Brasile, quasi 440mila morti ma la campagna vaccinale rallenta

Brasile, quasi 440mila morti ma la campagna vaccinale rallenta

Resta pesante il bilancio delle vittime da Covid-19 in Brasile. Il Paese conta ancora circa 2.000 morti al giorno e registra un numero elevato di morti infantili. L’epidemiologa Marinho: “È un numero assurdamente alto. Non l’abbiamo visto in nessun’altra parte del mondo”. Intanto la campagna vaccinale – che ha immunizzato appena il 15% della popolazione – rallenta in attesa di rifornimenti del principio attivo dalla Cina

 

In Brasile è da mesi uno dei Paesi più colpiti dal Covid-19. Si è parlato tanto di quanto sia temibile la “variante brasiliana” del coronavirus. Eppure sono ancora solo 33 milioni – il 15% della popolazione – le persone che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino, una percentuale ancora troppo piccola per avere un impatto significativo sulla diffusione della malattia. A parte gli Stati Uniti, il Brasile è il Paese che ha perso più vite a causa del Covid-19 – 439.050 – e ha uno dei più alti tassi di mortalità pro capite del mondo: 209  morti ogni 100mila abitanti. Ancora martedì 18 maggio sono stati registrati 75.445 nuovi casi e 2.513 morti in 24 ore.

Purtroppo, il Paese detiene un altro primato: qui il Covid uccide neonati e bambini piccoli a un tasso insolitamente alto. Dallo scoppio della pandemia, infatti, 832 bambini sotto i 5 anni sono morti a causa del virus. E bisogna anche tenere presente che i numeri ufficiali sono ampiamente sottostimati, poiché la mancanza di test diffusi fa sì che molti casi non vengono diagnosticati, come ha raccontato al New York Times la dottoressa Fátima Marinho, un’epidemiologa dell’Università di San Paolo.

Marinho – che sta conducendo uno studio per calcolare il tasso di mortalità tra i bambini basato su casi sospetti e confermati – stima che siano più di 2.200 i bambini sotto i 5 anni morti dall’inizio della pandemia, compresi più di 1.600 bambini con età inferiore a un anno. “Stiamo vedendo un enorme impatto sui bambini”, ha affermato Marinho. “È un numero assurdamente alto. Non l’abbiamo visto in nessun’altra parte del mondo”. 

Al centro delle critiche per la gestione della pandemia è il presidente Jair Bolsonaro, criticato per non essere riuscito a garantire più dosi di vaccini. “Dovremmo già vaccinare le persone più giovani, soprattutto perché i gruppi demografici più giovani stanno attualmente guidando la trasmissione”, ha raccontato all’AFP Margareth Dalcolmo, una pneumologa e ricercatrice presso l’istituto di salute pubblica Fiocruz. Ma prima, il Brasile deve ancora vaccinare 80 milioni di persone dei gruppi ad alta priorità, compresi gli anziani, gli indigeni e gli operatori sanitari. Anche se l’attuale ondata si è un po’ attenuata da aprile, il virus sta continuando a uccidere circa 2.000 persone al giorno. “Dobbiamo vaccinare due milioni di persone al giorno”, ha affermato Dalcolmo, ma il Brasile ha raramente gestito più di un milione di iniezioni in 24 ore.

Il Brasile ha avviato la sua campagna in gennaio con due vaccini, quello di Oxford-AstraZeneca e quello sviluppato dalla Cina, CoronaVac, entrambi con licenze per la produzione locale. Lo scorso mese è arrivato anche Pfizer, ma solo due milioni delle 100 milioni di dosi che il Brasile ha ordinato sono state consegnate finora. Pfizer aveva presentato lo scorso agosto un’offerta per la vendita di più di 70 milioni di vaccini, ma il governo Bolsonaro l’aveva rifiutata. Il presidente – che ha persistentemente ignorato i consigli degli esperti sulla gestione della pandemia – aveva scherzato dicendo che il vaccino avrebbe potuto “trasformarti in un alligatore”, salvo cambiare rotta mesi dopo e consentire un accordo con il gigante farmaceutico statunitense.

È stato l’avversario politico, João Doría, governatore dello stato più popoloso del Brasile, San Paolo, a perseguire un accordo per CoronaVac e il vaccino ora rappresenta più del 70% delle dosi somministrate in Brasile. Tuttavia, il centro di salute pubblica che lo produce in Brasile, l’Istituto Butantan di San Paolo, ha annunciato venerdì che la produzione starebbe per fermarsi perché sono finite le scorte del principio attivo, che deve essere importato dalla Cina.

Bolsonaro e il suo ministro dell’economia, Paulo Guedes, proprio in questo mese hanno espresso posizioni molto critiche verso la Cina, accusandola di aver creato il nuovo coronavirus in un laboratorio per condurre una “guerra batteriologica”. L’Istituto Butantan ora teme che “problemi diplomatici” potrebbero impedirgli di consegnare nuove dosi a giugno.

“Ci sono 10.000 litri di principio attivo per CoronaVac pronti, in attesa che il governo cinese autorizzi la spedizione – ha affermato Doría -. Ma ogni volta che qualcuno qui fa un commento denigratorio sulla Cina, questo chiaramente rende tutto più difficile”. Il ministero degli Esteri brasiliano sostiene però che per le autorità cinesi i possibili ritardi non sono intenzionali. La Cina sta infatti esportando materie prime in diversi Paesi, portando ad una vasta domanda e a un sovraccarico sia nella fabbricazione di vaccini e ingredienti sia nelle procedure burocratiche”.

Intanto, mentre alcuni stati brasiliani si sforzano di ottenere vaccini contro il coronavirus per completare l’immunizzazione dei loro anziani, Botucatu – una città nell’interno dello stato di San Paolo – ha dedicato tutte le sue dosi domenica a un’immunizzazione di massa per tutti i residenti dai 18 ai 60 anni, come parte di un progetto di ricerca medica per la pandemia. Sono stati istituiti 45 punti di vaccinazione presso i seggi di Botucatu e le persone hanno ricevuto la dose del vaccino nel centro elettorale. Il progetto di ricerca spera di vaccinare 80.000 dei 149.000 abitanti per testare l’efficacia del vaccino Oxford-AstraZeneca, nonché studiare la reazione delle persone alla pandemia. Lo studio dovrebbe durare circa otto mesi, compresa l’applicazione della seconda dose di AstraZeneca e il monitoraggio della popolazione vaccinata. Una ricerca simile viene fatta dall’Istituto Butantan, che ha vaccinato più di 40.000 persone a Serrana, sempre nella campagna di San Paolo, con il vaccino Coronavac.

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