La memoria dei martiri del Pime

La memoria dei martiri del Pime

Nella nuova Casa madre di Milano le opere dell’artista Biaggi nella cappella dedicata ai 19 missionari uccisi per la loro testimonianza

Ci sono gli uffici della Di­rezione generale, le installazioni multimediali del Museo Popoli e Culture, i nuovi spazi per l’animazione missionaria nella Casa madre del Pime di via Monte Rosa 81, a Milano, inaugurata ufficialmente dall’arcivescovo Mario Delpini il 15 settembre scorso. Ma il vero cuore del complesso si trova in un luogo un po’ più nascosto. Nel porticato ha infatti trovato una nuova sede anche la cappella martiri, lo spazio di preghiera e raccoglimento che fa memoria dei diciannove missionari del Pime che dal 1850 a oggi hanno testimoniato il Vangelo di Gesù fino al dono della propria vita.

In ogni casa del Pime nel mondo i loro volti accompagnano il cammino dei confratelli. E anche nel Centro missionario di Milano campeggiavano già in una cappella che si trovava proprio sotto il grande teatro. La ristrutturazione della Casa madre è però apparsa un’occasione propizia per ripensare anche questo luogo, e non solo per trasferirlo più vicino agli uffici dove si prendono le decisioni sulla vita quotidiana e sul futuro dell’Istituto. Andando al di là di un semplice trasloco l’idea è stata quella di puntare sul registro della bellezza per riscoprire in tutto il suo spessore la testimonianza di fede offerta dai martiri.

Per questo il Pime ha interpellato alcuni artisti ai quali – oltre ad alcune idee per il futuro rinnovamento della chiesa di San Francesco Saverio (la “chiesa pubblica” che si affaccia su via Monte Rosa) – è stato chiesto anche di dare forma alla nuova cappella martiri. La scelta è caduta su Rachele Biaggi, un’artista originaria della provincia di Roma ma cresciuta all’Accademia di Macerata, con una sensibilità particolare per l’arte sacra inserita in un contesto liturgico.

«Mi è piaciuto molto il tema: il fatto che si tratti proprio di una cappella dedicata ai martiri – racconta l’artista -. Svolgendolo ho voluto mettere in evidenza in maniera particolare il legame tra la loro morte e il Cristo Risorto». Sono due gli elementi che dialogano in questo luogo sacro: il grande pannello con le immagini dei missionari del Pime uccisi per il Vangelo è infatti posto esattamente di fronte a una grande immagine del Risorto, che in un’esplosione di luce campeggia esattamente dietro all’altare. «Per il pannello dei martiri mi sono rifatta all’idea delle porte regali, quelle che si trovano al centro delle iconostasi orientali – spiega Rachele Biaggi -. I volti dei martiri sono incastonati in queste porte che aprendosi fanno emergere una croce gloriosa, quasi incandescente.

La tecnica utilizzata è quella dei colori ottenuti attraverso delle acidature sulla lamina d’oro. Quanto alla disposizione delle figure non ho seguito un ordine cronologico; mi sono invece lasciata guidare dagli sguardi: le immagini dei martiri sono disposte facendo in modo che ciascuno guardi alla Croce e al Risorto, che sono poi il riferimento che li ha guidati nel loro cammino». Significativa infine la scelta di recuperare in maniera nuova anche le sette palme scolpite che si trovavano nella vecchia cappella martiri e che ora sostengono l’altare e l’ambone. Un filo rosso tra la storia e il futuro che ben riassume lo spirito della nuova Casa madre di Milano.