A scuola con il 5 per mille

A scuola con il 5 per mille

Alla periferia di Dhaka, in Bangladesh, i fondi del 5×1000 destinati alla Fondazione Pime hanno contribuito al mantenimento di una piccola scuola elementare per i bambini più poveri

 

Kollanpur è uno dei quartieri più poveri della zona nordoccidentale di Dhaka, capitale del Bangladesh. Non una baraccopoli in senso letterale, ma un’area edificata con case poverissime, fatiscenti e sovraffollate, accanto alla nuova espansione edilizia della classe media che, da qualche anno, si sta prendendo il suo spazio verso il cielo con edifici di almeno sei piani. Qui trovano ancora casa migliaia di persone, per lo più tiratori di risciò, venditori ambulanti, domestiche, operaie delle fabbriche di abbigliamento, disoccupati. Perciò molti bambini vengono spesso lasciati soli dai genitori che lavorano e non possono mandarli a scuola, o non sentono il bisogno di farlo, soprattutto a causa dei costi da sostenere, anche nelle scuole statali che sono teoricamente gratuite.

Così ai piccoli di Kollanpur non resta altro che trascorrere le giornate in strada, esposti a mille rischi fisici e psicologici, allettati dai facili guadagni del furto e adescati dagli spacciatori di droga. È in questo difficile contesto che nasce, una decina di anni fa, la Child Welfare School, piccola scuola di periferia voluta dai missionari del Pime.

Nel 2005 l’allora parroco della zona, padre Arturo Speziale, missionario del Pime, si accordò con un pastore protestante per avviare una scuola che accogliesse i figli degli immigrati telegu, per lo più spazzini indù poverissimi, provenienti dallo Stato indiano dell’Andhra Pradesh. La finalità era soprattutto quella di istruire le nuove generazioni per aiutarle a integrarsi nella società bengalese. Due anni dopo, per alcune difficoltà emerse, padre Speziale e l’allora superiore regionale Pime, padre Francesco Rapacioli, decisero di interrompere la collaborazione con la comunità protestante e di aprire una scuola per conto proprio, in locali presi in affitto. Poi, con il trasferimento di padre Speziale in un’altra missione, nel 2011 la responsabilità della Child Welfare School passa a padre Paolo Ballan e, successivamente, a padre Franco Cagnasso.

Attualmente 185 bambini frequentano la scuola, dall’asilo alla quinta elementare. Oltre a garantire l’istruzione di base in un ambiente serio e sereno, la Child Welfare School si presenta anche come una proposta concreta di collaborazione interreligiosa: la maggior parte degli alunni, rispecchiando la realtà sociale del quartiere, è musulmana, ma vi sono pure indù e cristiani; anche il corpo insegnanti è “misto” ed è un bell’esempio di come un gruppo interreligioso può collaborare in armonia per il benessere dei bambini. Nei locali in affitto, poveri e piccoli, i bimbi studiano stipati, ma non si lamentano perché sono abituati a spazi ristretti. Non c’è posto per banchi o tavolini, ma siedono e scrivono su una stuoia, e si fanno due turni scolastici.

Pur non essendo statale, la scuola è riconosciuta dalle autorità municipali e i libri di testo sono gratuiti. Ai genitori è chiesto solo un contributo mensile, quasi simbolico, di 30 taka (circa 35 centesimi di euro!). Oltre all’insegnamento, i bambini ricevono ogni giorno una piccola merenda. Sempre per ridurre le spese, non si chiede, come nelle altre scuole, di indossare una divisa, ma la si fornisce solo a quelli di quinta, che devono presentarsi agli esami statali.

La responsabilizzazione e il coinvolgimento dei genitori, molto difficili all’inizio, sono ora soddisfacenti. I maestri s’impegnano molto nel tenere i contatti e in non pochi casi svolgono informalmente il ruolo di assistenti sociali. La scuola ha una buona fama nel quartiere e le richieste di iscrizione sono più elevate di quelle che effettivamente si possono accogliere. «L’esistenza e il funzionamento della scuola – racconta padre Gualzetti, attuale responsabile del progetto -, sin dai suoi inizi, sono stati possibili grazie a un gruppo di benefattrici italiane che si sono impegnate a sostenerla finché ne avranno la possibilità.

Sostanzialmente tutto ha funzionato bene, anche se ridotto all’osso. Ma le difficoltà crescono per via dell’aumento di affitti e costo della vita, e soprattutto della svalutazione dell’euro rispetto alla moneta locale, per cui le donazioni valgono ora il 20% in meno di un anno fa. Però queste difficoltà sono affrontate volentieri e con fiducia avendo ricevuto la bella notizia che, su 17 studenti di quinta, ben 12 hanno raggiunto nell’esame finale nazionale il massimo dei voti». Grazie ai sostenitori che hanno scelto di firmare destinando il 5×1000 alla Fondazione Pime Onlus, la piccola Child Welfare School continuerà per un anno ad aprire ogni giorno le sue porte ai bambini di Kollanpur.