Al blogger saudita Badawi il premio Sakharov

Al blogger saudita Badawi il premio Sakharov

Il Parlamento europeo ha scelto di assegnare l’edizione 2015 del suo riconoscimento sui diritti umani al blogger saudita condannato al carcere e alla fustigazione per aver fondato un sito di dibattito politico e religioso. Una scelta che rilancia la questione del rapporto tra diritti umani e affari con Riyad (vendite di armi comprese)

 

È il blogger saudita Raif Badawi – tuttora in carcere in Arabia Saudita con l’accusa di apostasia – il vincitore del Premio Sakharov 2015, il prestigioso riconoscimento assegnato ogni anno dal Parlamento Europeo sul tema della difesa dei diritti umani. Una scelta politica che pone in primo piano la questione della libertà di espressione in Arabia Saudita ed è stata accompagnata da un’esplicita richiesta di scarcerazione per Badawi.

Fondatore del sito web “Free Saudi Liberals” – una piattaforma online per il dibattito a sfondo politico e religioso – Raif Badawi nel 2012 è stato arrestato con l’accusa di oltraggio all’Islam e incriminato sulla base di varie accuse, fra cui quella di apostasia. È stato incarcerato e condannato a sette anni di reclusione e 600 frustate nel 2013, quindi condannato nuovamente a 1 000 frustate, 10 anni di prigione e una multa nel 2014. Le prime 50 frustate gli sono state inflitte davanti a centinaia di astanti il 9 gennaio 2015. Le sessioni successive di fustigazione sono state rinviate a seguito della condanna internazionale e delle cattive condizioni di salute di Badawi. Per sfuggire alle minacce di morte, sua moglie e i suoi tre figli sono fuggiti in Canada. La sua condanna è stata confermata dalla Corte suprema nel giugno 2015 e si trova tuttora in carcere.

Con questa scelta il Parlamento Europeo prende posizione sulla questione dei diritti umani in Arabia Saudita. Va però aggiunto che si tratta comunque di un gesto che lascia aperta una domanda: al di là dell’assegnazione di un riconoscimento prestigioso, quanto l’Europa ha intenzione di far pesare la questione dei diritti umani nei suoi rapporti con Riyad? Non è un mistero per nessuno – ad esempio – che negli ultimi anni alcuni Paesi europei (tra cui anche l’Italia) hanno aumentato sensibilmente l’export di armi verso l’Arabia Saudita. Proprio oggi il quotidiano l’Unione Sarda mostra le bombe in partenza dall’areoporto di Cagliari con destinazione Arabia Saudita (bombe con ogni probabilità destinate a essere utilizzate nella guerra in Yemen). Quanto un comportamento del genere è compatibile con il problema che il Premio Sakharov assegnato a Raif Badawi denuncia?