Quando la Parola si traduce in vita

CRONACHE DELL’ALTRO MONDO
In un Paese con 850 lingue, la traduzione della Bibbia e un’ impresa lunghissima e difficile, ma assolutamente fondamentale

 

Il processo di evangelizzazione e di inculturazione è lungo e non sempre semplice da percorrere: richiede tempo e pazienza. La Parola di Dio, per poter penetrare l’intimo dell’uomo, deve essere ascoltata e compresa, superando le barriere o le incomprensioni che cultura e linguaggio possono erigere. Per questo motivo la traduzione della Bibbia nelle lingue locali (circa 850 in Papua Nuova Guinea!) è un lavoro fondamentale.

In questi anni sull’isola di Kiriwina ho avuto la possibilità di accompagnare un gruppo di laici che stanno traducendo la Bibbia in lingua kiliwila. L’équipe ha seguito un corso di cultura biblica e di metodologia di traduzione: durante l’anno sono previsti altri momenti di formazione a sostegno al lavoro. Ogni parola, espressione, modo di dire o allegoria vengono accuratamente analizzati per ricercare la migliore traduzione in una lingua dalla grande ricchezza lessicale e metaforica, con molte sfumature determinate dal contesto. Spesso i verbi esprimono non solo l’azione, ma anche la coloritura emotiva ad essa legata e questo rende il lavoro estremamente interessante e arricchente. E così il testo assume, traduzione dopo traduzione, il sapore della cultura di Kiriwina, rimanendo fedele allo stesso tempo al suo significato letterale e originale. Nell’arco di tre anni è stato completato il ciclo di Abramo e Giacobbe e si prevede di completare il libro della Genesi nei prossimi due.

Seguire questo gruppo è stata per me non solo un’occasione di approfondire la cultura e la lingua kiliwila, ma anche di vedere come questo lavoro abbia inciso sulla vita spirituale e sul cammino di fede delle persone coinvolte. Molto spesso il confronto sul significato dei termini si allarga a una testimonianza di vita: si discute di come poter vivere un valore nella vita quotidiana o di come la comprensione della pedagogia di Dio sia la stessa per Abramo come per il lettore di oggi a qualunque latitudine si trovi; ma anche di come questa Parola contenga in se stessa una forza rigenerante che sostiene il coraggio dell’incontro, della relazione fraterna e di uno stile di vita che abbia il Signore come punto di riferimento.

Uno dei membri del gruppo è stato scelto più per il suo percorso di studi che per il cammino personale di fede, ma recentemente si è accorto che il lavoro che sta svolgendo ha ripercussioni sulla sua vita facendogli sentire il desiderio di partecipare quotidianamente alla celebrazione eucaristica. Lui stesso, in un momento di condivisione, mi ha detto: «Quando mi hanno scelto come responsabile della comunità, la gente non ha guardato alla mia vita di fede, ma alle mie capacità di leadership. E quando sono stato selezionato per far parte del gruppo di traduttori, il mio nome è stato fatto in base al mio curriculum. Il mio essere cristiano si limitava alla frequenza della Messa domenicale. Questo lavoro, però, mi ha cambiato e mi ha migliorato come uomo, come cristiano e come leader».

Le sue parole, insieme a quelle degli altri membri del gruppo, ci spronano a continuare un’impresa che talvolta sembra infinita e difficoltosa, ma che nel concreto sta sostenendo una comunità nel suo duplice percorso di evangelizzata ed evangelizzatrice.