Chiesa anglicana dopo la Brexit: «Guardiamo lo stesso al bene del mondo»

Chiesa anglicana dopo la Brexit: «Guardiamo lo stesso al bene del mondo»

L’arcivescovo di Canterbury John Welby e quello di York John Sentamu hanno diffuso un messaggio comune dopo l’esito del voto al referendum: «Preghiamo perché – anche in un rapporto nuovo con il resto dell’Europa – il Regno Unito continui a fare la sua parte tra le nazioni per la costruzione del bene comune nel mondo»

 

All’indomani dell’esito del referendum sulla Brexit che ha sancito la scelta dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea la Chiesa anglicana ha diffuso un messaggio che porta la firma del primate – l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby – e dell’arcivescovo di York John Sentamu, il numero due nella gerarchia anglicana (nonché un presule che – fatto significativo dopo i toni della campagna elettorale – è originario dell’Uganda).

Nel testo Welby e Sentamu prendono atto del risultato della consultazione, invitando il governo e il parlamento britannico a tracciare ora i prossimi passi sulla linea indicata dagli elettori. Ma c’è un punto su cui i due presuli insistono: la scelta di uscire dall’Unione europea – sostengono – non può diventare per la Gran Bretagna un venir meno ai propri vincoli di solidarietà con il resto del mondo.

«Il voto in favore dell’uscita dall’Unione europea – scrivono Welby e Sentamu – significa che ora dobbiamo tutti reimmaginare sia che cosa significhi essere la Gran Bretagna dentro a un mondo interdipendente sia quali valori e virtù devono dare forma e guidare il nostro rapporto con le altre nazioni».

«Come cittadini del Regno Unito – proseguono – qualunque sia stata la nostra posizione durante la campagna elettorale, dobbiamo ora unirci in uno sforzo comune per costruire un Paese generoso e capace di guardare al futuro, dando il proprio contributo alla crescita umana di tutto il mondo. Dobbiamo rimanere ospitali e solidali, costruire ponti e non muri. Molti di coloro che vivono in mezzo a noi e accanto a noi come vicini, amici e colleghi di lavoro vengono da lontano e alcuni avvertono un profondo senso di insicurezza. Dobbiamo dare risposte offrendo rassicurazioni, facendo fiorire la nostra società straordinariamente plurale e affermando il contributo unico che ciascuno può dare».

«La campagna referendaria – continuano Welby e Sentamu – è stata dura e in alcuni casi ha provocato ferite da una parte e dall’altra. Dobbiamo dunque agire con umiltà e con coraggio, rimanendo saldi nei principi che rappresentano il meglio della nostra nazione. Unità, speranza e generosità ci renderanno capaci di superare il periodo di transizione che ci attende e di uscirne fiduciosi e vittoriosi. Le opportunità e le sfide che abbiamo davanti come nazione e come cittadini globali sono troppo significative per noi per accontentarci di qualcosa di inferiore».

«Come persone che sperano e ripongono la loro fiducia in Dio – concludono gli arcivescovi anglicani – preghiamo per tutti i nostri leader, specialmente per il primo ministro David Cameron nei mesi in cui resterà ancora in carica. Preghiamo anche per i leader di tutta l’Europa e del resto del mondo, mentre si trovano ad affrontare questo grande cambiamento. Preghiamo specialmente perché possiamo andare avanti a costruire un buon Regno Unito che – pur in una relazione nuova con il resto dell’Europa – continui a fare la sua parte nella comunità delle nazioni per l’obiettivo del bene comune di tutto il mondo».