Myanmar, a scuola nonostante la violenza

Myanmar, a scuola nonostante la violenza

Due nuovi progetti di Sostegno a distanza per i ragazzi che subiscono gli effetti del conflitto e per quelli fuggiti con le loro famiglie nella vicina Thailandia

Sosteneva Nelson Mandela che «l’istruzione è l’arma più potente per cambiare il mondo». Solo attraverso la scuola è possibile cambiare le vite delle persone e il futuro di un Paese: è con questa convinzione che i Sostegni a distanza sono nati anche in uno dei contesti più complicati e drammatici del Sud-Est asiatico, quello del Myanmar. Dopo anni di speranza e lavoro verso una progressiva democratizzazione, con il governo della Nobel Aung San Suu Kyi, il colpo di Stato del febbraio 2021 ha fatto ripiombare il Paese in una morsa di violenza e guerra. A tutto ciò si è aggiunta la pandemia di Covid-19. A pagare il prezzo più alto sono stati bambini e ragazzi, che hanno subìto le conseguenze della chiusura delle scuole da febbraio del 2020 a novembre dell’anno successivo, quando – nonostante il clima di forte insicurezza e tensione – le lezioni sono ricominciate. A quel punto, tuttavia, molte famiglie si erano disperse, a volte riuscendo a trasferirsi oltre il confine con la Thailandia; altre, pur rimanendo nei propri villaggi, hanno avuto paura a rimandare i figli a scuola: così la dispersione scolastica cresce e con questa l’analfabetismo, parallelamente alla percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà.

È in questo contesto che si collocano i nostri due nuovi progetti di Sostegno a distanza, volti a incentivare l’istruzione e l’educazione delle generazioni più giovani, nella speranza di coltivare un terreno buono per semi di pace. Il primo (codice P1402) è nato nel villaggio di Tonta, presso Mong Ping, provincia di Kyaing Tong: una zona familiare al Pime, poiché qui è seppellito il beato Clemente Vismara. La riapertura delle scuole è avvenuta solo parzialmente poiché la mancanza di insegnanti, per via dell’adesione al movimento di disobbedienza civile che boicotta le strutture educative pubbliche sotto regime militare, ha fatto sì che molti ostelli non siano riusciti a ripartire. Per questo le suore di Maria Bambina hanno deciso di andare loro nel villaggio di Tonta per fare doposcuola ai ragazzi – in tutto una cinquantina – cercando così di strapparli all’inedia e all’altissimo rischio di rifugiarsi nell’uso di stupefacenti.

Il Myanmar è infatti il secondo produttore mondiale di oppio e il primo di anfetamine: il problema della dipendenza è diffuso e causa seri problemi sociali. Le suore impegnate in questo progetto sono tre e la Fondazione New Humanity, con cui il Pime collabora, veglia su questo lavoro e lo incoraggia, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e insieme prevenire il dilagare di stupefacenti. La produzione di oppio prospera anche al di là del confine con la Thailandia, nel Nord montuoso del Paese, in quella zona conosciuta con il nome di “Triangolo d’oro”. Padre Raffaele Pavesi opera qui, presso Chiang Rai, città di confine diventata negli ultimi anni un crocevia per molti dei migranti che arrivano nel Paese, in modo legale (con visti lavorativi), ma soprattutto illegale, in cerca di una vita migliore. Si stima che siano circa 30.000-40.000 le persone che risiedono nella provincia e provenienti dagli Stati confinanti, soprattutto proprio il martoriato Myanmar. Quasi sempre chi arriva non trova lavoro, e anche quando lo trova è in nero e mal pagato; i bambini faticano ad accedere all’istruzione, ammalati e anziani non hanno nessuna assistenza sanitaria e spesso sono abbandonati. Tutte queste persone vivono nel “limbo” dell’illegalità, considerate inesistenti.

Chi soffre di più per l’emarginazione e per essere considerato “un diverso” sono i bambini e i ragazzi. Sono loro il futuro della società multietnica thailandese, ma senza possibilità di andare a scuola restano confinati ai suoi margini. Padre Raffaele desidera sostenerli nell’istruzione primaria: molti di loro infatti rinunciano a frequentare le lezioni visto che, pur arrivando in Thailandia quando hanno già 10/11 anni, secondo le normative del ministero dell’Istruzione vengono inseriti in prima elementare, se non addirittura all’ultimo anno della materna. Grazie al nuovo progetto (codice P1401), il missionario punta a togliere questi bambini dall’imbarazzo aiutandoli a comunicare con le persone e a conoscere la cultura thailandese. Con l’aiuto di educatori professionali padre Raffaele insegnerà ai bambini la lingua thai nelle ore libere dalla scuola attraverso un doposcuola a loro dedicato, li sosterrà nelle spese d’iscrizione e per il materiale (divise, quaderni, penne); coprirà le spese del viaggio per chi vive lontano dalle strutture scolastiche; organizzerà attività ricreative come gite ed eventi sportivi per garantirne un miglior inserimento sociale.

Attraverso il Sostegno a distanza anche noi possiamo aiutare padre Raffaele nel permettere a questi bambini di vivere con dignità, senza sentirsi diversi ed emarginati. Questo servirà loro anche in futuro, non solo per chi continuerà a vivere in Thailandia, ma anche per chi deciderà di tornare nella sua patria d’origine. «L’integrazione dei popoli – sostiene il missionario – ci pare una delle risposte necessarie a quanto stiamo vivendo in questa parte del Sud-Est asiatico».


DONA Ora

Se vuoi iniziare un Sostegno a distanza con i missionari del Pime vai su dona.centropime.org/sostegno-a-distanza/ oppure scrivi ad adozioni@pimemilano.com
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