New Humanity, nuove aule nel riformatorio di Kawhmu

New Humanity, nuove aule nel riformatorio di Kawhmu

A Yangon nuovi spazi per il progetto promosso dall’ong New Humanity che si propone di accompagnare i giovani detenuti birmani in un percorso di riabilitazione. Il ministro degli Affari sociali: «Un settore strategico per il Paese»

 

Lo scorso 5 Novembre il ministro degli Affari Sociali e della Riabilitazione, Win Myat Aye, e l’ambasciatrice italiana in Myanmar, Alessandra Schiavo, hanno presieduto all’inaugurazione di un nuovo edificio scolastico all’interno del riformatorio Hnget Aw San Youth Training School nella township di Kawhmu a Yangon. Per New Humanity Myanmar era presente Livio Maggi, country director, insieme a Guglielmo Colombo in rappresentanza della sede italiana di New Humanity.

L’intervento di costruzione si colloca nell’ambito di un progetto più ampio nel riformatorio che vede impegnata New Humanity Myanmar da fine 2017, con lo scopo di accompagnare i giovani detenuti in un percorso di riabilitazione, fornendo loro gli strumenti che agevolino il futuro reinserimento sociale. Nel corso di quest’anno, New Humanity Myanmar ha avviato una forte collaborazione con le autorità locali e con lo staff del centro, che ha permesso di dare il via a diverse attività: la creazione all’interno della struttura una scuola primaria, che garantisce l’educazione a 120 ragazzi; l’organizzazione di corsi di formazione professionale per oltre 100 ragazzi; un percorso di formazione per lo staff del riformatorio; un percorso di accompagnamento psicologico per i giovani detenuti.

La Fondazione Pime Onlus ha appoggiato fin dall’inizio questa attività, finanziando dapprima la formazione degli operatori e poi l’avvio della scuola all’interno della struttura. Ora l’inaugurazione del nuovo edificio scolastico permetterà di aumentare il numero dei beneficiari, aumentando il numero delle classi.

Il Ministro Win Myat Aye, prendendo parola alla cerimonia, ha definito questo tipo di interventi un settore strategico per il ministero, che ha chiesto di aggiungere il tema dei centri di detenzione minorili all’Agenda del Governo.

«I giovani di oggi saranno il futuro del nostro Paese – ha dichiarato il ministro -. I giovani in questo centro faticano per trovare uno scopo alla loro vita, dopo errori, deviazioni e difficoltà, e questa scuola insegna loro a guardare al futuro in modo diverso. Il Governo, insieme con organizzazioni di servizio sociale, organizzazioni non governative, organizzazioni internazionali, fondazioni e tutto il settore pubblico, si batte per i giovani di questa nazione ed è molto riconoscente a New Humanity Myanmar per il suo supporto.Si augura una continua collaborazione nell’ambito dei campi di azione del Ministero».

La cerimonia è stata per New Humanity Myanmar il riconoscimento di un lavoro, in continua espansione, che vuole essere una testimonianza di attenzione agli ultimi.

Attraverso questo ed altri progetti a favore di disabili, minoranze etniche e persone in difficoltà, New Humanity Myanmar si rende segno di una concreta solidarietà cristiana. Questo aspetto fondamentale dello stile di lavoro viene perfettamente riassunto nelle parole di Enrico Fidanza, psicoterapeuta e program manager, che ha visto la nascita di questo progetto nel riformatorio, e fa riferimento anche alle nuove attività di cui è referente nello Stato Shan a favore di giovani in difficoltà, e in particolare del progetto “House of Dreams” per la prevensione ed il recupero della tossicodipendenza, anche questo sostenuto dalla Fondazione Pime Onlus: «In tutte le attività, l’anima ed il carisma del progetto devono essere cura e speranza. Nelle situazioni incontrate finora, la povertà o l’abuso di droga non sono state le condizioni più drammatiche che ci siamo trovati ad affrontare. Piuttosto, la mancanza di visione verso il futuro, l’impossibilità di immaginare un cambiamento. Quello che noi facciamo è una goccia molto piccola, un simbolo di cosa l’umanità può divenire in un’ottica di mutua cura. Il nome della nostra organizzazione dovrebbe diventare la promessa di una vera “nuova umanità” e ogni nuova relazione che costruiamo deve diventare una ‘Casa della Speranza’».