Una morte scuote la Chiesa in Cina

Una morte scuote la Chiesa in Cina

Un cadavere ritrovato sul greto di un fiume. Una morte causata da un forte colpo alla nuca, con le autorità locali che frettolosamente cercano di liquidarla come un suicidio. Assomiglia molto alla storia di Giulio Regeni, lo studente italiano ucciso al Cairo. Ma è la sorte toccata al sacerdote cinese Pedro Yu Heping due mesi fa. Per lui – però – non si è levata nessuna voce fuori dalla Cina

 

La tragica vicenda di Giulio Regeni, il giovane italiano ucciso al Cairo, ci ha fatto pensare ad un’altra drammatica morte in circostanze in qualche modo assimilabili. Si tratta della ‘misteriosa’ morte di Pedro Yu Heping, un giovane e coraggioso prete della comunità sotterranea in Cina. Fu trovato morto nel fiume Fen, nella provincia settentrionale dello Shanxi, in circostanze gravemente sospette lo scorso 7 novembre 2015. C’è la convinzione, da parte di chi l’ha conosciuto da vicino, che si tratti di una morte violenta, causata dal suo influente attivismo tra i giovani e in internet. Il suo corpo, dopo 3 mesi non è ancora stato riconsegnato alla famiglia, e non è stato ancora concesso il funerale! Per il povero prete cinese c’è stata solo una Messa in suo ricordo a Hong Kong lo scorso 30 dicembre.

I fedeli considerano Pedro Yu un martire. È un caso che ci fa pensare al prete polacco Jerzy Popiełuszko, oggi beato, ucciso da agenti governativi nel 1984. Ma se l’omicidio di don Jerzy provocò un’ondata di indignazione e commozione che contribuì al crollo dei regimi comunisti dell’Europa dell’Est, per don Pedro Yu invece si è reagito con un assordante… silenzio.

Seguendo il copione già scritto di queste tristi vicende, la polizia aveva tentato di far passare il caso come suicidio. La famiglia aveva potuto solo visionare il cadavere, facendo veloci fotografie. Una successiva autopsia, dopo le pressione provenienti soprattutto da Hong Kong, parlano di un forte colpo alla nuca. Le persone vicine a padre Yu dicono che era una persona davvero solare e forte, mai depressa, tutta concentrata sul suo impegnativo ministero. Qualche giorno prima della morte aveva telefonato a collaboratori a Hong Kong e all’estero, per organizzare nuovi corsi di formazione e attività di pastorale.

Proprio per il suo attivismo nel quale eccelleva sopra tutti, era diventato un punto di riferimento dentro e fuori la Cina. Gruppi e istituzioni cattoliche impegnate nel sostegno di iniziative pastorale ed educative delle comunità cattoliche in Cina trovavano proprio in lui un collaboratore straordinariamente generoso e diligente. Avendo studiato in Spagna, aveva conosciuto il “cammino di Santiago” e lo aveva importato in Cina, organizzando con giovani cattolici marce verso i villaggi più remoti e poveri dove portare sostegno e proporre conferenze per lo sviluppo sociale e pastorale. Il giorno della sua morte era in procinto di recarsi in una provincia nel nord per un seminario catechetico. Era in particolare attento alla formazione delle giovani donne che entrano nella vita religiosa.

Pedro Yu Era tra coloro che costituirono un gruppo di preti e religiose cinesi in grado di sostenere alla pari un dialogo culturale con i “cristiani culturali”, ovvero gli accademici cinesi simpatizzanti del cristianesimo. Collaborava alla traduzione e pubblicazione di libri e articoli teologici. Per realizzare questo collaborava con istituti culturali in Cina e con istituti di Hong Kong e altri paesi. Era impegnato anche a raccogliere la testimonianza di coloro che aveva sofferto per la fede durante le campagne politiche della seconda metà del secolo scorso. Questo attivismo era naturalmente monitorato dai funzionari della politica religiosa.

Se la morte fosse di origine violenta, la responsabilità potrebbe essere cercata nella pratica, già messa in atto, di commissionare la violenza sulle persone sgradite a personaggi legati ad ambienti criminosi, come avvenne nella città di Xi’an nel 2005. Sedici suore che non volevano sottomettersi ad un arbitrio delle autorità furono selvaggiamente attaccate da picchiatori mafiosi, ed alcune finirono in ospedale gravemente ferite.

Il computer e il telefono di padre Yu sono ora in mano alle autorità. Coloro che erano in contatto con lui sono ora preoccupati e sono isolati. Scarseggiano informazioni anche perché, per motivi di sicurezza, si evita di contattare le persone in Cina più legate a lui. Alla famiglia vengono fatte pressioni affinché non venga sollevato un caso.

Yu Heping aveva 40 anni ed era prete nella comunità non ufficiale di Ningxia dal 2004. Ma già nel 2000 aveva dato vita al sito La chiesa cattolica online, che diffondeva notizie provenienti dal Vaticano in tempo quasi reale. Yu aveva una buona capacità linguistica che gli permetteva di tradurre articoli e notizie. Il sito, molto popolare tra i cattolici, fu chiuso dalle autorità e Yu lasciò la Cina per studiare presso la Pontificia Università Bolivariana, in Colombia, e presso a Salamanca, in Spagna. Nel 2007, conseguite due lauree in dottrina sociale e in diritto canonico, tornò in Cina.

Qualche settimana fa un amico e collaboratore di Predo Yu, ha raccontato con profonda emozione e commozione la tragica storia del suo amico. La sua dedizione e il suo sacrificio sono un patrimonio che non mancherà, quando Dio vorrà, a contribuire alla libertà e unità dei cattolici in Cina.