Appello dei vescovi per la liberazione dell’attivista cattolico Jimmy Lai

Appello dei vescovi per la liberazione dell’attivista cattolico Jimmy Lai

Un gruppo di presuli di tutti i continenti ha chiesto l’immediata liberazione dell’imprenditore cattolico attivista pro-democrazia in carcere da più di mille giorni. La dura replica del governo di Hong Kong: «Parole distorte che mirano a interferire negli affari interni». Il 18 dicembre inizia il processo in cui rischia l’ergastolo ai sensi della controversa Legge sulla sicurezza nazionale

Hong Kong (AsiaNews) – Il governo di Hong Kong ha respinto con toni molto duri una petizione con cui dieci vescovi cattolici di tutti i continenti questa settimana avevano chiesto al governo della regione amministrativa speciale di Hong Kong di rilasciare il noto attivista pro-democrazia – e cattolico – Jimmy Lai, che a 75 anni è in carcere da oltre 1.000 giorni. Lai era stato arrestato nell’agosto del 2020 grazie alla controversa “legge sulla sicurezza nazionale”, che limita drasticamente la libertà di parola nel tentativo di reprimere il movimento pro-democrazia. Tra le sanzioni più dure previste dalla legge c’è anche l’ergastolo per ciò che il governo considera sedizione, terrorismo, ma anche il danneggiamento dei veicoli del trasporto pubblico. Lai stesso è stato accusato di collusione con organizzazioni straniere e associazione a delinquere finalizzata alla frode. Nel frattempo il quotidiano Apple Daily, da lui fondato, è stato costretto a cessare le pubblicazioni nel 2021.
La petizione dei 10 vescovi cattolici – card. Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York (Stati Uniti), card. Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo Maggiore di Trivandrum (India), mons. Timothy P. Broglio, ordinario miliatre degli Stati Uniti, mons. Anthony Fisher, arcivescovo di Sydney (Australia), mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius (Lituania), mons. J. Michael Miller, arcivescovo di Vancouver (Canada), mons. John Wilson, arcivescovo di Southwark (Regno Unito), mons. Robert E. Barron, vescovo di Winona-Rochester (Stati Uniti), mons. Alan A. McGuckian, vescovo di Raphoe (Irlanda) e mons. Lucius Ugorji, vescovo di Umuahia (Nigeria) – chiedeva «al governo della regione amministrativa speciale di Hong Kong di rilasciare immediatamente e incondizionatamente Jimmy Lai, perseguito – scrivono – per aver sostenuto la democrazia attraverso il suo giornale e diversi interventi pubblici. Non c’è posto per tale crudeltà e oppressione in un territorio che pretende di sostenere lo stato di diritto e rispettare il diritto alla libertà di espressione». Proprio in questi giorni gli avvocati della Doughty Street Chambers – realtà internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, ha ricordato che – nel nuovo processo che dovrebbe aprirsi il 18 dicembre – Lai «rischia una potenziale condanna all’ergastolo per la sua pacifica campagna pro-democrazia e il suo lavoro all’Apple Daily».

Il governo di Hong Kong il 9 novembre ha ufficialmente contestato l’appello dei vescovi attraverso le dichiarazioni di un portavoce: «Respingiamo le parole distorte per quanto riguarda i fatti, sottoscritte dai leader cattolici stranieri, che intendono interferire negli affari interni di Hong Kong e nell’esercizio indipendente del potere giudiziario dei suoi tribunali». In maniera sprezzante l’iniziativa la nota sostiene che nel testo vi sarebbero addirittura gli estremi per «il reato di oltraggio alla corte».

Sostenendo che a Lai sia stato pienamente garantito il diritto alla difesa, il governo di Hong Kong dichiara di voler continuare «in conformità con la legge, a prevenire, reprimere e punire efficacemente gli atti e le attività che mettono in pericolo la sicurezza nazionale e a salvaguardare i diritti e le libertà di cui gode la popolazione di Hong Kong. Il governo – conclude la nota – esorta con forza i leader cattolici stranieri a distinguere i fatti dalle falsità e a smettere immediatamente di interferire negli affari interni».