silenzio! Gesù non ha risposto alla provocazione di chi gli diceva: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce, salva te stesso e anche noi”. Gesù non è sceso dalla Croce, non poteva scendere dalla croce, perché voleva essere vicino a noi che non possiamo scendere dalla croce anche se lo vorremmo!

Non va tutto bene. Il 3 aprile si diffonde la notizia che Ban Dong, un villaggio distante solo due chilometri dal Centro Cattolico di Ngao, una famiglia di cattolici (cinque membri in tutto), è stata contagiata. Athichat, uno dei nostri ragazzi di quinta elementare e la sua nonna, sono finti in ospedale e tutti gli altri sono in quarantena non avendo sintomi gravi. Siamo molto preoccupati per Athichat che sta lottando per la sua vita. Preghiamo costantemente anche per lui e la sua mamma ci tiene informati per telefono.

Non va tutto bene! Don Joseph Briones, il diacono del PIME che opera nella nostra parrocchia e che avrebbe dovuto ricevere l’ordinazione sacerdotale nelle Filippine suo Paese di origine il 12 maggio 2020 e che ora rimane sospeso e non sa come e quando potrà essere ordinato. Joseph è più tranquillo di me ed ha più fede di me.

“Labora!”, cioè lavora!

Francamente non so se andrà tutto bene, nessuno lo sa veramente, sia in Italia che in Thailandia! Mentre vi scrivo i contagiati sintomatici in Tailandia sono 286, 54 decessi e 2562 i contagiati guariti. Nulla in confronto all’Italia! Sembra che al nostro coronavirus non piaccia il caldo torrido, e quindi tutto avanza più lentamente, anche grazie alle misure tempestive del governo Thai, che ha emulato il governo italiano, che ha fatto da cavia! Si teme un’escalation con il rimpatrio dei lavoratori Thai che operano all’estero e che sono quindi stati esposti al contagio, e con l’avanzare della stagione delle piogge che abbasserà le temperature e faciliterà forse la diffusione del virus!

Seguendo le notizie, le testimonianze e le immagini via internet degli sviluppi della pandemia in Italia, abbiamo pensato bene di fare la nostra parte per informare i 15 villaggi con i quali siamo in contatto precedendo in qualche modo il governo. Abbiamo pensato che con la carenza di mezzi e di posti di rianimazione negli ospedali Thai, sarebbe stata una ecatombe annunciata. Le condizioni igieniche sanitarie dei villaggi ed il loro stile di vita avrebbe aiutato il virus a diffondersi senza limiti. Questo ci terrorizzava e ci terrorizza.

Così abbiamo chiamato al Centro di Ngao tutti i catechisti ed i leader delle varie comunità cristiane. Abbiamo mostrato e presentato gli effetti del virus attraverso immagini, notizie, interviste di ciò che stava avvenendo in Italia ed in Europa. Ce l’abbiamo messa tutta per fare capire loro, che questa era una cosa seria, che avrebbero dovuto fare la loro parte per proteggere e per proteggersi. Nella seconda parte della mattinata, suor Jinda, la nostra suora camilliana infermiera, ha spiegato cosa avrebbero dovuto fare per proteggere sé stessi, i propri cari ed i propri amici al villaggio. Molte le domande.

Sono spaventati, ma forse è meglio che sia così. Staranno attenti, siamo riusciti a far capire loro che devono fare la loro parte per proteggere la loro vita e quella dei loro cari. Dopo il pranzo Celebrazione penitenziale con assoluzione comunitaria ed indulgenza plenaria. Segue la Celebrazione eucaristica, Gesù guarisce la nostra cecità con le sue Parole di Luce e si dà a noi come cibo perché sia cibo per il viaggio, nutrimento per il corpo e per l’anima. Distribuiamo bottiglie di disinfettante per lavarsi le mani spesso e mascherine. Un abbraccio ed una benedizione a ciascuno da portare alla gente al villaggio. Chissà quando potremo reincontrarci di nuovo. È dal 22 marzo che non incontro più la maggioranza di loro. I capi villaggi non lasciano entrare ed uscire nessuno dal villaggio! Giusto! Glielo avevamo raccomandato anche noi!

Anche il giorno di Pasqua non abbiamo potuto celebrare la nostra fede e la nostra speranza tutti insieme al centro come facciamo tutti gli anni. Molti la mattina di Pasqua mi telefonano: “Ciao Padre! Come stai? Noi stiamo tutti bene! Non preoccuparti. Abbiamo pregato tutto il triduo. Prega anche tu per noi. Ti chiediamo di celebrare l’Eucarestia per noi”. Decisamene: villaggi chiusi, porte chiuse e muri non sono un problema per il Risorto.

Il resto di Israele “Chiuso a chiave” nel Centro di Ngao”, oltre a pregare lavora. Siamo molto più fortunati di voi. Il Centro è spazioso e pieno di verde. Le cose da fare sono molte per preparare la “rinascita” ed il ritorno dei ragazzi: riparare il tetto, la parete mangiata dalle termiti, potare gli alberi alti, pulire le grondaie dalle foglie, seminare ed innaffiare l’insalata, tagliare l’erba, pulire lo stagno da ripulire, riparare il pozzo artesiano che sta perdendo i colpi e dà poca acqua, lavare coperte e lenzuola, … La scuola dovrebbe iniziare il primo luglio, ma siamo preoccupati per i ragazzi. Quattro mesi di pausa sono difficili da ricuperare. Ci sono venute in mente due cose per migliorare la
situazione se il governo ce lo permette. Far tornare i ragazzi dell’ostello per la fine di maggio e fare un mese intero ed intensivo di ripetizioni nelle materie fondamentali: Thai, Matematica, Inglese e … perché no? anche un po’di catechesi. Per i ragazzi ai villaggi pensiamo di mandare un team al villaggio, per fare, per quanto possibile un poco di ripetizione! Così saremo pronti all’apertura del nuovo anno scolastico.

Non so se andrà tutto bene! Ma so due cose:
– So che siamo nella stessa barca! Condividiamo la stessa sospensione e la stessa incertezza per il futuro di tante persone. Non siamo in grado di programmare e controllare il nostro futuro in modo certo!
– So che Dio in Gesù Cristo ci sarà sempre per me. So che non sono solo. So che “tutto concorre al bene di coloro che amano e cercano Dio” (cfr. Rm 8). So che Gesù è con me, con noi sulla Barca, anche se dorme! Amo questo Vangelo della Tempesta sedata che mi ha accompagnato per tutta la mia vita da prete. Domenica 19 giugno 1988, giorno della mia prima Messa, è stato proclamato il Vangelo della Tempesta sedata. «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». Gesù, abbiamo paura! Gesù, aumenta la nostra fede! Sappiamo che non ci abbandonerai.

Cari amici, grazie per la vostra preghiera ed il vostro ricordo che abbiamo anche sentito! Siate sicuri della nostra preghiera e del nostro ricordo! Un abbraccio nel Signore Risorto

padre Maurizio Airoldi, Ngao (Thailandia)