Un nuovo santo per Napoli col cuore in Madagascar

Un nuovo santo per Napoli col cuore in Madagascar

Tra i nuovi santi accanto a Charles de Foucauld anche don Giustino Russolillo, fondatore dei Vocazionisti che nelle periferie del mondo sostengono le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. E il miracolo in forza del quale verrà canonizzato riguarda la guarigione di un giovane seminarista malgascio

 

Tra i 10 nuovi santi  che papa Francesco proclamerà domenica 15 maggio a Roma in piazza San Pietro, accanto alla figura notissima di Charles de Foucauld, c’è anche un sacerdote napoletano che sale alla gloria degli altari grazie ai frutti portati in Africa dal suo apostolato. È avvenuto infatti in Madagascar e ha avuto per protagonista un giovane seminarista locale, il miracolo in forza del quale don Giustino Russolillo (1891-1955) diverrà santo.

Don Russolillo nacque a Pianura (Na) il 18 gennaio 1891, frequentò il seminario della diocesi di Pozzuoli e il 20 settembre 1913, giorno dell’ordinazione sacerdotale, fece il “voto solenne di carità” di spendere la sua vita per le “divine vocazioni”. Il messaggio di questo apostolo del Vangelo che ha aiutato uomini e donne a seguire la propria vocazione, dalla provincia napoletana è arrivato in tutto il mondo: i Vocazionisti sono presenti oggi in 18 Paesi. Dall’Italia (1920) sono giunti in Brasile (1950), Stati Uniti d’America (1962), Argentina (1985), Nigeria (1991), Filippine (1995), India (1996) e appunto Madagascar (2002), dove i missionari di don Giustino lavorano con le persone semplici e ultimi delle aree più emarginate. La formazione e l’istruzione dei giovani, specialmente tra i poveri che si sentono chiamati da Dio alla vita sacerdotale e religiosa, è il carisma Vocazionista. E sono tanti i giovani che si appassionano a questo annuncio, lasciando tutto per seguire il Vangelo.

TRa loro c’è anche Jean Emile Rasofolo, un giovane nato in un’area rurale. Riceve l’insegnamento cristiano in famiglia, ancora ragazzo si era spostato dal suo villaggio per lavorare ad Antananarivo, nella capitale. Qui aveva lavorato per cinque anni per i poveri con un sacerdote argentino, un missionario vincenziano. Nel 2006, poi, ha conosciuto i Vocazionisti e iniziato a studiare con loro. Emile decide di diventare un sacerdote e, nel 2013, arriva in Italia per completare gli studi.

Il 15 aprile 2016, oramai integrato nelle attività dell’ordine di don Giustino Russolillo, Emile è a Napoli, alla casa madre dei Vocazionisti per salutare i padri e pregare alla tomba del fondatore. Il giorno dopo, non essendosi presentato alla preghiera del mattino, i sacerdoti salgono in camera e lo trovano steso a terra. Sanguinava dalla bocca e dal naso, era in coma. «Soffrivo – ricorda lo stesso Emile – sentivo a stento le voci dei medici che commentavano la gravità del caso. La domenica successiva dissero che non c’era più nulla da fare, solo un miracolo poteva salvarmi». Il padre generale, padre Antonio Rafael do Nascimento, scrisse a tutte le comunità dei sacerdoti in tutto il mondo di iniziare la novena per don Giustino, chiedendo un miracolo. «Il postulatore portò la reliquia del fondatore accanto al mio cuscino per pregare il beato», continua Emile. Il giorno dopo i medici chiesero il consenso per la donazione degli organi, il paziente per loro era morto, ma i superiori rifiutarono, volevano aspettare. «I medici erano convinti che, se anche ipoteticamente mi fossi svegliato dal coma, avrei avuto gravi problemi mentali e l’impossibilità di parlare».

Alla fine anche i Vocazionisti avevano accettato il decesso del giovane malgascio. Ma quando erano ormai senza più speranze, in attesa di portarlo in obitorio, Emile aprì gli occhi e si svegliò. «Vidi il padre superiore che, stupito, mi chiese come mi sentissi», spiega, ricordando l’evento straordinario. Emile era guarito e ha testimoniato al processo per la canonizzazione di don Russolillo.

Così a San Pietro ora risuonerà un messaggio missionario che, dalla provincia napoletana, giunge in tutti i continenti invitando a seguire la gioia di essere santi che, come ha testimoniato don Giustino, solo il Vangelo sa donare.