La velista solitaria e i senza fissa dimora

La velista solitaria e i senza fissa dimora

Clarisse Crémer – durante la sua circumnavigazione del mondo – ha promosso la missione dell’associazione “Lazare” che in Francia offre alloggi condivisi tra giovani e persone senza fissa dimora. E insieme hanno portato il loro messaggio sui volti diversi della solitudine anche al Bataclan, il teatro della strage a Parigi nel 2015.

 

«La vita è un’avventura. Osala». Recitava così il titolo di una serata speciale tenutasi lo scorso 5 ottobre al Bataclan, il teatro di Parigi divenuto tristemente celebre per la strage terroristica del 2015.

Protagonisti dell’evento Clarisse Crémer – la velista francese che ha battuto il record femminile all’edizione 2020/21 della circumnavigazione del mondo in solitaria (la Vendée Globe) – e l’associazione Lazare che propone a giovani lavoratori o studenti a vivere in appartamenti in cui vengono accolte persone senza fissa dimora. Una storia particolarmente significativa da raccontare in questo 17 ottobre, in cui in tutto il mondo si celebra la Giornata per il rifiuto della miseria.

«Ognuno può dare una mano per una società dove nessuno si senta escluso perché indigente», ha detto ieri papa Francesco all’Angelus ricordando questo appuntamento. E l’esperienza di Lazare è un esempio molto significativo in questo senso.

«Abbiamo avuto l’intuizione che ci fosse un legame reale tra la solitudine di un velista in una gara come la Vendée Globe, anche se scelta, e la solitudine delle persone che vivono per strada», racconta Loïc Luisetto, responsabile di Lazare, per spiegare com’è nata la sponsorizzazione reciproca con Clarisse che da un paio d’anni è ambasciatrice dell’associazione.

Durante la Vendée Globe Clarisse Crémer ha cercato di dare visibilità a Lazare dedicando loro un saluto su Instagram quando è passata attraverso il Capo di Buona Speranza e, una volta tornata, portando i coinquilini della casa di Nantes a fare un giro sulla sua barca.

«Ho trovato il loro approccio pieno di energia. L’associazione è utile alla società quanto lo può essere una banca», aggiunge Clarisse che è skipper ufficiale di Banque Populaire. «Paragono le mie regate a una sofferenza scelta, mentre i beneficiari dell’associazione Lazare sono stati sottoposti alla sofferenza».

Nata nel 2006 dopo che tre giovani avevano deciso di condividere un appartamento con persone che vivevano per strada, Lazare offre sia in Francia che all’estero un modo di vivere differente: vita condivisa da persone senza fissa dimora o senzatetto e giovani solitamente tra i 25 e 35 anni che desiderano dare un senso alla loro quotidianità.

Con Lazare, chi un tempo viveva per strada ha la possibilità di riscattarsi, considerare gli altri coinquilini una famiglia e trovare lavoro. Come Patrick – che dopo 6 anni in strada e una grande passione per i dolci – è stato assunto in una pasticceria in Irlanda; o Mélanie che dopo essersi ritrovata senza un posto in cui vivere, ha ritrovato la fiducia in se stessa e negli altri e ha ripreso in mano la sua vita.

“Mi sono resa conto che c’erano molte piccole cose superflue che mi bloccavano, che ci complichiamo la vita esagerando le questioni; qui scopriamo che la cosa più importante, a volte, è condividere un buon pasto”, racconta, invece, una giovane coinquilina. “Questa esperienza mi ha fatto capire che la sofferenza è molto vicina: che tu sia un giovane professionista o una persona di strada, ognuno ha il suo fardello e non puoi fingere di essere qualcun altro”.

Sponsor dell’associazione è anche lo skipper Tanguy Le Turquois, marito di Clarisse, che con la sua barca IMOCA con la vela rosa e il logo di Lazare ha partecipato alla competizione Défie Azimut e si prepara alla Route du Rhum 2022 e alla prossima Vendée Globe 2024.

“Voglio offrire loro un nuovo orizzonte perché, nella strada, l’unico che hanno è l’edificio di fronte. L’obiettivo è anche quello di cambiare il modo in cui le persone guardano le cose; rendere visibile l’invisibile nonché dare l’opportunità all’associazione di estendere la propria rete e di trovare nuovi sponsor per aprire nuovi alloggi condivisi”, racconta Tanguy.