Per Maduro niente game over

Per Maduro niente game over

Il Venezuela sta vivendo un anno difficile a livello politico e sociale: una situazione che alcuni programmatori sudamericani hanno voluto denunciare attraverso quindici videogame

Si possono vestire i panni di un volontario di un pronto soccorso di Caracas, quelli di un attivista intrappolato nel fiume Guaire che attraversa la capitale oppure di un fotoreporter che deve documentare la protesta in Venezuela. Potrebbe capitare anche di incontrare il presidente Nicolas Maduro col volto un po’ pixelato e di dover decidere con lui la politica economica di un Paese sull’orlo del collasso finanziario.

È questa la sfida lanciata da un gruppo di programmatori e designer sudamericani che -dopo anni di crisi economica e in seguito alle proteste per la decisione della Corte suprema controllata dal governo venezuelano di togliere i poteri al Parlamento composto in maggioranza da forze d’opposizione – hanno deciso di non stare a guardare. Così il gruppo formatosi sul web ha preparato #VzlaCrisisJam, una piattaforma online per mettere a disposizione degli utenti di tutto il mondo quindici videogame, di cui sei possono essere riprodotti sul browser e nove sono scaricabili in Windows ma che sono tutti ispirati alle manifestazioni d’opposizione e alla realtà sociale e politica del Paese.

Un progetto iniziato – è proprio il caso di dirlo – per gioco intorno al quale però si è raccolto un movimento di protesta creativa e non violenta. Il creatore, che ha voluto restare anonimo, ha spiegato alla stampa sudamericana di aver partecipato a un forum sulla protesta non violenta in cui diverse organizzazioni non governative raccomandavano di reclamare i propri diritti attraverso forme di espressione creative. Così il ragazzo ha deciso di usare le proprie abilità di programmatore e di raccontare le contestazioni come se fossero un gioco. Insieme a un gruppo di sviluppatori contattati su Facebook, ha quindi raccolto una comunità di trentacinque persone che hanno lavorato da remoto in modo organico e collaborativo per circa un mese.

Alla fine, sono stati scelti solo i giochi utili a dare uno spaccato del Venezuela e attirare l’attenzione dei giocatori internazionali su quanto sta accadendo nel Paese. Inoltre, anche se videogame nello stile «sparatutto» si sarebbero ben adattati alla realtà visto che da luglio 125 manifestanti sono stati uccisi e 2000 persone sono rimaste ferite, gli organizzatori non hanno autorizzato la pubblicazione di nemmeno un gioco violento.

Tra le creazioni di #VzlaCrisisJam c’è invece “Rostros del Guaire” il fiume di Caracas che è diventato il simbolo di una protesta in aprile oppure “Economia en una arepa”, un pane di mais tipico del Venezuela, in cui gestendo una bancarella si può toccare con mano come le decisioni economiche del governo influiscano su un piccolo commerciante. «Tutti i videogiochi – spiega il creatore – richiedono un’azione da parte del giocatore. Non si può avere un atteggiamento passivo, altrimenti il gioco non va avanti. Bisogna prendere una posizione; certo, non è come stare nel mezzo di una protesta vera ma si riesce a immaginare la situazione e a riflettere. Il gioco “Tengo Hambre”, per esempio, è semplice ma potente: il giocatore per qualche minuto si mette nei panni dei venezuelani che, a causa della crisi, sono costretti a mangiare frugando nella spazzatura».

Lo scorso 15 ottobre il partito del presidente Nicolas Maduro ha vinto le elezioni in 17 regioni su 23, nonostante i sondaggi sfavorevoli e le accuse di brogli da parte delle opposizioni. I creatori di #VzlaCrisisJam non escludono di attualizzare l’iniziativa con alcune modifiche ora che è evidente che per Maduro non è ancora scattato il game over.