Le origini di una “santa” unione

Le origini di una “santa” unione

La Pontificia Unione Missionaria fu fondata dal beato padre Paolo Manna del Pime e approvata nel 1916 da Papa Benedetto XV

La fondazione dell’Unione Missionaria del Clero, poi Pontificia Unione Missionaria, nasce da un’idea di padre Paolo Manna del Pime. Missionario in Birmania (oggi Myanmar), nel 1908 si chiedeva: «Perché il mondo cristiano deve ignorare l’opera massima della Chiesa? E, soprattutto, perché tanta ignoranza del problema e tanto disinteresse dei sacerdoti? Perché la grande opera che Dio si attende dalla sua Chiesa deve essere il cruccio solamente di un pugno d’uomini poveri e dimenticati?». Da qui nacque l’idea di creare in ogni diocesi un’associazione di sacerdoti sensibili nei confronti della missione e «per mezzo loro, di infondere nel popolo cristiano un’autentica coscienza missionaria». Nei mesi di maggio e giugno 1915, mentre cominciava la Prima guerra mondiale, padre Manna preparava il programma e gli statuti di quella che sarà l’Unione Missionaria del Clero. Il 25 febbraio 1916 va a Parma per parlare con padre Giovanni Bonardi che lo invia a monsignor Guido Maria Conforti, vescovo di Parma e fondatore dei missionari saveriani, a cui presenterà la sua idea della nuova fondazione.

Il 27 aprile 1916, monsignor Conforti va a Roma ed è ricevuto in udienza privata da Papa Benedetto XV, che non si limitò a «benedire le intenzioni e incoraggiare i propositi», ma volle rendersi conto della progettata Unione e del suo spirito informatore. È il prefetto di Propaganda Fide cardinale Domenico Serafini a dare notizia dell’approvazione pontificia il 31 ottobre 1916: «Sua santità nell’udienza del 23 corrente (ottobre 1916) si è degnato di mostrare il suo alto compiacimento per tale opportuna proposta (Unione Missionaria del Clero), diretta a favorire l’opera dell’apostolato che a Lui è sì a cuore, e nutre speranza che possa, con l’aiuto di Dio e il favore dei vescovi, trovare largo consenso nel clero e nei fedeli d’Italia». Nel gennaio 1917 in Acta Apostolicae Sedis veniva pubblicato il rescritto di approvazione dell’Unione Missionaria del Clero. Papa Benedetto XV nell’enciclica missionaria Maximum Illud del 1919, parla dell’Unione da poco fondata in questi termini: «È necessario che voi, venerabili Fratelli, organizziate in modo del tutto speciale il vostro clero in ordine alle missioni. A questo scopo sappiate che è Nostro desiderio che sia istituita in tutte le diocesi dell’orbe cattolico la pia associazione chiamata Unione Missionaria del Clero». Pio XII volle manifestare a padre Manna il suo apprezzamento con una lettera autografa nella quale, ringraziandolo per il tanto bene fatto alla causa missionaria, definiva l’Unione Missionaria del Clero «la gemma della tua vita sacerdotale».

Giovanni Paolo II, il 13 novembre 1990 venne pellegrino sulla tomba di padre Manna in quello che era stato il Seminario missionario meridionale, fondato da lui nel 1921 e frutto del Congresso Internazionale della Pontificia Unione Missionaria. Dopo un lungo e intenso momento di preghiera, disse: «Qui siamo davanti alla tomba di un sacerdote che ha dato con la sua vita e la sua opera una espressione specifica di questa missionarietà della Chiesa universale e, in modo particolare, della Chiesa italiana. Per questo tutta la Chiesa, specialmente quella italiana, è diventata debitrice di questo grande sacerdote», aggiungendo la preghiera «perché si realizzi sempre più questa missionarietà della Chiesa attraverso le diverse vocazioni missionarie, che sono necessarie e tanto attese nel mondo». Fu sempre Giovanni Paolo II, il 4 novembre 2001, in piazza San Pietro, a proclamare beato il padre Paolo Manna.