Don Lorenzo Milani in versione cinese

Don Lorenzo Milani in versione cinese

Si celebrano oggi i cent’anni dalla nascita del prete di Barbiana. Il cui insegnamento ha ispirato anche due missionari del Pime, padre Gianni Criveller e padre Franco Mella, che hanno promosso la traduzione di due suoi testi in cinese: «Il tema della non violenza e il primato della coscienza ci hanno fortemente interpellati anche in un contesto come quello di Hong Kong»

Don Lorenzo Milani parla anche cinese. E lo fa grazie a due missionari del Pime che lo hanno tradotto in mandarino nella convinzione che il suo messaggio fosse ancora oggi di grande interesse e attualità anche nel contesto di Hong Kong in cui vivono da molti anni

«Il tema della non violenza e il primato della coscienza sulle leggi ingiuste contenute nella celebre Lettera ai giudici ci avevano fortemente interpellati. E in effetti quell’intuizione era stata in qualche modo profetica visto il progressivo degradarsi delle garanzie democratiche e dei diritti umani che ha portato Hong Kong a vivere oggi una situazione molto critica». Chi parla è padre Gianni Criveller, missionario del Pime, che per 27 anni ha vissuto a Taiwan e Hong Kong. Insieme al confratello Franco Mella e ad alcuni operatori della Commissione Giustizia e Pace della megalopoli asiatica si è fatto promotore della traduzione di questo e di altri testi di don Milano in lingua cinese.

La pubblicazione della Lettera ai giudici, infatti, fa seguito a un’altra iniziativa editoriale dedicata a don Milani, ovvero la traduzione di Lettera a una professoressa, che a distanza di decenni continua a mantenere anch’essa una grande attualità.

L’idea era nata all’interno dell’Università per il diritto di residenza (Right of Abode University), una scuola su base volontaria, promossa nel 2000 da padre Mella nel pieno della battaglia civile per la tutela dei figli nati in Cina di residenti di Hong Kong, a cui non veniva concesso il ricongiungimento familiare e dunque non potevano frequentare le scuole né lavorare. Padre Mella aveva sperimentato con questi giovani il metodo milaniano della scrittura collettiva. E nel 2004, avevano inviato una lettera al direttore del Dipartimento dell’Immigrazione di Hong Kong per rivendicare i loro diritti negati.
E sono stati proprio alcuni di questi studenti a tradurre Lettera a una professoressa, pubblicata dall’editrice Step Forward Multimedia e uscita nel settembre 2005 nelle librerie di Hong Kong. Nel volume sono state inserite anche alcune schede sulla figura di don Milani in modo da rendere più accessibili ai lettori cinesi il profilo e il messaggio del priore di Barbiana.

Anche il contenuto dell’altro testo tradotto in cinese L’obbedienza non è più una virtù – contenente due lettere di don Milani del 1965 sul tema dell’obiezione di coscienza: la prima a un gruppo di cappellani militari, che gli è valsa una denuncia; la seconda, la famosa Lettera ai giudici che rappresenta la sua autodifesa – hanno una significativa risonanza anche a Hong Kong e in Cina, dove molte leggi sopprimono i diritti umani fondamentali.

«Un altro motivo di attualità – spiega padre Criveller – riguarda la severa critica milaniana alla nozione di patriottismo e nazionalismo. Con la fine dell’ideologia comunista (ma non del regime comunista), il governo della Cina strumentalizza il tema del patriottismo per legittimare il proprio potere. Anche su Hong Kong si è allungata l’ombra ambigua del “patriottismo”, ma questo significa sottomissione totale al governo. Una posizione che si è aggravata con l’introduzione nel luglio 2020 della legge sulla sicurezza nazionale che ha portato a una durissima repressione e all’incarcerazione di centinaia di persone accusate secessione, sedizione e sovversione contro la Repubblica Popolare Cinese, e presunta cospirazione in collusione con entità straniere». (Scarp de’ Tenis, febbraio 2023)