AL DI LA’ DEL MEKONG
La nostra “first lady” e le sue nozze eterne

La nostra “first lady” e le sue nozze eterne

In questi giorni, come le vittime del Coronavirus in Italia, qui in Cambogia se n’è andata anche nonna Him. la prima donna a ricevere il Battesimo nel villaggio di Kho Roka. Nessuna prima di lei ma tutti a partire da lei…

 

«Non abbandonarmi più.
… l’ultima mia notte (fosse stanotte!)
… colma solo di Te…» Ada Negri.

La nostra “first lady” se ne è andata a causa di una crisi respiratoria. Malata da tempo, nonna Him aveva poco più di settant’anni. La situazione nella quale si trovava, la patologia e la crisi respiratoria che ha avuto rendono la sua vicenda simile a quella di molte persone in Italia. Nell’Italia del coronavirus.

La chiamavamo scherzando “first lady” non perché fosse la moglie di chissà chi, ma perché era stata la prima persona e la prima donna a ricevere il battesimo nel villaggio di Kho Roka, nella Pasqua del 1998. Nessuno prima di lei ma tutti a partire da lei. Dopo di lei, infatti, negli anni a venire, più di cento persone avrebbero ricevuto il Battesimo formando una tra le più vivaci comunità cattoliche cambogiane della nostra prefettura apostolica di Kompong Cham. Determinante fu anche la dedizione pastorale di padre Gerald Vogin, delle Missioni Estere di Parigi.

Nonna Him fin da giovane aveva avuto problemi di salute. A causa della violenza del marito, spesso ubriaco, per sfuggire alla sua presa un giorno cadde. La caduta, rovinosa, le procurò una lesione alla spina dorsale che la segnò per tutta la vita. Da allora non riuscì più a camminare in posizione eretta. A tutti noi ricordava subito la donna ricurva del Vangelo, guarita da Gesù in giorno di sabato (Lc 13,10-17). L’immagine certamente le si addiceva se non altro per l’umiltà della sua persona. Ha saputo nondimeno attrarre molti alla causa del Vangelo e in questo rimarrà per sempre unica, prima, la nostra “first lady”!

È morta la notte a cavallo fra il 19 e il 20 marzo. Era ricoverata presso l’ospedale provinciale di Kompong Cham. Accanto a lei la figlia Danà che l’accudiva in tutto. Danà mi raccontava che la crisi respiratoria è sopraggiunta all’esaurirsi dell’ossigeno nella bombola. L’ospedale provinciale non dispone di un impianto centralizzato di ossigenazione. A ciascun paziente bisognoso viene fornita una bombola e la relativa mascherina. Ebbene, accanto al quadro clinico molto compromesso, l’esaurirsi dell’ossigeno ha fatto precipitare la situazione. Notte tempo la figlia è corsa ad avvisare l’infermiera di turno e insieme sono passate di camera in camera per cercare un’eventuale bombola libera. Ne hanno trovata una che hanno subito utilizzato per nonna Him. Le ha dato un’altra ora buona di vita poi è sopraggiunta la crisi che l’ha portata alla morte.

Danà era serena perché la mamma è morta serena. Nessuno farà causa all’ospedale nonostante la roccambolesca questua dell’ossigeno. «La mamma è morta in pace e nella fede», mi raccontava la figlia. «Parlava molto nelle giornate precedenti, diceva che sarebbe tornata a casa e con la sedia a rotelle avrebbe chiesto ai nipoti di spingerla fino in Chiesa per la messa». «Almeno la domenica». Nonna Him è ricordata come donna fedele alla domenica. «Sapeva di essere stata la prima e sentiva la responsabilità di dare l’esempio». E per quanto deambulasse con fatica, cercava di non mancare mai.

Una cosa è certa, non deve essere stato facile per una donna aprire la strada al Vangelo, prestare la sua vita a Gesù così, a scatola chiusa. Perché è stata la prima. Mi chiedo, su quali basi, con quale incoraggiamento, ha accettato a suo tempo di seguire Gesù? Nessuno prima di lei, ma tutti a partire da lei. Ha accolto il Vangelo a scatola chiusa, senza poter contare su alcun precedente. Nonna Him è stata “la prima donna” di Gesù nel villaggio di Kho Roka! E ripropone a tutti con candore e purezza la nuzialità dell’esperienza di fede. Se è vero che desiderava tornare a casa e partecipare all’Eucaristia, in sedia a rotelle spinta dai suoi nipoti, ora verrà portata dagli angeli al cospetto di Dio per l’eterna liturgia del Cielo.

Vivere la vita e affrontare la morte come parti di una stessa avventura nuziale, corrisponde a quanto la Scrittura lascia presagire. L’Apocalisse si conclude con le nozze dell’Agnello. La vita di ciascuno e destinata alle stesse nozze. Him morente è l’immagine della sposa pronta per lo Sposo. «Rallegriamoci ed esultiamo – si legge in Apocalisse 19 -… sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro e splendente». Coricata, negli ultimi giorni e nelle ultime ore di vita, Him assomigliava anche alla sposa del Cantico dei Cantici, «sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amato del mio cuore…». Ora anche Him potrà dire come nel Cantico, «l’ho trovato l’amato del mio cuore, lo stringo fortemente e non lo lascerò» (cfr, Cantico 3, 1-4).

Penso alle persone morte in questi giorni in Italia. Penso alla possibilità in circostanze così disperate di una consegna definitiva. Di una nuzialità dentro ogni singolo istante della vita come preparazione e attesa delle nozze eterne. Per la Chiesa e per ognuno. Sta scritto, «Ecco, … le nozze dell’Agnello la sua sposa è pronta»!

 

Foto: Flickr / Bryon Lippincott