Il 19 settembre, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ospiterà un Summit sul tema scottante dei migranti e dei rifugiati. Caritas Internationalis fa notare il divario tra gli impegni presi e le politiche concrete degli Stati
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ospiterà il prossimo 19 settembre un Summit sul tema dei rifugiati e dei migranti, con l’obiettivo di spronare tutti i Paesi ad assumere un approccio più umano e coordinato. «Il problema dei grandi movimenti di rifugiati e migranti – sostengono le Nazioni Unite – è troppo vasto perché uno Stato se ne faccia carico da solo. La comunità internazionale dovrà lavorare insieme per trovare soluzioni durature».
Forse si tratta di una presa di coscienza un po’ tardiva, ma è comunque significativo che finalmente anche le istituzioni internazionali inseriscano nella loro agenda come priorità quella del vasto movimento di migranti e rifugiati che interessa ormai gran parte del pianeta.
Lo scorso gennaio, il Segretario generale Ban Ki-moon aveva nominato un Consigliere Speciale, Karen AbuZayd, incaricato di lavorare con le varie entità delle Nazioni Unite e di intraprendere consultazioni con gli Stati membri e altre parti interessate in vista del Summit.
In vista di questo importante Summit, anche Caritas Internationalis ha preparato un documento sulla base del lavoro svolto dai suoi 165 membri sparsi in tutto il mondo, organizzazioni che operano sia in situazioni di emergenza o nei campi-profughi, sia in ambito sanitario, educativo e professionale, sia per l’inserimento e l’integrazione come anche nel supportare il processo di ritorno al proprio Paese.
«Caritas Internationalis – si legge nel documento – accoglie questo vertice come un primo passo verso una governance globale delle migrazione e un cambiamento nella loro narrazione. Chiediamo alla comunità internazionale di essere coraggiosa e di non perdere questa opportunità. Caritas Internationalis accoglie con favore l’impegno per il rispetto dei diritti di tutti i migranti e per una condivisione delle responsabilità quando si ricevono i rifugiati. Tuttavia, siamo preoccupati per l’attuale divario tra tali impegni e le attuali politiche e pratiche sul terreno. Questo vertice deve garantire che un vero cambiamento in queste pratiche. Senza di questo, si rischia di non definire il giusto approccio per garantire sicurezza e dignità di tutti i migranti e rifugiati».
Per questo, Caritas internationalis ha messo a punto una lunga serie di raccomandazioni, affinché il documento che scaturirà dal Summit delle Nazioni Unite metta al centro innanzitutto le persone, i loro diritti e la loro dignità.
«Quando lo straniero in mezzo a noi ci rivolge un appello – aveva detto Papa Francesco al Congresso degli Stati Uniti – non dobbiamo ripetere i peccati e gli errori del passato. Dobbiamo dare una risposta ora per vivere il più nobilmente e giustamente possibile, così come dobbiamo educare le nuove generazioni a non voltare le spalle ai nostri “vicini” e a tutto ciò che ci circonda. Costruire una nazione significa riconoscere che dobbiamo costantemente relazionarci con gli altri, rifiutando una mentalità di ostilità al fine di adottarne una di sussidiarietà reciproca, nello sforzo costante di fare il nostro meglio».
Secondo Caritas Internationalis, tuttavia, siamo ben lontani non solo dall’accoglienza e dalla protezione dei migranti forzati che fuggono da guerre, persecuzioni, disastri naturali, ma gli stessi «diritti umani di base sono stati erosi e violati a un livello allarmante». Nonostante convezioni e accordi internazionali, infatti, la politica più diffusa sembra essere quella della costruzione di muri e della chiusura delle frontiere. Si fa notare, inoltre, che la difesa del diritto di ciascuno a vivere con dignità comincia innanzitutto dal garantire il diritto a non migrare.
A inizio settembre, Caritas Internationalis, insieme al Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, aveva organizzato un importante convegno ad Abuja sul tema della tratta di esseri umani, un fenomeno che sempre di più si intreccia con quello delle migrazioni forzate.
«C’è un’intrinseca relazione tra il traffico di esseri umani, la povertà e la mancanza di opportunità – aveva detto in quell’occasione il segretario generale di Caritas Internationalis -. Non possiamo pensare di combattere la tratta senza pensare allo sviluppo e alla solidarietà tra le nazioni. Di più, conclude il segretario generale di Caritas Internationalis – la questione del traffico degli esseri umani e delle moderne schiavitù deve essere riletta anche alla luce degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, per i quali bisogna continuare a lavorare perché vengano concretamente implementati. «Alcuni di essi – insiste Roy – sono strettamente connessi al tema del traffico di esseri umani, come l’eradicazione della povertà e della fame nel mondo (1 e 2); istruzione di qualità (4); uguaglianza di genere (5); condizioni di lavoro decenti (8); riduzione della diseguaglianza all’interno e tra le nazioni (10); pace, giustizia e istituzioni forti».
Tutti temi discussi lo scorso anno in occasione della precedente Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in cui sono stati appunto approvati gli Obiettivi dello Sviluppo sostenibile, ovvero la nuova agenda per lo sviluppo mondiale che comprende 17 goals e circa 130 targets, alcuni dei quali affrontano la questione dei migranti e del loro sfruttamento.
Ma come stigmatizza Caritas Internationalis, tra i documenti e le buone pratiche c’è un abisso di sofferenza e discriminazione che riguarda milioni di migranti forzati.