Gesuiti e indios quella storia comune

Gesuiti e indios quella storia comune

Un libro di Gianpaolo Romanato recupera l’esperienza delle Riduzioni in Paraguay, avventura religiosa e culturale, ma anche economica, civile e politica che unì missionari e guaranì. La presentazione lunedì 4 aprile alle 18 al Centro Pime di Milano

Ci sono momenti della storia che vanno assolutamente recuperati. Anche di quella missionaria. Uno è quello riguardante le Riduzioni gesuitiche del Paraguay. Una pagina nel medesimo tempo religiosa e culturale ma anche civile, economica e politica, che ha avuto come protagonisti i padri della Compagnia di Gesù e gli indios guaranì in una regione a cavallo di Argentina, Brasile e Paraguay. Il cuore geografico dell’America Latina. Ce ne parla, con l’acutezza dello storico e la passione dell’uomo di cultura, Gianpaolo Romanato nel suo libro Le Riduzioni gesuite del Para­guay, recente uscita di Morcelliana (pp. 416, euro 30).

Conobbi il professor Romanato quando, da direttore della rivista Mundo e Missão a San Paolo, in Brasile, volli proporre ai nostri lettori questa pagina folgorante della loro storia, non solo ecclesiale. Ma che cosa sono le Riduzioni? Molti di voi non ne avranno mai sentito parlare, anche se – e lo dico con cognizione di causa – meriterebbero un viaggio.
“Riduzione” deriva dal verbo spagnolo reducir, usato nel senso di “convincere” gli indios a lasciare uno stile di vita nomade per uno stanziale. Nella sua istituzione confluirono diverse necessità: sfruttare in modo più razionale le risorse del suolo, superare la dispersione della popolazione, assicurare l’evangelizzazione e controllare meglio gli indios, proteggendoli dallo sfruttamento di spagnoli e portoghesi. I gesuiti costruirono Riduzioni su un’area vastissima, la maggior parte concentrate nelle zone impervie dell’Alto Paraná e dei suoi affluenti. Oggi se ne possono ammirare i ruderi imponenti, dichiarati Patrimonio Unesco.

Un discorso a parte meriterebbero quelle della Ciquitania, in Bolivia, delle quali sono rimaste praticamente intatte splendide chiese, non avendo mai smesso di essere utilizzate come parrocchie. Ed è in una di esse che, nel 1972, sono stati casualmente scoperti circa 3.000 manoscritti di musica risalenti al Sei-Settecento, tra cui gli spartiti originali del compositore gesuita Domenico Zipoli, il più geniale creatore di un genere musicale nuovo, in cui si fondeva il più raffinato barocco europeo con le risonanze della tradizione vocale e strumentale guaranì.

Gli angeli musicanti scolpiti sulle mura absidali di una chiesa in rovina, in una località sperduta del Paraguay, la Riduzione di Trinidad, non erano pura decorazione. La musica – anzitutto quella sacra – era parte costitutiva della missione dei gesuiti e della vita degli indios convertiti al cattolicesimo. Ed era di altissima qualità, al pari delle splendide architetture barocche delle chiese delle Riduzioni.

Quella di Trinidad fu opera di Gian Battista Primoli, il maggior architetto gesuita operante nel Sud dell’America, nella prima metà del Settecento. Nel 1731, quando raggiunsero il vertice della loro espansione, le Riduzioni riunivano complessivamente 141.242 indios. Purtroppo il grande progetto elaborato e realizzato dai gesuiti fu rovinosamente interrotto nel 1767. Nel 1750 spagnoli e portoghesi firmarono il trattato di Madrid, che prevedeva una rettifica dei confini tra i rispettivi possedimenti. Secon­do la nuova demarcazione ben sette Riduzioni, per un totale di circa centomila indios, venivano a cadere in territorio portoghese. Per loro significava la fine: a Lisbona imperava l’onnipotente Pombal, il nemico numero uno dei gesuiti. Ma anche presso le altre corti europee incominciava a spirare aria ostile nei confronti dell’Ordine, considerato nemico del progresso e della ragione illuministica. Nel 1752 giungeva a Buenos Aires padre Lope Luis Altamirano, mandato dal padre Generale dei gesuiti come visitatore delle Riduzioni, con pieni poteri sull’applicazione del trattato dei confini.

Gli indios tentarono di opporsi all’applicazione del trattato con azioni di resistenza. In seguito ai primi scontri scoppiò, tra il 1750 e il 1756, la cosiddetta Guerra Guaranitica. Gli indigeni, completamente disorganizzati, furono massacrati nella battaglia di Caiboatè. Prima di abbandonare i villaggi, li diedero alle fiamme per impedire che fossero occupati dai vincitori. Nel 1758 i gesuiti venivano cacciati dal Portogallo, nel 1764 dalla Francia, nel 1767 dalla Spagna, nel 1768 dal Regno delle due Sicilie e da Malta. La Compagnia di Gesù si avviava così verso la soppressione, avvenuta per ordine del Papa Clemente XIV il 21 luglio 1773 e le Riduzioni, o quello che ne restava, caddero nel­l’oblio. La loro riscoperta deve molto ai nostri connazionali, soprattutto all’antropologo Paolo Mantegazza, che ne lasciò nel 1870 una minuta descrizione. Quando ho visitato le Riduzioni in territorio paraguaiano, mi ha molto colpito l’orgoglio con il quale la nostra giovane guida, che parlava correntemente spagnolo e guaranì, ne faceva rivivere la storia. Orgogliosa di un passato riconosciuto come parte della sua identità culturale.

 

Il libro di Gianpaolo Romanato “Le Riduzioni gesuite del Paraguay. Missione, politica, conflitti” verrà presentato lunedì 4 aprile alle 18 al Centro Pime di Milano. Con l’autore interverranno Raffaella Perin dell’Ufficio Storico Pime e Marco Rochini, ricercatore all’Università Cattolica. Seguirà un concerto di musiche barocche del gesuita Domenico Zipoli con clavicembalo (Franz Silvestri) e violino (Valerio Losito).
Info: centropime.org; biblioteca@pimemilano.com