La saggezza di Apoe Miyeh al Museo Popoli e Culture

La saggezza di Apoe Miyeh al Museo Popoli e Culture

Dal 4 maggio al centro pime l’esposizione “Sulla pelle di un bufalo d’acqua ” svela il patrimonio culturale (a rischio) di alcuni popoli della Thailandia

Una terra sfaccettata, tanti popoli che conservano tradizioni preziose, un mito suggestivo che parla di un libro speciale: sono gli elementi intorno a cui ruota la mostra “Sulla pelle di un bufalo d’acqua. La complessità della Thailandia raccontata attraverso il patrimonio culturale del Pime”, che apre il 4 maggio al Museo Popoli e Culture. Un evento inserito all’interno della campagna “Sale della terra”, in occasione del cinquantesimo anniversario di presenza dell’Istituto nel Paese asiatico. Il titolo scelto per l’esposizione fa riferimento al mito di Apoe Miyeh attraverso cui la comunità akha spiega l’origine della “via akha”, o Akhazaunh, ossia il codice sociale e spirituale che governa ogni aspetto della vita. Apoe Miyeh è l’essere onnipotente, ritenuto il progenitore maschile dell’umanità. Secondo una versione del mito, dopo aver creato gli esseri umani, Apoe Miyeh convocò i rappresentanti di tutte le diverse comunità e consegnò loro i libri per istruirli sulle rispettive vie. Il libro consegnato agli akha era scritto sulla pelle di un bufalo d’acqua. Sulla strada di ritorno verso il villaggio, essi videro una serie di segni misteriosi che attribuirono al fatto di avere con sé il dono di Apoe Miyeh. Di conseguenza, arrostirono la pelle del bufalo e la mangiarono: persero così il libro, ma continuarono ad avere la saggezza di Apoe Miyeh nello stomaco.
Oggi la via akha e le vie degli altri gruppi etnici rischiano di scomparire e il mito offre quindi lo spunto per affrontare le questioni legate alla salvaguardia linguistica e delle identità delle comunità che abitano la Thailandia. Il Paese conta circa 70 milioni di abitanti: il 95% appartiene al gruppo maggioritario thai, mentre meno di un milione di persone fa parte di varie comunità etniche. Sulle montagne, nelle regioni settentrionali, vivono quelle già note come “tribù dei monti”, alle prese con il tentativo di preservare le proprie radici e la propria identità di popolo in un costante fluttuare tra volontà di mantenere la continuità con il passato e necessità del cambiamento, nel desiderio di integrarsi e interagire con il resto del Paese. Il tradizionale stile di vita non sempre si accorda con le attuali condizioni socioeconomiche e politiche della Thai­landia.

Mantenere la tradizione significa preservare le identità e il passato delle singole comunità. Gli akha, ad esempio, ancora oggi portano un profondo rispetto nei confronti dei più anziani, ritenuti i più saggi e gli ultimi in grado di recitare tutti i nomi degli antenati, a partire dal primo uomo akha. Avvicinarsi alla cultura thai significa invece, soprattutto per i più giovani, accedere a un’istruzione di livello più elevato e uniformata al curriculum governativo, e avere quindi maggiori possibilità di trovare lavoro e migliorare le proprie condizioni di vita.
La mostra si concentra in particolare su due aspetti. Il primo è quello linguistico, visto che gli idiomi delle comunità etniche corrono il rischio di essere dimenticati. Questo scenario è sempre più reale sia perché le nuove generazioni si stanno assimilando alla cultura thailandese sia perché queste lingue, ancora oggi, sono orali e prive di una letteratura scritta (e il mito di Apoe Miyeh forse c’entra qualcosa!) e vengono, infatti, praticate solo in determinati contesti, in particolare nelle relazioni familiari della quotidianità dei villaggi.
Il secondo aspetto è legato all’abbigliamento, elemento caratterizzante dell’identità di questi popoli e che gioca un ruolo chiave nel distinguere un gruppo da un altro. Lo stile degli abiti si tramanda di generazione in generazione, ma ciascuno continua a interpretare la tradizione in modo personale, inserendo di volta in volta innovazioni, tuttora in divenire.

Oggi la crescente accessibilità di queste regioni, un tempo remote, ha reso l’uso di magliette e jeans realtà quotidiana. Accanto a ciò, le nuove tecniche di lavorazione, come le macchine per cucire, hanno permesso un approccio diverso alla realizzazione di questi abiti tuttora indossati in occasioni importanti per la comunità. Abbia­mo voluto raccontare questa complessità attraverso il ricco patrimonio del Pime, attingendo soprattutto ai beni conservati nei depositi: saranno in mostra numerosi tessuti e ornamenti di alcune comunità etniche mai esposti prima al Mu­seo, insieme a libri della Biblioteca e dizionari e documenti dell’archivio. Infine, verranno proiettati alcuni video storici che testimoniano un Paese in transizione e il ruolo dei missionari del Pime in quei luoghi. MM

 

IN PRATICA
La mostra “Sulla pelle di un bufalo d’acqua. La complessità della Thailandia raccontata attraverso il patrimonio culturale del Pime”, a cura del Museo Popoli e Culture e della Biblioteca del Pime di Milano, sarà visitabile dal 4 maggio al 30 dicembre 2022 presso il Centro missionario Pime in via Monte Rosa, 81. Orari: dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 18. L’ingresso è libero.