AL DI LA’ DEL MEKONG
«Persi nella massa umana». Alla periferia di Milano

«Persi nella massa umana». Alla periferia di Milano

Piccola sorella Rita-Irene di Gesù vive nelle «case bianche» di via Salomone da dove papa Francesco il 25 marzo inizierà la sua visita a Milano. «Come tutti, con tutti» ha detto raccontando lo stile della loro presenza all’Assemblea missionaria diocesana a Milano

 

«In seno a ognuno cresce
il debole recinto della paura – la bestia spaventosa.
A chi chiedere aiuto? È desolato deserto il panorama.
Si faccia avanti chi sa fare il pane.
Si faccia avanti chi sa crescere il grano.
Cominciamo da qui»[1]

 

Periferia sud-est di Milano, Parrocchia di San Galdino, “case bianche” di via Salomone 30: Papa Francesco aprirà la sua visita alla città e alla diocesi di Milano proprio da qui. Perché?

Dopo l’arrivo a Linate, infatti, il papa si sposterà verso quel quartiere e andrà a pregare presso un’edicola della Madonna a cui gli abitanti delle “case bianche” sono molto devoti. Quartiere popolare e periferico, le “case bianche” furono costruite nel 1977 dove prima, dal 1954, sorgevano le “case minime”. Dopo la breve preghiera nel cortile il papa visiterà due famiglie di cui per ora, e per ovvie ragioni, non si conosce l’identità. Perché dunque un inizio dal basso?

A spiegarlo è piccola sorella Rita-Irene di Gesù che abita con la sua comunità in quelle case, al civico n. 30. Intervenuta all’assemblea missionaria diocesana a Milano, sabato scorso, piccola sorella Rita ci ha raccontato di sé e del carisma della sua congregazione. Fondate nel 1939 da Magdeleine Hutin, che diventerà poi piccola sorella Magdeleine di Gesù, «le piccole sorelle di Gesù» fanno parte di quella ventina di congregazioni maschili e femminili nate nel secolo scorso dalla testimonianza e dal martirio di  fratel Charles de Foucauld. Riconoscono in lui, infatti, il loro vero fondatore e ispiratore. Anzi più ancora, le piccole sorelle si dicono semplicemente e solo «di Gesù». «Ciascuna di loro – racconta piccola sorella Rita – entrando nella congregazione religiosa, perde il proprio cognome diventando tutta e solo “di Gesù”».

«Gesù padrone dell’impossibile», lo chiamava piccola sorella Magdeleine perché lei, madre fondatrice, aveva vissuto quella verità sulla sua stessa pelle. Impossibilitata alla vita religiosa e alla missione a causa di un’artrite deformante che l’ha colpì dal 1935, Magdeleine fu nondimeno incoraggiata dalle parole del suo direttore spirituale a non esitare: «Vada subito – le disse – il buon Dio la prenderà per mano e lei lo lascerà fare. È proprio perché umanamente non è più capace di niente che le dico con tanta sicurezza che deve partire, poiché nel caso facesse qualcosa, sarà il buon Dio che avrà fatto tutto, perché senza di Lui non potrà fare assolutamente niente». La loro presenza tra i musulmani – all’inizio si consideravano «congregazione delle piccole sorelle nomadi esclusivamente consacrate all’Islam» – e la discreta, amichevole presenza tra i poveri a nome di Gesù, padrone dell’impossibile, sono parti essenziali del loro carisma. Fin dalle origini il loro stile è stato ed è semplice, fatto di amicizia, conoscenza reciproca, condivisione. Piccola sorella Magdeleine era certa «che può esistere un’amicizia vera, un affetto profondo tra persone che non hanno la stessa religione, la stessa razza e non sono dello stesso ambiente».

Quel che piccola sorella Rita racconta, infatti, non ha nulla di straordinario. Cita di nuovo la fondatrice che raccomandava alle piccole sorelle di essere mischiate a tutti, con il solo scopo di far parte della massa umana, come Gesù. «Prima di essere religiosa – continua Magdeleine – sii umana e cristiana in tutta la forza e bellezza di queste parole (…). Quanto più sarai perfettamente e totalmente umana, tanto più potrai essere perfettamente e totalmente religiosa». Per questo sorella Rita, umana e cristiana, ha una lavoro, seppur part-time, in una cooperativa che ha in appalto i servizi di pulizie di un noto ospedale della zona. Come tanti, come tutti. Vuole solo essere «operaia in mezzo agli operai». Anche le altre sorelle hanno a loro volta un lavoro. Lo scopo non è solo quello di mantenersi quanto di incontrare la gente, stare al loro fianco, discendere come Gesù che «per tutta la vita – ancora piccola sorella Magdeleine – non ha fatto altro che discendere: discendere incarnandosi, discendere facendosi bambino, discendere obbedendo, discendere facendosi povero, abbandonato, esiliato, perseguitato, suppliziato, mettendosi sempre all’ultimo posto».[2]

Questi cinquant’anni tra le case bianche hanno confermato il loro carisma. Le piccole sorelle sono molto conosciute, mischiate tra le numerose etnie che popolano quel quartiere periferico da cui papa Francesco vuole iniziare la sua visita pastorale alla grande città e diocesi di Milano. Non si tratta di un quartiere scelto a caso. È tra i più cosmopoliti della città, per razza, religione, status sociale. Papa Francesco vuole cominciare dalle periferie ed essere come Gesù, parte di questa massa umana. Le piccole sorelle indicano quindi un modo di essere discepole, come lievito nella pasta, che il papa vuole incoraggiare per la Chiesa intera.

Gli episodi di vita che sorella Rita racconta sono immediati. La fatica a cercare un lavoro, la possibilità come tutti di rivolgersi ad una agenzia interinale, poi l’ingresso in cooperativa e l’inizio presso l’ospedale. «Come tutti, con tutti», sembra essere il suo motto. Non hanno grossi programmi o strategie. Visitano le persone malate del palazzo, gioiscono per la nascita di un nuovo bambino, soffrono e condividono la mancanza del necessario per vivere, stanno accanto cominciando – racconta sorella Rita – dal conoscere le famiglie che abitano nello stesso palazzo o chiedendo aiuto proprio a persone che, per razza e religione, non si direbbe abbiano un cuore solidale. Eppure la realtà smentisce sempre i nostri pregiudizi, abbatte i muri e genera amicizie. Quelle mani che impastano la farina sono di una donna che non si tira mai indietro quando si tratta di organizzare feste, cene, iniziative che possano aggregare il vicinato. E se anche «è desolato deserto il panorama» non importa. «Si faccia avanti chi sa fare il pane. / Si faccia avanti chi sa crescere il grano. /  Cominciamo da qui». Dalle “case bianche” di via Salomone 30. Benvenuto papa Francesco!

[1] M. GUALTIERI, Bestia di gioia, Torino 2010, 53.

[2] C. DE FOUCAULD, Viaggiatore nella notte, Roma 1979, 229.